1914: la Guerra si ferma per Natale

Tutti noi conosciamo la Prima Guerra Mondiale, dall’attentato all’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando alla disfatta di Caporetto e la battaglia del Piave passando per quelle di Ypres e Verdun. E tuttavia - ancora una volta - esiste quantomeno un episodio di questo terribile conflitto che meriterebbe ben più attenzione di molti altri enfatizzati e commemorati che viene puntualmente ignorato e abbandonato nell’oblio. Si tratta del primo Natale in guerra, il 25 dicembre 1914.

La guerra si trascina ormai da oltre cinque mesi - e tuttavia non è che agli inizi... - e la giornata della vigilia si caratterizza sul fronte occidentale per la prima gelata della stagione che abbassa notevolmente la temperatura rendendo tuttavia più agevole le condizioni in trincea indurendo il fango presente dopo giorni di pioggia. “Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria” scrive in una lettera un soldato inglese trincerato a Ypres; ma il silenzio della sera sembra preannunciare qualcosa: “Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo”. Sono i soldati tedeschi i primi a tentare di celebrare - nei limiti del possibile - il Natale, intonando canti natalizi dopo aver addobbato con delle candele degli abeti a mo’ di albero di Natale; gli inglesi rispondono cantando “The first Nowell” tipico canto natalizio della Cornovaglia; i tedeschi contraccambiano ancora intonando “O Tannenbaum”; lo scambio di canzoni continua con “O come, all ye faithful”, corrispettivo inglese del noto “Adeste fideles”, al quale i tedeschi rispondono in latino.

Halloween: tutto quello che non si dice

Esageri, è incredibile, ma non scherzare: le reazioni che s’incontrano nell’esporre le dinamiche esoteriche della festa Halloween sono in genere di questo tipo, vale a dire del massimo scetticismo. Svelare le implicazioni occulte quella che per molti è solo una carnevalata genera disturbo rispetto ad convincimento che non si vuole mettere in discussione: Halloween è bella festa, innocua ed allegra, e sbaglia chi ne dubita. Ora, spiace contraddire quanti – in perfetta buona fede, naturalmente – si sono fatti di quest’idea, ma poiché è sempre disonesto sottrarsi ad confronto con la realtà, eviteremo di farlo. E cercheremo di rispondere alle seguenti domande: che cosa si cela davvero dietro Halloween? Vi sono implicazioni e retroscena religiosi? Se sì, di che cosa si tratta esattamente?

USA e ONU senza principi e senza morale

Pubblichiamo una breve ma assai interessante e sentita intervista al Patriarca caldeo iracheno Louis Raphaël I Sako, pubblicata in questi giorni sul Blog 'Stanze Vaticane'.

Beatitudine, qual è la situazione attuale dei profughi cristiani e yazidi in Iraq perseguitati dall’ISIS?

La situazione è tragica. Ci sono ancora persone rimaste a Karakosh e in altri villaggi. Sono privati di tutto. ISIS ha preso le donne e non sappiamo dove siano finite. Invece forzano gli uomini a convertirsi all’Islam. Le notizie sono sconcertanti.
Le famiglie rifugiate vivono in una situazione miserabile: settantamila vivono nella regione di Erbil e cinquantamila nella regione di Dohok. La maggioranza vive dentro le chiese e dentro le scuole. Hanno bisogno di tutto. La nostra preoccupazione è che le scuole fra poco apriranno e l’inverno è vicino. Le nostre chiese hanno fatto del loro meglio per accogliere e aiutare queste famiglie.

25 luglio 1943: tutte le ombre sull'inizio della fine

Domenica 25 luglio 1943, ore 2.30 della notte. Il Gran Consiglio del Fascismo approva l’Ordine del Giorno Grandi: è l’inizio della fine. Dei 27 partecipanti 19 firmano a favore: Grandi (Presidente della Camera: propose in prima persona la sfiducia a Mussolini), De Bono e De Vecchi (due dei quadrumviri che marciarono su Roma nel 1922), Ciano (genero di Mussolini), Acerbo (Ministro delle Finanze: diede il nome alla legge elettorale del 1923), Federzoni (Presidente dell’Accademia), De Marsico (Ministro della Giustizia), Pareschi e Cianetti (Ministri dell’Agricoltura il primo e per le Corporazioni il secondo), Albini e Bastianini (Sottosegretari agli Interni e agli Esteri), Balella, Gottardi e Bignardi (Confederazione dei datori di lavoro, dei Lavoratori del’’Industria e degli agricoltori), De Stefani (ex Ministro delle Finanze e del Tesoro),Marinelli (ex segretario del PNF), Alfieri, Rossoni e Bottai (membri a titolo personale).

Il Gran Consiglio del Fascismo invita il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinchè Egli voglia per l’onore e per la salvezza della Patria assumere con l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia Savoia”.

Agnese Borsellino, la donna che perdonò

Fra i tanti ricordi lasciatici dalla signora Agnese, la moglie di Paolo Borsellino, c’è un aspetto che forse non tutti oggi rammentano e che la dice lunga sulla statura della donna scomparsa ieri. Alludiamo alla capacità – straordinaria e pienamente comprensibile solo in un’ottica cristiana – che lei ebbe di spingersi praticamente fino al perdono degli assassini del marito. Senza mai stancarsi di chiedere giustizia, infatti, Agnese Borsellino offrì una testimonianza di grande fede ed adesione agli insegnamenti del Vangelo.

Fu lei stessa a darne prova diretta allorquando, in una lettera indirizzata a Giovanni Paolo II – e pubblicata sull’Osservatore romano del 6 maggio 1993, alla vigilia della visita papale in Sicilia e, coincidenza, esattamente venti anni fa – seppe guardare oltre le proprie ferite con parole che ancora oggi, se rilette, non possono non commuovere: «Sapere che il sangue del mio Paolo oggi è seme di speranza e di liberazione per tutto questo nostro popolo mi riempie di gioia e di orgoglio e mi dà un senso della mia pochezza e della mia indegnità».

In Medio Oriente è guerra, la solita guerra. Nonostante appaia diversa...

La situazione in medio oriente in questi ultimi giorni sta precipitando verso quella che sembra essere una vera e propria guerra, che mai si era sopita ma che ora riprende la sua azione molto più tragicamente. Venerdì Hamas ha rivendicato la salva di razzi lanciati verso Israele come il suo primo deliberato tentativo "di colpire l'aeroporto Ben Gurion". La fazione islamica ha fatto sapere infatti  di aver lanciato quattro razzi M-75 verso l'aeroporto.
Un 'avvertimento' alle linee aeree straniere di sospendere i voli per Tel Aviv. In un comunicato le Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio militare di Hamas) affermano che ormai l'aeroporto Ben Gurion sarebbe divenuto insicuro perche' puo' essere colpito dalla Striscia di Gaza. Dal testo viene lasciato intendere che potrebbe essere preso di mira ancora in futuro. Queste sono solo piccole notizie che non rendono la gravità della situazione. Nei giorni precedenti altri attacchi, altre vittime, altre stragi.Basti pensare che intorno alle 15.30 di venerdì  il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza in seguito all'incursione israeliana era di 102 morti, 110 feriti.

Il decalogo gay del giornalista

Ci fosse per caso ancora in circolazione, fra i giornalisti, qualche mente politicamente scorretta in materia di famiglia – non si sa mai -, niente paura: d’ora in poi, prima di rischiare di perdere il posto, potrà sapere cosa scrivererifacendosi ad un nuovo decalogo gay (disponibile in lingua francese qui). E’ stato presentato in Francia qualche giorno fa a cura dell’AJL, acronimo che sta per Association des journalistes Lesbiennes gays bi-es-s et trans e in poco meno di trenta pagine delinea chiaramente come uno debba esprimersi con riferimento alle rivendicazioni gay, se non vuole incorrere nell’accusa di istigazione all’odio di stampo omofobo.

Il piccolo manuale spazia infatti fra otto differenti argomenti (linguaggio discriminatorio, stereotipi, lesbismo, bisessualità, transessualità, AIDS/HIV, elementi di diritto, lobby e teorie di genere) ed accanto a qualche osservazione effettivamente sensata – si pensi a quella che critica l’espressione «avouer son homoseualité», ossia «confessare, ammettere la propria omosessualità», espressione infelice ed impropria dato che sperimentare pulsioni omosessuali non è un reato da confessare – presenta tutta una serie di “inviti” inquietanti, dal netto sapore orwelliano.

Renzi, quo usque tandem?

Il 22 febbraio scorso, giusto quattro mesi fa, il primo (speriamo anche l’ultimo…) governo Renzi giurava nelle mani del Presidente Napolitano: arrivavano le congratulazioni di Obama, Gad Lerner festeggiava il passaggio dall’Italia di Berlusconi a quella di Renzi[1], la Repubblica lodava lo stilnovista della politica per aver chiesto se a Palazzo Chigi ci fosse un tavolo dove lavorare[2] e l’Italia intera si faceva appassionare dalla fiera delle banalità indetta dal neopremier. C’era anche chi si riscopriva renziano della prima ora, dimentico delle posizioni di pochi mesi prima, ma delle dinamiche interne al PD ci interessa il giusto: quello che ci interessa fare oggi è, con uno sforzo immenso, dubitare che l’ex sindaco di Firenze si stia divertendo a fare il televenditore di sogni, e verificare speranzosi quali obiettivi sono stati raggiunti e quali promesse mantenute dal nuovo premier.

Farò una riforma al mese![3] garantiva in quegli stessi giorni di fine febbraio l’enfant prodige democratico: febbraio era diventato il mese delle riforme costituzionali ed elettorali, marzo il nuovo mese del lavoro, aprile della Pubblica Amministrazione e maggio del fisco. Rimane poi l’ultima settimana di giugno per veder partorire da Renzi & Co. il nuovo assetto della giustizia, e noi siamo sicuri che arriverà in tempo superando le nostre migliori aspettative... Poi venne il 12 marzo e Renzi si presentò al Consiglio dei Ministri con le slides: neanche Crozza avrebbe avuto un’idea più prolifica per la satira italiana! Ma in fondo, se i fatti fossero stati soddisfacenti, Renzi avrebbe anche potuto presentarsi in bermuda ed infradito all’incontro con la Merkel e non avremmo avuto nulla da dirgli se non i complimenti: purtroppo la riforma elettorale fa riferimento ad un sistema costituzionale ancora lungi dall’essere definito, con un Senato “non elettivo” non meglio definito. E che cosa dire della mirabile asta di auto blu indetta dal Governo: su 151 auto ne sono state vendute 22, ed al momento ci sono due auto alla strepitosa cifra di 200 €, una vera svolta per le casse dello stato!

Italia-Inghilterra, sfida senza tempo

“Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d'accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più” diceva negli anni ’50-’60 un Bill Shankly, uno degli allenatori più vincenti del calcio europeo, per ben 15 anni sulla panchina dei Reds. Difficile dargli torto, perché - si sa - ognuno di noi è cresciuto con un pallone fra i piedi e un idolo negli stadi: ci sono le generazioni della sfida Pelè-Maradona, come oggi esiste quella di Messi-Cristiano Ronaldo; e poi ci sono le sfide eterne e senza tempo, come Juve-Inter o Barcellona-Real Madrid, come Argentina-Brasile o Italia-Inghilterra. Il 14 novembre di 40 anni fa si giocava una partita che avrebbe fatto la storia del calcio europeo, quando nell’Imperial Stadium di Wembley l’Italia di Ferruccio Valcareggi si impone per la prima volta sui leoni inglesi oltremanica: il gol di Fabio Capello al minuto 86’ sconfigge finalmente un tabù che vedeva gli azzurri mai vincenti contro i padri del calcio, fin dalla prima sfida del 1933.

3 giugno 1963: muore il Papa Buono

Il pontificato di Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, non è ricordato per la sua durata, sale sul soglio pontificio a 77 anni per rimanerci 5 anni, ma per aver convocato, dopo oltre 80 anni, un Concilio: era il 25 gennaio 1959, quando, Papa da soli tre mesi, annunciò "Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale".
Si tratta sicuramente del gesto che più di ogni altro rimane nell'opinione comune come il ricordo più evidente del breve ma intenso pontificato del Papa Buono. E tuttavia - senza voler fare classifiche - esiste un altro discorso altrettanto importante, che esula dal campo religioso ma si staglia nella storia dell'ultimo secolo come spartiacque fra la pace e la guerra: di tratta del radiomessaggio del 25 ottobre 1962.

Il parto della Repubblica ed i brogli del 2 giugno

La scheda di voto del Referendum Istituzionale
La nascita della Repubblica Italiana, il sogno politico di Mazzini, il peggior incubo dei Savoia, un evento storico le cui controverse vicende gettano ancora ombre sull’inconfessabile probabilità di un broglio elettorale in occasione del referendum istituzionale che decretò la fine della monarchia. Una data quella del 2 giugno, scelta all’epoca poiché anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi, che, nonostante tutto, festeggiamo, riconoscendo in essa la ri-nascita della patria. L’uscita dalla dolorosa esperienza della guerra civile, al contrario di quanto accadde per l’antica Roma, significò per l’Italia il passaggio dalla dittatura alla democrazia nonchè una totale rottura ideologica con un triste passato da dimenticare e riscattare. Tra gli elementi troppo compromessi con il Fascismo da poter passare indenni le epurazioni indette persino contro maestre e segretarie: coloro che di Mussolini avevano permesso l’ascesa: i Savoia. Per questo motivo, Vittorio Emanuele III il 9 maggio abdicò, come Carlo Alberto a Novara nel 1849, a favore del figlio, Umberto II, un nome legato a presagi tutt’altro che  propizi. Il secolo XX, infatti, era stato battezzato funesto per l’Italia, proprio col sangue di re Umberto I, assassinato a Monza nel 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci. Con l’abdicazione la corona sperò di riaccreditarsi agli occhi degli Italiani, attraverso un’immagine più fresca di quella di un re colluso con il Fascismo e fuggito nell’ora della prova per la patria; le forze della Resistenza, invece, considerarono finita la tregua istituzionale aperta da Togliatti a Salerno e indirono il referendum del 2 e 3 giugno, contestualmente all’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente. Fu la prima volta alle urne per le donne italiane e si pensò che anche questo avrebbe contribuito ad una vittoria annunciata della Repubblica, dato l’orientamento in tal senso delle maggiori forze politiche: non solo le Sinistre per una lunga tradizione ideologia ma anche la moderata Democrazia Cristiana, come nelle intenzioni di De Gasperi e come emerso da un piccolo referendum interno.

Falcone a 22 anni da Capaci

È il 25 giugno 1992, sono trascorsi 33 giorni dalla strage di Capaci e ne mancano 24 a quella di via D'Amelio: Paolo Borsellino tiene il suo ultimo discorso pubblico, nella Biblioteca Comunale di Palermo, in memoria di Falcone. Il discorso dura mezz'ora, la tensione nella sala è tanta, l'aspettativa per le parole del giudice - quasi il suo testamento pubblico - è altissima: dopo essersi scusato per il ritardo e aver chiarito di non essere intenzionato a parlare di ciò di cui deve tener conto in primis alla magistratura, Borsellino inizia il suo discorso, un discorso che denuncerà l'abbandono che portò alla morte tanto Falcone quanto Borsellino stesso.

Il giudice si presenta non solo come magistrato, ma anche come testimone, e come tale inizia a raccontare dell'amico e collega Falcone, conscio che con la sua morte sia finita una parte della sua vita e della vita di tutti gli italiani. Lo spunto da cui ha inizio la riflessione del giudice è una recente affermazione di Antonio Caponetto, che aveva detto: "Falcone cominciò a morire nel gennaio 1988".

Era difatti nel gennaio 1988 che Falcone vide negarsi quell'ufficio istruzione al tribunale di Palermo appena lasciato vacante dallo stesso Caponetto oramai 72enne. "Il giorno del mio compleanno - ricorda Borsellino - il Consiglio Superiore della Magistratura ci fece questo regalo: preferì Antonino Meli". Un applauso dirompente interruppe Borsellino.

E tuttavia Falcone ha continuato a lavorare instancabilmente, "dimostrando l'altissimo senso delle istituzioni e la sua volontà di continuare comunque a fare il lavoro che aveva inventato".

Un monaco contro Napoleone

“Noi non troviamo appoggio ed asilo se non nel governo pontificio, e la nostra riconoscenza è grande come il beneficio che riceviamo. Prego Vostra Eminenza di deporne l’omaggio ai piedi del santo Pontefice Pio VII. Parlo in nome di tutta la mia famiglia, e specialmente di colui che muore lentamente su uno scoglio deserto. Sua Santità e Vostra Eminenza sono i soli in Europa che si adoperano per addolcire i suoi mali e che vorrebbero abbreviarne la durata. Ve ne ringrazio tutti e due col mio cuore di madre”. Colei che scrive è Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone Bonaparte, la quale in una lettera all’allora Segretario di Stato Card. Consalvi (da cui è tratta la presente citazione), ringrazia il pontefice che aveva compiuto il gesto di commovente bontà di accogliere la famiglia del Bonaparte nei loro stati, ed offrir loro alloggio, protezione e consolazione. Napoleone, stesso, morirà riconciliato con la Chiesa, assistito da un sacerdote corso inviatogli personalmente dal Papa.

Un anno di Papa Francesco

Ad un anno dall'elezione di Papa Francesco pubblichiamo l'omelia pronunciata il 19 marzo dell'anno scors o in occasione della Messa di Inizio del Suo Ministero Petrino.

TESTO INTEGRALE dell'OMELIA del SANTO PADRE FRANCESCO I
nella MESSA di INIZIO del MINISTERO PETRINO
con VIDEO 1 2

 Cari fratelli e sorelle!

Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza.


Con affetto saluto i Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici. Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico.

Extraterrestre, portami via!

 Valli a capire gli italiani. Il 12 febbraio – pochi giorni prima la celebre staffetta Letta-Renzi – il 14% degli italiani si diceva favorevole a vedere il sindaco di Firenze a Palazzo Chigi. Il 3 marzo la fiducia personale nel nuovo premier era attestata al 64%. “Non mi fido molto delle statistiche – affermava uno scrittore americano - : un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media”: ed in effetti i sondaggi lasciano il tempo che trovano, si sa… Ma se vi è qualcosa di attendibile in questi numeri, una domanda sorge spontanea: che cosa avrà mai fatto Matteo Renzi nelle ultime settimane per guadagnarsi il favore degli italiani?

Sanremo: quando finisce?



Stasera inizierà Sanremo e speriamo finisca presto. Oppure che lo facciano pure durare, se credono: tanto, come penso molti, non lo guarderò. Per più ragioni. Anzitutto perché mi piace la canzone italiana; a chi mediamente segue ed organizza il Festival invece no, altrimenti non si spiegherebbe il trattamento riservato ai più bei brani degli ultimi trent’anni, da Almeno tu nell’universo di Mia Martini (1947-1995) – “premiata” con un desolante nono posto nel 1989 – aVita spericolata di Vasco Rossi, classificatasi penultima nel 1983.

Una seconda ottima ragione per non guardare Sanremo – non scrivo boicottare perché il boicottaggio richiede pur sempre un atto volontario, quasi uno sforzo, mentre la kermesse non merita che una sovrana indifferenza – è il fatto che, oltre a non premiare le canzoni migliori, sul palco ospitano i peggiori. Come quel tale, Rufus Wainwright, “artista” noto per l’esecuzione di testi come “Gay Messiah”, in cui si parla del «Messia che risusciterà da un film porno degli anni ‘70» e del «Battista» che «non viene battezzato nello sperma»: un soggetto simile merita pochi ascolti e tantissime preghiere.

Patti Lateranensi: le nozze senza amore tra il duce e il papa

Ci sposiamo senza amarci. Ci separeremo al più presto.” Così Don Primo Mazzolari, il profetico parroco di Bozzolo, commentò il Concordato firmato l’11 febbraio 1929 nel Palazzo Lateranense dal Duce d’Italia Benito Mussolini e dal Cardinal Segretario di Stato della Santa Sede Pietro Gasparri. Dopo quasi 60 anni dalla breccia di Porta Pia, la spinosaquestione romana veniva risolta con il riconoscimento dello Stato Italiano da parte della Santa Sede. Questa, dal canto suo, al di là della conferma delle famose Guarentigie, dell’autonomia territoriale delle principali basiliche romane, di una congrua dello Stato Italiano al clero, ottenne che la Religione sarebbe stata fondamento e coronamento dell’Istruzione, in linea con le volontà di Pio XI al quale più che la questione romana, interessava la questione giovanile. Per il Santo Padre assicurarsi la formazione delle nuove generazioni, che il Fascismo avrebbe cresciuto come dei conquistatori, ben valeva il compromesso con un uomo quale Mussolini, come spiegò con la massima “pur di salvare un’anima, tratterei anche col diavolo”. Il duce, d’altro canto, aveva alle spalle una lunga carriera di anticlericale: oltre a non aver mai mostrato alcun accenno di Carità Cristiana, ateo furibondo, nato socialista, durante la Prima Guerra Mondiale aveva accolto irriverentemente la consacrazione dell’Esercito Italiano al Sacro Cuore.

Foibe: il dramma rimosso

Foibe. In questa oscura parola è racchiusa la tragedia dell’Italia nord-orientale la quale riassume in sé le più dolorose vicende del secolo scorso e l’ansia di un tremendo e temuto destino per le oltre 15 mila vittime. Paurosa parola, Foibe, che mette ancora brividi a coloro che videro risalire da una fossa i cadaveri dei fratelli, vittime di un massacro consumatosi in due atti, il primo successivo all’otto settembre e ancora nel maggio 45 quando i titini occuparono Trieste per 40 giorni, vittime i primissimi di vendette collettive, la cui esecuzione si trasformò con l’arrivo delle truppe rosse dall’entroterra, in metodo per gli oppositori del regime nazionalcomunista jugoslavo quali , oltre i civili, anche i gruppi di liberazione nazionale bianchi. Costoro, proprio perché rappresentanti della nuova Italia, erano molto pericolosi nella prospettiva delle rivendicazioni territoriali titine al tavolo della Pace che di fatto ratificherà l’ignominiosa occupazione di Friuli, Dalmazia ed Istria, confinando 350 mila di Italiani al dramma dell’esilio. Il loro naufragio, gravoso costo della necessità da parte delle forze alleate di assecondare Tito che li relega a vittime della storia, venne appesantito dai silenzi,dalla marginalizzazione, dalla mancanza di attenzione da parte della politica, nonché dall’odio comunista che li designò come volontari esuli dalla dittatura del proletariato. 
La nostra storia millenaria ci impone di fare del passato un fedele maestro della cui lezione, opportunamente appresa attraverso un'attenta documentazione, dobbiamo far tesoro nella quotidianità della nostra attività intellettuale e ancor più nel responsabile esercizio dell'italiana cittadinanza. In virtù della secolare fratellanza, già solo il dovere naturale derivante da codesto legame, grida al nostro cuore di ricordare con dolore coloro che morirono per la sola colpa di essere italiani, ma l'identificazione nella medesima istituzione statale, cui apparteniamo e la cui nascita passò per il travaglio di un'estenuante lotta per la libertà, impone il categorico compito di piangere i nostri fratelli vilmente uccisi come dei martiri

Per una Memoria Cosciente: la Shoah Cancellata

Nella Giornata della Memoria non possiamo esimerci dal riportare alla mente i dolorosi eventi che nel secolo scorso hanno segnato per sempre la storia dell'umanità e - nello specifico - del popolo ebraico. E per avere coscientemente memoria della storia bisogna avere l’onestà di raccontare i fatti per quello che sono stati, senza sottoporli a storpiature e manipolazioni ideologiche. Proponiamo dunque in tal senso una breve riflessione sulla condizione delle comunità ebraiche in Italia durante il Ventennio, per fare memoria della storia e - soprattutto - onorare la memoria dei morti della Shoah, consapevoli dell’entità delle responsabilità del nostro Paese solo dopo aver preso atto del reale corso della storia.
Affrontando l'argomento del rapporto fra fascismo ed ebraismo ci si trova subito di fronte un innegabile dato si fatto: fra il 18 settembre 1938 e la prima metà degli anni '40 il Governo Mussolini approvò una serie si provvedimenti chiaramente discriminatori nei confronti degli ebrei italiani, passate alla storia come leggi razziali, che supponevano una base ideologica rappresentata dalla dichiarazione dell'esistenza delle razze. E tuttavia queste non possono cancellare oltre 15 anni di governo, né possono giustificare la riduttiva rappresentazione che la storia rende di questo argomento.
Proponiamo anche noi dei dati di fatto parimenti incontestabili, che attestino la parziale falsificazione della storia, la manipolazione e l'alterazione dei fatti storici, la quasi totale falsità della vulgata resistenziale che ha sempre troneggiato nella cultura repubblicana.

Buon 2014 - Papa Francesco: FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE


Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon anno!

All’inizio del nuovo anno rivolgo a tutti voi gli auguri di pace e di ogni bene. Il mio augurio è quello della Chiesa, è quello cristiano! Non è legato al senso un po’ magico e un po’ fatalistico di un nuovo ciclo che inizia. Noi sappiamo che la storia ha un centro: Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto, che è vivo tra noi; ha un fine: il Regno di Dio, Regno di pace, di giustizia, di libertà nell’amore; e ha una forza che la muove verso quel fine: la forza è lo Spirito Santo. Tutti noi abbiamo lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel Battesimo, e Lui ci spinge ad andare avanti nella strada della vita cristiana, nella strada della storia, verso il Regno di Dio.