No ddl sull'omofobia


Dal 22 luglio la Camera inizierà la discussione di un disegno di legge che in nome della lotta all'omofobia impedirà la manifestazione della libertà di pensiero e minaccerà la libertà religiosa. Firma per chiedere ai parlamentari di fermare questa legge


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Ddl contro l'omofobia: l'Italia a un passo dalla dittatura

La questione Biancofiore ci aveva messo sull’attenti circa la dittatura del pensiero debole – o, se si preferisce, leggasi dittatura delle lobby omosessuali – nella quale rischia di cadere il nostro Paese. A distanza di due mesi il rischio sembra essere ancora più concreto. Considerazione necessaria per la comprensione di quanto ci apprestiamo a scrivere e motivazione fondante del concetto – sicuramente grave ma purtroppo reale – appena esposto è la definizione di dittatura; carattere fondante della dittatura è l’accentramento dei poteri in una sola istituzione, ma la storia ci insegna che ciò è possibile in un solo caso: quando la libertà di parola non è più garantita ugualmente a tutti i cittadini.

Tenendo ben chiaro questo aspetto – o, se ancora non se ne è convinti, tenendo a mente i regimi dittatoriali instauratosi da un secolo a questa parte – è possibile chiarire l’affermazione con cui abbiamo aperto questo articolo: il ddl «per il contrasto dell’omofobia e della transfobia», presentato dall’on. Ivan Scalfarotto (PD, dichiaratamente omosessuale), andrà a modificare la legge n°205/1993, in tema di la violenza discriminatoria motivata da odio etnico, nazionale, razziale o religioso.

Il ddl, proposto da 70 deputati, si apre con queste parole: “Onorevoli colleghi! Sulla scia degli episodi di omofobia e transfobia che hanno funestato il nostro Paese negli ultimi anni, è diventato ineludibile affrontare un problema che da tempo le associazioni a tutela delle persone lesbiche, omosessuali, bisessuali, transessuali e transgender (LGBTI) denunciano. L’omofobia e la transfobia sono fenomeni non affatto nuovi, ma l’eco mediatica di quanto accaduto di recente ha destato finalmente l’attenzione sociale e della classe politica”. La sostanziale aggiunta del ddl proposto da democratici, montiani, esponenti di SEL e del MoVimento 5 Stelle sta nella pena fino a 18 mesi di reclusione per chi commette atti discriminatori motivati dall'identità sessuale o anche solo incita a commetterli: si tratta fra l’altro di una pena ben superiore a quella di chi discrimina per motivi etnici, razziali, religiosi o nazionali.

Il ddl rappresenta un pericolosissimo attentato all'articolo 21 della nostra Carta Costituente, che garantisce a tutti i cittadini il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione: è infatti prevista un pena detentiva per tutti coloro si macchiano di uno dei seguenti “reati”:
  • sollecitare istituzioni pubbliche o parlamentari a non legalizzare il matrimonio omosessuale; 
  • rendere pubblico il proprio disaccordo con l’ideologia sublimata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, secondo la quale non ammettere una coppia gay al matrimonio costituirebbe discriminazione motivata dall'identità sessuale; 
  • manifestare in qualsiasi maniera il proprio disaccordo con la legalizzazione delle nozze gay; 
  • esprimere il proprio dissenso dall’ideologia che disconosce l’omosessualità come “grave depravazione”, magari citando addirittura la Bibbia; 
  • dichiararsi contrari all’omosessualità in quanto atto “contro natura”. 
Alla luce di quanto appena evidenziato è chiaro che una tale legge imporrebbe un censura severissima su una quantità di pubblicazioni difficilmente immaginabili (questo blog compreso!), e colpirebbe sicuramente gli scritti del Beato Giovanni Paolo II, del Papa Emerito Benedetto XVI, che ad oggi permeano una parte – seppur minoritaria – della nostra informazione: sarebbe inoltre oggetto di censura anche la prima enciclica di Papa Francesco, la Lumen Fidei, in cui – al punto 52 – il Santo Padre afferma che “la famiglia nasce dal loro amore [dell’uomo e della donna], […] dal riconoscimento e dall’accettazione della differenza sessuale”.

Se il ddl in questione diventasse legge tutti gli omosessuali avrebbero riconosciuto il diritto di far chiamare in giudizio chiunque manifesti una sessualità diversa dalla loro, indipendentemente dall’atteggiamento di quest’ultimo, esclusivamente per aver espresso un pensiero diverso da quello che si vuole imporre secondo il quale l’omosessualità necessita indispensabilmente di essere legalizzata. L’aspetto forse più grave della proposta sta nel tentativo di omologare la morale facendola sottostare ad una legge imposta dall’alto che non risponde in alcun modo né alla volontà popolare né ai supremi valori dettati dalla nostra Carta Costituzionale: viene assunto come parametro giuridico il relativismo etico, prospettando così che in futuro si possa discutere l’equiparazione indistinta di tutte le pratiche sessuali.

Si riportino alla mente le nozioni di storia acquisite circa le dittature del XX secolo: non si è trattato di società in cui lo Stato ha voluto regolamentare ogni aspetto della vita del cittadino, morale compresa? Il ddl presentato da Scalfarotto & Co. rappresenta dunque a tutti gli effetti un attacco giudiziario contro chi non ritiene necessario legalizzare il matrimonio omosessuale e l’adozione di figli da parte di coppie gay: si tratterebbe di un pericoloso e rapido passo verso la situazione francese, in cui anche è diventato motivo di arresto anche semplicemente vestire una maglietta con stilizzata una famiglia “normale”.

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