Dalla Chiesa, il prefetto dei 100 giorni


Erano le 9.20 del 30 aprile 1982 e la Fiat 131 su cui viaggiava Pio La Torre veniva obbligata a fermarsi ad uno stop mentre l'onorevole raggiungeva la sede palermitana del PCI: una moto di grossa cilindrata affianca l'auto del deputato e scarica sui due uomini a bordo - La Torre e Di Salvo - una fatale pioggia di piombo. Ha inizio così la parentesi palermitana del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il prefetto dei 100 giorni, ucciso anch'egli dalla mafia il 3 settembre dello stesso anno.
Il 16 giugno Palermo è sconvolta dalla Strage della Circonvallazione, in cui muoiono 5 persone: l'obiettivo di Cosa Nostra era il boss canadese Alfio Ferlito, catturato dalle forze dell'ordine ed ucciso durante un trasferimento da un carcere ad un altro insieme a tre agenti e un autista.
Il 5 agosto fra Bagheria, Castelluccio e Altavilla Milicia vi furono tre agguati, il giorno dopo altrettanti, sabato 7 un omicidio ed un sequestro, domenica ancora un omicidio: martedì 10 agosto il Generale Dalla Chiesa rilascia la sua ultima intervista, lanciando un ultimo disperato appello tanto alle istituzioni quanto alla gente comune.
La morte del generale precede di 10 anni quelle di Falcone e Borsellino, collocandosi in un contesto completamente diverso: la Madia siciliana usciva dalla seconda guerra di mafia, scoppiata nel 1978, che comportò oltre mille omicidi: vittime illustri di questo periodo furono Rocco Chinnici, Ninni Cassarà e Boris Giuliano.
Il generale Dalla Chiesa muore sotto i colpi - più di 30 - dello stesso Kalashnikov usato per gli agguati ai boss Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo, Salvatore Contorno e il già citato Ferlito. Si tratta, come affermò anche Falcone, della conferma che Dalla Chiesa fu ucciso da chi è uscito vincitore dalla seconda guerra di mafia, ovvero sui Corleonesi che ebbero la meglio della fazione capeggiata dallo stesso Bontate.
Carlo Alberto Dalla Chiesa non era siciliano, ma piemontese - oggi ci saranno due commemorazione della sua morte, una a Palermo ed una a Torino -: giunge a Palermo come prefetto solo 100 giorni prima di conoscere la morte per mano si quella Mafia che si proponeva di sconfiggere anche semplicemente riconoscendo a tutti i propri diritti, facendo così dei primi "dipendenti" di Cosa Nostra i primi alleati della lotta alla Mafia.
Nella sua ultima intervista il giorno di San Lorenzo il generale rispondeva ad una domanda del suo intervistatore Giorgio Bocca con un "Vedremo a settembre...": meno di un mese dopo Palermo starà piangendo l'ennesimo vittima coraggiosamente sacrificata nella lotta alla Mafia e nella difesa dello Stato.
Il messaggio che più di ogni altro sarà ricordato di quell'intervista è sicuramente la richiesta di aiuto alle istituzioni da parte di un prefetto che "a Palermo aveva gli stessi poteri del collega di Forlì" e che si era reso immediatamente conto che - usando le parole di Falcone - "si muore generalmente perché si è soli: la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere".

"Mentre a Roma si decide sul da farsi, Saluto è presa. Oggi non è Sagunto, ma Palermo. Povera la nostra Palermo..."
Card.Pappalardo ai funerali del Gen.Carlo Alberto Dalla Chiesa

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