Claretta Petacci, la prima storica del Duce



Ogni totalitarismo necessita di un forte controllo dell'informazione, della propaganda e della cultura. Ottaviano Augusto si riempì di letterati affinché cantassero la sua gloria e affinché lascassero degna memoria delle sue gesta. Nel secolo scorso il Fascismo si è caratterizzato per una grande attenzione nei confronti della propaganda: nel 1937 Mussolini istituisce il Ministero della Cultura Popolare, al quale attribuiva grandi autonomie in argomento di informazione e propaganda. Ben prima, verso la metà degli anni '20, con l'approvazione delle cosiddette Leggi Fascistissime, il Regime aveva posto sotto il proprio controllo l'intera stampa nazionale, senza farsi scrupolo di censurare le voci non in linea con il Governo. Un grande regime, oltre a preoccuparsi dell'informazione ad esso contemporanea, si preoccupa anche di fare in modo che la storiografia successiva sia benevola nel ricordare il suo governo: in tal senso possono interessare alcune precisazioni sulla storiografia del Ventennio.
Possiamo identificare senza alcun dubbio il primo storico del Duce nella figura di Claretta Petacci: quasi 30 anni più giovane di Mussolini, sarà amante del Duce, condividendone la fine, la cattura a Dongo, l'uccisione e l'esposizione a Piazzale Loreto. Le sue lettere con l'amante costituiscono storicamente la fonte più diretta e sicura circa la vita di chi per oltre 20 anni guidò il nostro paese: Ben - come soleva firmarsi nelle sue lettere confidenziali - non affiderà mai a nessun altro le intime confessioni che scriverà in quelle lettere che, cadute in mani partigiane, saranno viste prima dai servizi segreti di tutto il mondo che dagli italiani.
Mussolini si confida con l'amante comunicandole le proprie ansie prima di discorsi importanti, chiedendo consigli per i discorsi stessi, confessando la propria paura della morte e l'ansiosa consapevolezza del sopraggiungere della vecchiaia; Claretta risponde puntuale con parole di conforto, esortando Mussolini a non cedere nei momenti di difficoltà e di essere orgoglioso di quanto fatto: oltre che prima storica di Mussolini, possiamo indubbiamente considerare la Petacci la prima fascista d'Italia, non in ordine cronologico, ma per la completa adesione ai suoi ideali, che incarna coscientemente e che ricorda coerentemente nientemeno che a Mussolini.

Le lettere della Petacci alternano momenti di passione degni della migliore lettera d'amore a momenti di piena coscienza di poter vivere al fianco dell'uomo che aveva fatto la storia italiana negli ultimi 20 anni: cosciente di questo onore ella si fa carico di fare dei propri diari una cronistoria dettagliatissima delle emozioni e delle sensazioni che il Duce le confidava, con la speranza di poter godere un giorno della sua stessa fama. Arriva ad annotare statisticamente il numero delle telefonate che riceveva, oltre ad una serie di dettagli ben poco utili per descrivere la sua storia d'amore, ma indispensabili per poter dare una fisionomia completa ai sentimenti dell'uomo che - nel bene e nel male - ha deciso per sempre la storia del nostro Paese.