17 settembre 1939: quando la Polonia divenne comunista



Ci siamo già soffermati in più di un’occasione in questo blog sulla triste e dimenticata storia della Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale, ma, in occasione del 73° anniversario dell’invasione da parte dei sovietici ci sentiamo in dovere di dedicare ancora una pagina a questa terra di santi dell’ultimo secolo.
L’unica colpa della Polonia era quella di trovarsi fra l’Unione Sovietica e la Germani di Hitler: questa colpa divenne ancor più grave quando il Terzo Reich decise di dare inizio alla Campagna di Polonia il 1° settembre. La facile occupazione nazista della parte occidentale del paese ebbe come reazione l’invasione della parte orientale da parte di 466 000 soldati, 3 470 carri armati e 2 000 aerei sovietici: la motivazione di questa decisione non è data storicamente per certa ma varia fra il timore di un’eccessiva vicinanza delle truppe di Hitler da Mosca - che dimostrerebbe la scarsa fiducia da entrambe le parti circa il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop - e le semplici mire espansionistiche dell’Unione Sovietica; questa seconda tesi sembra più realistica, in quanto, alla fine del conflitto l’URSS fece di tutto per non perdere questo territorio, al pari della Finlandia occupata  negli stessi anni.
La definitiva condanna per la Polonia fu decretata dall’astensione dall’intervenire da parte della Francia e della Gran Bretagna e dal grave errore strategico del già scarso e poco attrezzato esercito polacco che fu distribuito su una linea difensiva troppo ampia, affrontando come guerra di trincea una guerra che si sarebbe invece decisa con un accerchiamento da parte dei tedeschi e dei russi penetrati fino alle retrovie per cogliere alle spalle l’intero esercito.
In rosso i confine fra la Polonia nazista e comunista.
La contemporanea occupazione sovietico-nazista non durò molto e costrinse la popolazione polacca a subire anche le sanguinose conseguenze della guerra che ne scaturì, fra russi e tedeschi in territorio polacco: durante l’intera Seconda Guerra Mondiale perirono oltre sei milioni di polacchi, la cultura e l’intera nazione polacca fu messa a serio rischio dalle intenzioni tanto dei nazisti quanto dei comunisti di cancellare la Polonia dalla geografi europea.

La Polonia, al pari di molte altre nazioni dell’Europa dell’Est visse tragicamente il dopoguerra, soffrendo il controllo comunista fino a quando nel 1989 Solidarnosc non riuscì a vincere le elezioni dopo aver eroso dall’interno l’egemonia del partito comunista in Polonia: nel 1990 Lech Walesa divenne il primo presidente eletto polacco, ma gli strascichi di quasi mezzo secolo di dominio straniero continuarono ancora per molto e forse ancora oggi persistono, soprattutto in un’economia che è stata rifondata dalle origini solo venti anni fa.