Ombre Olimpiche


"Volevo essere il più forte per questaq Olimpiade, ho sbagliato". Con questa candida ammissione Alex Schwazer ha fatto piombare  di nuovo l'Italia nell'incubo doping, rendendosi protagonista della più triste storia azzurra di queste Olimpiadi prima ancora di arrivare a Londra. Sì tratta di un atleta che si era sinora dimostrato di spessore internazionale indiscutibile e sul quale si puntava per una medaglia londinese, che diviene l'obiettivo dei media per motivi ben diversi dalle prestazioni sportive, allo stesso modo di quanto fatto per gli altri partecipanti a Londra 2012 che hanno oscurato lo spirito olimpicilo che doveva alimentare queste uggiose settimane oltremanica.
Una settimana fa è giunta la notizia della richiesta da parte del Comitato Olimpico Cinese alle proprie atlete del badminton di scuse ufficiali per le vicende che le hanno viste protagoniste nelle settimane precedenti. La coppia cinese è stata squalificata insieme a quella indonesiana per quello che nel gergo calcistico è definito 'biscotto', ovvero per aver aggiustato il risultato della partita per ottenere al termine del girone degli incroci più favorevoli. Se il badminton ha avuto il suo momento di notorietà per queste infelici circostanze, pur rimanendo a 'semplici' scorrettezze fra i giocatori, il nuoto si presenta ancora una volta agli appuntamenti di rilievo interazionale come il re delle polemiche: a Roma 2009 aveva tenuto banco la questione dei costumi non omologati, quest'anno si è confermato con la polemica - tutta italiana - delle cuffie e con quella ben più preoccupante della cinese Ye Shiwen, per la quale si è profilato il sospetto di un tanto fantascientifico quanto inquietante 'doping genetico', richiamando alla mente il celebre caso nell'attuale portabandiera sudafricano Caster Semenya.
Londra 2012 verrà sicuramente ricordata per le medaglie di Phelps, per l'ennesima impresa di Bolt, per l'immensa scherma azzurra, ma anche per questi tristi fatti; ma d'altronde le grandi vetrine internazionali sono per lo sport una triste cartina tornasole del livello dell'etica e di sincerità delle parole dei vari atleti che parlano di spirito olimpico.

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