La Seconda Guerra Mondiale rappresenta sicuramente gli anni
più sanguinosi dell’intera storia umana: oltre agli anni ‘39 - ‘45 - i sei anni
di guerra ufficiale - vanno presi in considerazione anche le violente scie di
sangue che si sono trascinate a lungo, soprattutto nell’Europa dell’Est, dove
prima la dominazione sovietica e poi la caduta stessa dell’URSS non poterono
evitare violenze e spargimenti di sangue. I caduti in guerra negli anni ’39 -
’45 rappresentano un tristissimo record, con i suoi 50 milioni di vite
spezzate. Si tratta di una cifra raccapricciante, ancor di più alla luce di un
recente studio che quantifica le morti causate da guerre, genocidi, stragi e
violenze di ogni sorta in tutta la nostra storia, dalla Guerra del Peloponneso
a quelle del Golfo, passando per quelle puniche e quelle napoleoniche: i dati
più ottimistici stimano 150 morti, quelli più tetri sfiorano i 200 milioni.
Quasi un terzo dunque sono state causate dalla Seconda Guerra Mondiale, quasi
la metà nell’ultimo secolo, considerando anche la Grande Guerra.
E tuttavia esiste un’altra causa di morte che strappa ai
conflitti dell’ultimo secolo questo funereo record: stando ai dati
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 1997 ad oggi nel mondo sono stati
autorizzati 53 milioni di aborti l’anno, per un totale in oramai 16 anni di
quasi un miliardo di vite spente egoisticamente sul nascere. In ogni singolo
anno di questi tre lustri sono stati mandati a morte legalmente lo stesso
numero di persone che nell’intera Seconda Guerra Mondiale, senza che nessun
Processo di Norimberga emettesse alcuna sentenza né condanna, anzi: questo vero
e proprio genocidio è stato autorizzato, legalizzato ed incoraggiato dalle
istituzioni civili, con una vergognosa incoerenza che nemmeno una propaganda ideologia
riesce a camuffare.
Una propaganda ideologica che non ricorda - o meglio, non
vuole ricordare - che l’aborto viene legalizzato in origine nei più terribili
totalitarismi dell’ultimo secolo: la nascente URSS e il Terzo Reich nazista.
Nel 1917 la rivoluzione comunista, considerando la famiglia come tipica
dell’ingiusto e corrotto mondo borghese, non la considera un istituto naturale,
ma un bisogno creato dalla storia; l’abolizione della proprietà privata
corrisponde - per Lenin, Dom Deschamps, Fourier, Marx, Babeuf, Morelly e via
discorrendo - l’abolizione dei rapporti familiari e autorizza quindi tanto
l’aborto quanto il divorzio.
La Germania di Hitler sembra avere delle motivazioni
probabilmente meno filosofiche e più semplicemente appartenenti ad un’ideologia
nazionalistica dominante: la prima famiglia non è quella in senso stretto, ma
lo Stato, il Popolo tedesco, la Razza Ariana. Per lo Stato la gioventù deve
essere forte, sana e vigorosa: come a Sparta si aveva la barbara consuetudine
di esporre i bambini deformi, così Hitler autorizza l’eliminazione di ogni
individuo che possa “disonorare” con le sua malformazioni la pura razza ariana.
La strana storia che si narra oggi vede in Hitler e Stalin
che legalizzano l’aborto, due pazzi nemici dell’umanità dall’indicibile
violenza, mentre quando la stessa scelta viene presa dall’Europa e da tutto il
mondo Occidentale si canta la vittoria dei diritti umani e delle libertà
personali individuali: incoerenza - diremmo - ma in fondo non è altri che
l’ideologia contorta che appanna la nostra vista primeggiando ogni giorno su
giornali, televisione, libri, aule di scuola e sale di governo.