L'ideologia che rovina l'informazione

Ieri mattina Castelgandolfo era piena all'inverosimile per Papa Francesco: le stime parlano di almeno 10 mila persone, quando la piazza ne contiene al massimo 6 mila. Una folla immensa che ha atteso fin dalle prime ore del mattino per vedere il proprio pastore, per celebrare con lui la solennità dell'Assunzione, per gridare al mondo l'unità della Chiesa. Eppure questo grido ha avuto un eco incredibilmente debole. Per merito di chi, è facile intuirlo.
I telegiornali del pranzo hanno riportato la notizia fra le prime, complice l'appello del Papa per la pace in Egitto, terra al centro dell'attenzione mediatica per ragioni tanto tristi quanto note. Ma già in serata la notizia è scomparsa dai titoli del TG1 e perso di rilievo. Papa Bergoglio con la Messa a Lampedusa ha fatto realizzare alla Rai il 31% di share con la diretta tv, dopo aver raggiunto il 35% la Domenica delle Palme: come mai la TV di stato rinuncia a dare notizie su una figura mediaticamente attraente? Che cosa c'è di più importante per una televisione dell'audience?
Prima di dare una risposta che potrebbe sembrare affrettata offriamo un'ulteriore esempio: il Corriere della Sera ha pubblicato nei giorni scorsi un articolo sul blog di una coppia gay. Il blog in questione ha totalizzato circa 8 mila visite in 7 anni (per avere un'idea, questo modestissimo blog in un anno ne ha fatte 10 volte tanto!), ed offre dunque un bacino d'utenza ridicolo per un quotidiano con una tiratura di circa mezzo milione di copie. Ancora una volta ci si interroga: perché i media nazionali parlano di un blog sconosciuto forse pure ai fondatore e ignorano una figura capace di tenere incollate alla televisione milioni di persone?

La risposta adesso viene spontanea, seppur tristissima: i due esempi di cui sopra - che purtroppo abbondano nella nostra informazione - dimostrano che esiste un solo "valore" - ci si passi il termine - che le nostre TV e i nostri giornali ritengono addirittura più importante dell'ascolto. Si tratta dell'ideologia, ovvero di ciò che per prima cosa deve rimanere estraneo a qualsiasi livello di informazione, locale e nazionale, professionale o "amatoriale": ancora una volta non possiamo dirci sereni quando accendiamo il telegiornale né quando apriamo un quotidiano, perché non sapremo mai le reali dimensioni di quanto riportato, né - soprattutto - ciò che per una determinata ideologia non verrà mai riportato. E fintantoché non cambi qualcosa in questo senso non ci sarà legge elettorale o riforma costituzionale che possa sanare la nostra democrazia: se non si garantisce diffusamente il diritto all'informazione, l'Italia non ha speranza di abbandonare il suo indegno 57° posto nella classifica per la libertà di stampa.

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