Ci siamo già soffermati in più di un’occasione in questo
blog sulla triste e dimenticata storia della Polonia durante la Seconda Guerra
Mondiale, ma, in occasione del 73° anniversario dell’invasione da
parte dei sovietici ci sentiamo in dovere di dedicare ancora una pagina a
questa terra di santi dell’ultimo secolo.

La definitiva condanna per la Polonia fu decretata dall’astensione
dall’intervenire da parte della Francia e della Gran Bretagna e dal grave errore
strategico del già scarso e poco attrezzato esercito polacco che fu distribuito
su una linea difensiva troppo ampia, affrontando come guerra di trincea una
guerra che si sarebbe invece decisa con un accerchiamento da parte dei tedeschi
e dei russi penetrati fino alle retrovie per cogliere alle spalle l’intero
esercito.
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In rosso i confine fra la Polonia nazista e comunista. |
La contemporanea occupazione sovietico-nazista non durò
molto e costrinse la popolazione polacca a subire anche le sanguinose
conseguenze della guerra che ne scaturì, fra russi e tedeschi in territorio polacco:
durante l’intera Seconda Guerra Mondiale perirono oltre sei milioni di
polacchi, la cultura e l’intera nazione polacca fu messa a serio rischio dalle
intenzioni tanto dei nazisti quanto dei comunisti di cancellare la Polonia dalla
geografi europea.
La Polonia, al pari di molte altre nazioni dell’Europa dell’Est
visse tragicamente il dopoguerra, soffrendo il controllo comunista fino a
quando nel 1989 Solidarnosc non riuscì a vincere le elezioni dopo aver eroso
dall’interno l’egemonia del partito comunista in Polonia: nel 1990 Lech Walesa
divenne il primo presidente eletto polacco, ma gli strascichi di quasi mezzo
secolo di dominio straniero continuarono ancora per molto e forse ancora oggi
persistono, soprattutto in un’economia che è stata rifondata dalle origini solo
venti anni fa.