Morale laica e famiglia: i dubbi di inizio anno in Francia

Il ministro francese dell'istruzione Vincent Peillon ha annunciato che a partire dall'anno scolastico oramai alle porte sarà istituito dal Ministero stesso un corso di formazione per i docenti, al fine di proporre, per l'anno scolastico 2013-2014, una categoria di professori competenti per una nuova materia: la morale laica.

La notizia ha avuto un grande eco superando i confini francesi ed affacciandosi prepotentemente sui nostri notiziari e quotidiani: appare logico - se non doveroso - avanzare qualche dubbio su tale proposta.
Sì tratta di una proposta che comporta un investimento notevole nella formazione dei nuovi docenti, e che per questo motivo sembra stridere fastidiosamente con la situazione di crisi economica che obbliga i governi di tutto il mondo a tagli e spending review. La proposta di Peillon sembrerebbe dunque la proposta di un politico che, anche in un momento di grave difficoltà economiche, antepone a tutto la formazione del cittadino del domani, ma a ben vedere non è così.

La proposta, ancora piuttosto confusa, sembra - e ripetiamo sembra, a conferma dell'alone di mistero che la avvolge - voler sostituire con questa nuova materia non solo quella che in Italia si chiama educazione civica, ma anche la religione. Semplicemente numericamente si tratta di un danno per il già carente sistema d'istruzioni d'oltralpe, che perderebbe l'insegnamento di due materie guadagnandone una soltanto.

Lascia inoltre notevoli dubbi l'attribuzione dell'aggettivo "laica" alla morale: negli ultimi anni questo termine sembra aver assunto un significato lontano dal suo originale, andando a sconfinare nell"ateo"; solo la visione di eventuali programmi di questo nuovo insegnamento potrà chiarire questo secondo dubbio.

Un altro grande punto interrogativo è rappresentato dall'insegnamento di una branca della filosofia in maniera completamente autonoma da essa a studenti assolutamente ignari di filosofia: ignorare le basi filosofiche da cui trae origine la morale appare difficilmente conciliabile con lo studio della morale stessa, così come appare complicato concepire una morale completamente autonoma ed autofondante.

Permane infine una questione di fondo: indubbiamente appartiene allo Stato il diritto - ed il dovere - di istruire i propri cittadini tanto in educazione civica quanto in tutte le altre materie, ma proporsi di insegnare ai bambini che cosa è moralmente giusto e cosa sbagliato sembra essere un pericoloso sconfinamento nei compiti e nei diritti di qualcun'altro: le famiglie. È dunque triste evidenza che la famiglia in Francia non è più considerata come prima cellula della formazione delle nuove generazioni, ma relegata al secondario ruolo di comparsa, considerata oramai niente più di una coppia con figli.