Caso Isinbayeva: pena esemplare per Piras per il bene del Paese

Qualche mese fa sul web si ironizzava sul destino del PD, definito addirittura “Partito Defunto”. Oggi – per fortuna o per sfortuna, forse meglio non dirlo… - abbiamo avuto la certezza che il PD è più vivo che mai. Eh già, perché in meno di 48 ore è riuscito prima a negare la memoria delle Foibe e poi ad augurarsi lo stupro della campionessa di salto con l’asta Yelena Isinbayeva: un impegno mica da poco per un partito qualsiasi, un gioco da ragazzi per un partito che prima tira 100 colpi a tradimento alle elezioni presidenziali e poi scrive lettere con 70 parlamentari firmatari contro l’operato del partito stesso…
Ma andiamo con ordine. Partiamo dal titolo del Fatto Quotidiano sulla questione Isinbayeva: <<Russia, lo scivolone della Isinbayeva sulle leggi anti gay: “Sono a favore”>>. Incredibile a dirsi ma dire la propria opinione per Travaglio e amici è uno “scivolone”: e allora perché non titola <<Scivolone di Vendola: “Sono gay”>>? Comunque, dopo aver avuto l’ennesima conferma che se si vuole buttare un euro il giornale di Travaglio è un’ottima scelta, citiamo – per chi se le fosse perse – le dichiarazioni su cui è “scivolata” l’atleta russa. “In Russia non abbiamo mai avuto questi problemi e non ne vogliamo avere nemmeno in futuro. Se si permette che vengano promosse e fatte certe cose per strada, è giusto avere molta paura per il futuro del nostro Paese. Noi ci consideriamo persone normali. Viviamo soltanto uomini con donne e donne con uomini. Certi atteggiamenti e certe parole sono irrispettosi verso il nostro Paese e per i nostri cittadini. Siamo russi e forse siamo differenti rispetto agli europei. Ma abbiamo la nostra casa e tutti devono rispettarla. Quando noi andiamo negli altri Paesi, cerchiamo di rispettare le loro regole senza interferire”.

Una risposta, altrettanto pacata ed educata, è arrivata da Gianluigi Piras, esponente sardo dell’ex futuro Partito Defunto, che su Facebook ha chiarito: “Isinbayeva, per me possono pure stuprarti in una piazza”. Per sdrammatizzare un fatto di per sé gravissimo ed inammissibile, aggiungiamo il ridicolo tentativo di riabilitarsi ai media nazionali del galantuomo democratico, che successivamente scrive di prendere atto che la sua affermazione “sia stata evidentemente recepita come violenta e inaudita”: ma infatti, chissà mai qualche malintenzionato ha trovato della violenza in una parola così dolce e piacevole come ‘stupro’…
Le scuse sono arrivate puntuali, ma – si sa – contano poco, soprattutto se goffe e grottesche come quelle in questione: Piras si è dimesso – e ci mancherebbe altro – ma quello che l’Italia deve fare è applicare in maniera equa la legge. La leghista Valandro, colpevole dello stesso gesto incivile nei confronti del ministro Kyenge, è stata condannata in primo grado a 13 mesi di reclusione: ci aspettiamo dunque, per la dignità del Paese, per il rispetto delle leggi naturali e positive e per la credibilità della magistratura, che Piras subisca una pena esemplare, e che non passi sotto silenzio il suo vergognoso invito allo stupro, proprio in un periodo in cui la violenza sulle donne è al centro dell’attenzione mediatica. Sarebbe l’ennesima occasione per ricoprirci di ridicolo davanti all’Europa e al mondo.

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