Katyn: la storia dei vinti - PARTE I


La Storia si presta ad infinito numero di interpretazioni, presentando gli eventi secondo numerosissime sfaccettature; la storia che stiamo per raccontarvi sarà presentata secondo un punto di vista che non vuole porsi come unico ed indiscutibile, proponendo fatti  e considerazioni come verità assolute, ma vuole dare voce a chi ancora non ne ha avuta, lasciando poi il lettore nella più assoluta libertà di sposare l'interpretazione che più preferisce. La nostra storia è una storia che non si trova sui libri di scuola, tantomeno su quelli universitari; la nostra storia è raccontata da un film che nessuno vuol far vedere, la nostra storia è la storia dei vinti.

Il 10 aprile 2010 l'aereo presidenziale polacco di ritorno dalla Russia si schianta a terra con violenza nei pressi di Smolensk. Perdono la vita il presidente Lech Kaczynski, la moglie e diversi alti funzionari e ministri polacchi. L'aereo aveva preso il volo poco prima dopo una visita ufficiale nei luoghi dove nel 1940 persero la vita 25 421 cittadini e militari polacchi, la foresta di Katyn.
L'episodio si colloca storicamente nel pieno della Seconda Guerra Mondiale e rappresenta un episodio tanto rivelatore quanto inquietante della manipolazione dei fatti storici effettuata tramite un'audace opera di disinformazione a sfondo ideologico.
La Polonia è stata indubbiamente una delle nazioni che hanno subito i maggiori danni durante l'ultimo conflitto mondiale, soffrendo una dolorosissima spartizione fra nazisti e comunisti, fra il Terzo Reich e l'Unione Sovietica. La scena iniziale del film Katyn di Andrzey Wajda, figlio di un capitano di fanteria polacca morto nella strage, descrive il drammatico incontro fra i polacchi in fuga dai nazisti e i loro connazionali in fuga dai comunisti. Stalin per descrivere la Polonia utilizzò spesso la metafora di una mula recalcitrante alla quale si deve imporre la sella: alla luce di quanto stiamo per raccontare si comprende come l'URSS abbia considerato la violenza efferata come l'unico mezzo per domare questa mula.
I fatti di Katyn risalgono al 1940, ma per comprendere al meglio la nostra storia è necessario avere un chiaro quadro delle cronistoria immediatamente precedente.
Il 1° settembre 1939 la corazzata tedesca Schleswig-Holstein apre il fuoco contro la stazione navale polacca di Westerplatte nei pressi di Danzica; alle 4:45 le truppe tedesche varcano il confine polacco: ha ufficialmente inizio la campagna di Polonia. Appena due settimane dopo, il 17 settembre, l'URSS inizia l'occupazione della Polonia Orientale, costringendo il governo polacco all'esilio prima in Romania e poi a Londra. Il 6 ottobre la campagna di Polonia può considerarsi conclusa. 
Stalin
Nel giugno 1941 i nazisti invadono la Polonia Orientale, rompendo il patto Molotov-Ribbentrop; nel 1943 scoprono fortunatamente le fosse comuni nella foresta di Katyn, contenenti i corpi di oltre 25 000 uomini, in divisa ed in abiti civili. La presenza di così tanti polacchi in territorio sovietico si giustifica alla luce dell'analisi del regime sovietico imposto in Polonia: ogni forma di resistenza - polacca, cattolica e semplicemente antisovietica - venne brutalmente soppressa. Nei primi tre mesi di occupazione l'NKVD - la polizia segreta sovietica - fece oltre 250 000 prigionieri, preoccupandosi di separare la classe dirigente polacca dai prigionieri comuni, dimostrando il proprio intento di annientamento completo della nazione polacca. Una lettera del 5 marzo 1949 scritta dal commissario agli interni Berja a Stalin contiene la lucida richiesta del "massimo della pena, la fucilazione [...] per 14 736 ex ufficiali, funzionari, proprietari terrieri, guardie carcerarie, agenti segreti polacchi e 10 685 cittadini polacchi, ritenuti nemici inveterati ed irriducibili del potere sovietico". Stalin approva incondizionatamente la fucilazione di 25 421 polacchi nei campo di Kozel'sk, Starobel'sk e Osyaskov: la "soluzione finale" del problema polacco viene eseguita tramite un colpo di rivoltella alla nuca ad ognuno dei condannati.

La nostra storia è una storia lunga, e non vogliamo tralasciare nessun particolare, né lasciare nulla di irrisolto e non spiegato; chiediamo dunque ai nostri lettori di pazientare una settimana per sapere come si conclude la nostra triste narrazione, nella speranza che nessuno abbia trovato la storia così noiosa da non volerne conoscere il seguito.

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