Il Papa del Sorriso: dalla campagna veneta a San Pietro

A 35 anni dall'elezione di Giovanni Paolo I, La Gazzetta del Pago ricorda Papa Luciani con una breve biografia, dall'infanzia in Veneto negli anni '10 fino alla sera del 26 luglio '78, quando si affacciò per la prima volta su Piazza San Pietro, ricostruendo i fatti  grazie alle testimonianze dello stesso Servo di Dio e di chi gli è potuto stare vicino.

Albino Luciani nasce a Canale d'Agordo, allora Forno di Canale, giovedì 17 ottobre '12: considerato in imminente pericolo di vita viene battezzato il giorno stesso dalla levatrice, per poi essere battezzato in chiesa due giorni dopo da don Achille Ronzon. Il padre, Giovanni, era un operaio - forse di simpatie socialiste -  che emigrò presto in Svizzera e Germania, prima di trovare lavoro a Murano come artigiano del vetro; la madre, Bortola Tancon, viene ricordata dalla figlia minore come "una donna rustega, come diciamo noialtri in veneto, molto semplice, ma di gran temperamento, volitiva, energica".

Giovanni Paolo I, nell'udienza ai bellunesi del 3 settembre '78, ricorderà le sue umilissime origini:
È stato ricordato dai giornali, anche troppo forse, che la mia famiglia era povera. Posso confermarvi che durante l'anno dell'invasione ho patito veramente la fame, e anche dopo; almeno sarò capace di capire i problemi di chi ha fame!
Il 26 settembre '19 riceve la cresima da Mons. Giosuè Cattarossi e nel '23 entra nel seminario minore di Feltre. Il fratello Berto ha raccontato un aneddoto sulla vocazione del fratello, pubblicato da 30Giorni nel 2002:

La fionda era quella di padre Remigio. Un frate cappuccino venuto a predicare a Canale per la Quaresima. Un giorno, questo frate, prese alcuni di quei ragazzini che facevano i chierichetti, tra cui mio fratello, e chiese loro di accompagnarlo alla chiesetta di Garés. Lungo la strada mostrò a questi come si tira con la fionda. Sapeva centrare con abile maestria bersagli lontanissimi e quei ragazzini rimasero incantati. L’Albino ne era rimasto affascinato. Quando, conclusa la Quaresima, il frate si preparava a tornare in convento, chiese a loro: “C’è qualcuno di voi che vuole venire con me?”. Si fece avanti l’Albino e rispose pronto e deciso: “Io! Io voglio venire!".
Il giovane Albino continua i suoi studi con ottimo profitto: in una pagella di quegli anni si legge "Francese 7, Religione 8, Storia 10, Aritmetica 7, Geografia 10, Latino, Greco ed Italiano 7,5". Il suo maestro, don Giulio Gaio, ricorda che"faceva compiti molto lunghi, da 10 o 12 pagine, e dimostrava di avere una cultura superiore". In quel periodo riceve una lettera dal padre, che al tempo lavorava in Francia, che avrebbe portato sempre con sè, nel portafoglio: "Spero che quando tu sarai prete” scriveva Giovanni Luciani“starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte".
Nel '28 entra nel seminario Gregoriano di Belluno, nel '35 viene ordinato diacono (il 2 febbraio) e sacerdote (domenica 7 luglio) nella chiesa rettoriale di San Pietro Apostolo, adiacente al Seminario Gregoriano. Rimane nel paese natio come vicario cooperatore e insegnante di religione fino al '37, quando viene nominato vicerettore del seminario Gregoriano di Belluno, ruolo che rivestirà per 10 anni. Il 19 luglio '43, mentre Roma era bombardata dagli Alleati, Mussolini incontra Hitler a Villa Gaggia, a una ventina di chilometri da Feltre: "Siamo in mano a due pazzi!" risponde il sempre pacato Luciani al rettore mons.Santin, che definiva il Fuhrer e il Duce "due nemici della Santa Chiesa".
Finita la guerra, si laurea in Sacra Teologia all'Università Gregoriana di Roma il 27 febbraio '47, con una tesi su 'L'origine dell'anima umana secondo Antonio Rosmini'. Nel '54 viene nominato vicario generale della diocesi di Belluno, continuando comunque ad insegnare teologia al seminario, cattedra che conservò fino alla nomina a Vescovo di Vittorio Veneto nel '58: viene consacrato vescovo da Giovanni XXIII a Roma, il 27 dicembre. Già due anni prima, nel '56, si era fatto il nome di Luciani per la nomina episcopale, ma un equivoco cancellò ogni possibilità: era stato difatti escluso per una polmonite erroneamente diagnosticata come tubercolosi incurabile.
Nei primissimi anni '60 si schiera contro una possibile 'apertura a sinistra':
Va fatta, nelle nostre Associazioni, attenta opera di vigilanza: a preservare, se occorresse, a disinfestare. Si diffondano le idee giuste; per non contrarre responsabilità di un peggioramento si giudichino gli uomini politici soprattutto con il metro delle idee; si ricordi la mente dell’Episcopato, che dal 1956 si proclama contrario all’apertura a sinistra, si richiami che carattere primo di Azione Cattolica è la fedeltà alla Gerarchia
Tuttavia è importante ricordare l'atteggiamento del futuro Papa verso il Fascismo, chiarito dalle dichiarazioni della sorella Nina:
Negli anni della contestazione dopo il ’68, ho sentito più volte anche in Trentino, dove abitavo, i giovani gridare: “Luciani, fascista, sei il primo della lista!”. Una volta, parlandone con lui, mi disse ridendo: “Questo proprio no, se c’è una cosa che non sono mai stato è fascista!".
Fra il '62 ed il '65 partecipa a tutte e quattro le sessioni del Concilio Vaticano II, nel '69 viene nominato Patriarca di Venezia da Paolo VI, dal quale sarà creato cardinale nel '73: nei 9 anni del suo Patriarcato dimostra come pochi altri la sua vicinanza a Papa Montini, sostenendolo nella battaglia dell’Humanae vitae, l’enciclica sulla regolazione delle nascite del '68. Nel '70 il Patriarca di Venezia si esprime sui violenti scontri tra operai e forze dell’ordine nel corso di uno sciopero dei metalmeccanici nel mese di agosto: pur comprendendo in parte le ragioni della classe operaia, condanna duramente la 'teologia della violenza':
La chiamano “teologia”, ma è “eresia”. Avere fame e sete di giustizia sociale e di riforme energiche in meglio è evangelico; aver fame e sete di spaccature, incendi, spari e sangue – sia pure per arrivare al meglio – non è evangelico. Si tratta di figlioli, che hanno anche buone intenzioni. La teologia, però, non li ha illuminati, ma bensì abbagliati, storditi e confusi. E rischiano di portar tanta confusione anche agli altri.
Nel gennaio '76 il cardinal Luciani si rende protagonista di un'iniziativa che dimostra al tempo stesso la sua grande cultura e la sua capacità di comunicare in maniera semplice e diretta: pubblica 'Illustrissimi', una raccolta le lettere immaginarie scritte tra il '71 e il '75 a personaggi storici o della letteratura, già pubblicate sul Messaggero di Sant'Antonio. L'allora monsignor Luciani immagine di intervistare fra gli altri San Bonaventura, Maria Teresa d'Austria, Trilussa, Ippocrate, Quintiliano, Manzoni, Marconi, Dickens, Goldoni, Gesù Cristo, Petrarca e il barbiere Figaro: il libro ha un grande successo e viene tradotto in diverse lingue.
Il 1° agosto 1977 incontra a Monaco l'arcivescovo della città bavarese, creato cardinale poco più di un mese prima: in un'intervista del 2005 il card.Ratzinger disse
L’Alto Adige fa parte della regione ecclesiastica del Triveneto e lui, che era un uomo di una squisita gentilezza, come patriarca di Venezia si sentì quasi in obbligo di recarsi a trovare questo suo giovane confratello. Mi sentivo indegno di una tale visita. In quella occasione ho avuto modo di ammirare la sua grande semplicità, e anche la sua grande cultura. Mi raccontò che conosceva bene quei luoghi, dove da bambino era venuto con la mamma in pellegrinaggio al santuario di Pietralba, un monastero di serviti di lingua italiana a mille metri di quota, molto visitato dai fedeli del Veneto. Luciani aveva tanti bei ricordi di quei luoghi e anche per questo era contento di tornare a Bressanone.
Il 6 agosto 1978 muore Paolo VI: il 10 agosto il card.Luciani parte per Roma, dove mai e poi mai si sarebbe immaginato di rimanere oltre la fine del Conclave. L'extra omnes è proclamato alle 16.30 di venerdì 25 agosto: fra i 111 cardinali elettori rimangono solo 3 degli elettori di Giovanni XXIII, i cardinali di Genova Siri, di Varsavia Wyszynski e l’emerito di Montreal Léger, mentre 8 porporati avevano partecipato al conclave del '63. Il cardinal Léon-Joseph Suenens ricorda, nel suo libro Ricordi e Speranze:
La mia camera era un forno. Una specie di sauna, è difficile immaginare cosa vuol dire dormire in un forno. C’era solo una finestra, ma sigillata. L’indomani, con la forza delle mani, riuscii a far saltare i sigilli: che dono divino l’ossigeno e un po’ d’aria fresca! La mia stanza, la numero 88, era in comunicazione con la numero 86, assegnata al cardinale Duval. Dovevo passare attraverso quella per entrare nella mia. Io avevo l’acqua corrente in camera. Luciani, insieme a molti altri, disponevano invece solo di una brocca d’acqua.

Fra le varie testimonianze dei cardinali che presero parte al Conclave alcune risultano, a 35 anni di distanza, sinceramente commoventi. Il card.Lekai, arcivescovo ungherese, scrive:

Ricordo che, sabato mattina, uscendo dalla Sistina, abbiamo incontrato in ascensore il Patriarca Luciani. Allora gli abbiamo detto : "I voti stanno aumentando". Lui si è schermito, dicendo : "Questo è soltanto un temporale d'estate".

L'arcivescovo di Kinshasa, il congolese card.Malula, ricorda:

A me era toccata la cella 65, mentre il cardinale Luciani occupava la cella 60. All'inizio del conclave, non l'ho veduto ma, nel pomeriggio di sabato, siamo usciti contemporaneamente dalle nostre stanze per recarci a votare. L'ho abbracciato; era chiaro che qualcosa si preparava. Mi ha detto: "Tempestas magna est super me". Gli ho fatto coraggio. 

Il conclave dura appena 26 ore: alla quarta votazione gli scrutatori - fra cui il successore di Papa Luciani, Karol Wojtyla - decretano l'elezione di Albino Luciani al soglio di Pietro; secondo i vaticanisti ottenne circa 100 dei 111 voti. "Ci alzammo in piedi ad applaudire, ma non lo vedemmo. Stava rannicchiato sulla sua sedia, si era fatto piccolo, piccolo; voleva quasi nascondersi" confiderà poi l'arcivescovo di Madrid. Dopo aver accettato l'elezione, il nuovo Papa sceglie il nome: fra lo stupore generale sceglie un nome doppio, novità assoluta in venti secoli di storia della Chiesa. Il giorno dopo, nell'Angelus domenicale, motiverà così la scelta del nome:
Paolo VI in visita a Venezia nel '72, episodio ricordato da
Papa Luciani il giorno dopo l'elezione: si noti la stola papale
sulle spalle del Patriarca di Venezia.
Ho fatto questo ragionamento: papa Giovanni ha voluto consacrarmi con le sue mani, qui nella basilica di San Pietro, poi, benché indegnamente, a Venezia gli sono succeduto sulla cattedra di San Marco, in quella Venezia che ancora è tutta piena di papa Giovanni. Lo ricordano i gondolieri, le suore, tutti. Poi papa Paolo non solo mi ha fatto cardinale, ma alcuni mesi prima, sulle passerelle di piazza San Marco, m’ha fatto diventare tutto rosso davanti a ventimila persone, perché s’è levata la stola e me l’ha messa sulle spalle, io non son mai diventato così rosso! D’altra parte in quindici anni di pontificato questo papa non solo a me, ma a tutto il mondo ha mostrato come si ama, come si serve e come si lavora e si patisce per la chiesa di Cristo. Per questo ho detto: mi chiamerò Giovanni Paolo. Io non ho né la sapientia cordis di papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere!
Alle 7 di sera del 26 agosto il comignolo della Sistina comincia a fumare, ma in Piazza San Pietro nessuno si può dire sicuro del colore: il sole basso del tramonto fa apparire il fumo prima grigio, poi sempre più scuro, fino a convincere giornalisti e fedeli che i cardinali ancora non hanno scelto il nuovo Pontefice. Probabilmente la scarsa esperienza del cardinale fuochista - non si sa chi fosse, ma 100 porporati erano alla 'prima esperienza' con la stufa del Conclave - rende il fumo 'grigio scuro' secondo qualcuno, 'nero pallido' secondo altri: si saprà poi che dopo le votazioni della mattina la canna fumaria della stufa aveva dato diversi problemi, riempiendo di fumo la Cappella Sistina. Il dubbio pervade la piazza, poi l'agitazione prende il sopravvento, fino a quando la Radio Vaticana comunica ufficialmente che il Papa è stato eletto, proprio mentre si aprono le tende della Loggia Centrale di San Pietro: il cardinale protodiacono presenta al mondo intero il nuovo Papa, con il primo dei due Habemus Papam che pronuncerà lo stesso card. Felici nel giro di meno di due mesi. Alle 19.31 di sabato 26 agosto '78, Festa della Madonna di Chestocova, Albino Luciani è eletto Papa. Papa Giovanni Paolo I si affaccia e saluta la folla di fedeli: chiede di poter rivolgere loro qualche parola, ma il cerimoniere gli fa presente che non è previsto e lui obbedisce, come non farà invece di lì a poco, un nuovo Papa.
Prima di affacciarsi Papa Luciani aveva accolto l'abbraccio dei cardinali con un "Dio vi perdoni!", poi dopo la benedizione, li saluta uno ad uno e poi vanno a cena insieme: alla fine del pasto l'arcivescovo di Madrid, card.Tarancon, chiede al nuovo Papa se può infrangere il protocollo e fumare una sigaretta. Il Papa, dopo aver riflettuto un istante, risponde solenne: "Eminenza, Lei può fumare, con una condizione: il fumo dev'essere bianco!". Era iniziato il Pontificato di Papa Luciani, il Papa del sorriso.


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