Addio a Neil Armstrong, l'extraterrestre della normalità

 Se ne è andato in un pomeriggio d’estate Neil Armstrong, come in un giorno d’estate aveva compiuto l’impresa che gli ha conferito l’immortalità nella memoria di tutti noi; la notizia ci ha svegliati in nottata, come ci tenne svegli la diretta che nella nottata di quel 21 luglio 1969 tenne attaccati alle televisioni migliaia di persone. Se ne è andato un pezzo di storia dell’ultimo secolo, che ha sempre voluto evitare ogni forma di eccessiva celebrità dovuta alla sua impresa, o meglio -come amava chiamarla lui - al suo lavoro.
Il primo uomo sulla luna avrebbe potuto trascorrere il resto dei suoi giorni raccontando le proprie esperienze, dando alle stampe decine di libri sulla propria vita, facendo degli studi televisivi e della sale stampe il proprio habitat, vivendo in un’eterna e meritata aurea di fama e notorietà. Ma il primo uomo sulla luna si chiamava Neil Armstrong. E non a caso.
La NASA aveva scelto lui perché la sua personalità lo rendeva l’unico adatto ad un’impresa - questa sì - così impegnativa come sopportare la pressione delle attenzioni mediatiche senza togliere i dovuti meriti a tutti gli altri uomini - centinaia di uomini - che da terra avevano reso possibile l’allunaggio. Neil è riuscito magistralmente in quanto richiestogli, conducendo una vita che molti hanno definito eremitica, allontanandosi dalle televisioni e dai giornali, declinando tutti gli inviti a prendere parte ad un partito politico, riducendo al minimo le proprie apparizioni pubbliche. Nel 50° anniversario dello sbarco sulla Luna si è concesso, su richiesta nientemeno che del presidente Obama, ad una fugace apparizione in compagnia dei compagni di allora, Buzz Aldrin e Michael Collins. Un solo libro è stato dato alle stampe come biografia autorizzata dell’eroe dello spazio, pubblicato dopo anni di continue richieste dallo storico della NASA, James Hansen, che rivela quanto fosse straordinariamente normale la vita dell’uomo che ci ha avvicinati un po’ di più alla Luna.
È stato un uomo dalla celebrità immediata e duratura, che ha sempre considerato il gesto che lo ha reso noto come semplice adempimento del proprio lavoro e del proprio dovere di cittadino americano; mai interessato alla politica, non ha minimamente considerato lo sbarco come una netta vittoria - come in effetti era - sull’Unione Sovietica. È stato un uomo che ha rischiato diverse volte la vita, e che tuttavia aveva la schiettezza di dire: “Io odio il pericolo, specialmente se inutile, e il pericolo è il lato più irritante del nostro mestiere. Come si può trasformare in avventura un normalissimo fatto di tecnologia?”. Un fatto di tecnologia, questo è stato per Neil Armstrong lo sbarco sulla Luna, su quella Luna che conserverà probabilmente per diversi millenni l’impronta del suo scarpone sinistro. “Spero che presto qualcuno vada a cancellarla” aveva affermato tempo fa schivando ancora una volta quella celebrità che viveva con senso di dovere e rispetto per la Patria. E invece quell’impronta rimarrà lì, per ricordare non solo quel piccolo passo per l’uomo, così grande per l’umanità ma anche - e soprattutto - quel grande uomo di Neil Armstrong.

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