Umberto I nell'anniversario dell'incoronazione

Umberto I di Savoia (Torino, 14 marzo 1844 – Monza, 29 luglio 1900), figlio di Vittorio Emanuele II di Savoia e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, fu Re d’Italia dal 1878 al 1900. Prese parte alla terza guerra di indipendenza italiana a capo della XVI Divisione, partecipando allo scontro di Villafranca del 24 giugno 1866. Umberto sposò a Torino, il 22 aprile 1868, la cugina Margherita dalla quale ebbe un figlio, il Principe Vittorio Emanuele, Principe di Napoli (1878-1900) e Re d’Italia (1900-1946). Il suo fu il Regno più difficile e turbolento dall’unità d’Italia. Scomparso Vittorio Emanuele II compito del nuovo Sovrano doveva essere quello del consolidamento dei risultati conseguiti, in un clima di difficoltà opposte e non facilmente conciliabili. I governi di Umberto I si trovarono di fronte a diverse esigenze: bisognava attuare riforme che rendessero il più possibile moderno ed omogeneo il nuovo Stato, che presentava intere regioni assolutamente prive di infrastrutture e con ritardi storici livelli di alf
abetismo, sanitari, di giustizia e di ogni altro settore della vita civile; era necessario promuovere la crescita di un’economia, all’epoca balbettante. Doveva esser data maggiore importanza alla giustizia sociale, e erano da controllare i complotti di restaurazione antiunitaria. Tutto questo doveva essere affrontato con una vistosa sproporzione tra le risorse a disposizione ed i problemi da affrontare, una sproporzione accentuata dalla incredibile successione di catastrofi naturali che sconvolse l’intera Penisola. durante il suo regno che si definì la figura del presidente del Consiglio (1890). Riconobbe il carattere parlamentare del sistema politico italiano; non presiedeva il consiglio dei ministri, si limitava a ricevere, dopo le riunioni di Gabinetto, il presidente del Consiglio dei ministri e, sentita la relazione, a firmare i provvedimenti approvati dal suo dicastero, assumendosi in prima persona anche responsabilità che erano invece collettive e parlamentari. Venne soprannominato «Re buono», per la sollecitudine che dimostrò nel soccorrere i bisognosi. Appena asceso al trono, nel 1879 si recò tra i siciliani colpiti dall’eruzione dell’Etna; nel 1882 accorse nel Veneto devastato da piogge torrenziali; nel 1884 a Napoli, dove imperversava il colera; portando aiuti materiali. I contrasti con la Francia, accentuatisi dopo la conquista da parte dei transalpini della Tunisia (1881) indussero Umberto I a raccogliere la proposta dell’Impero germanico di dare vita alla Triplice Alleanza. Umberto I venne criticato severamente per aver insignito con la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia il generale Fiorenzo Bava-Beccaris che il 7 maggio 1898 si schierò a favore dei moti Milanesi. In realtà, in un primo tempo Umberto I era rimasto seccato per l’accaduto e avrebbe voluto punire Beccaris; furono i suoi consiglieri a convincerlo a cambiare atteggiamento.Altro fatto importante del regno di Umberto I fu la delibera del codice penale Zanardelli (1889), che aboliva la pena di morte.Umberto I manifestò costantemente orgoglio per i progressi dell’Italia; nel «Discorso della Corona» del 25 novembre 1889, affermò : «L’Italia ha fatto in trent’anni quello che altre Nazioni fu lavoro di secoli» Nell’autunno 1891 organizzò a Roma un Congresso internazionale della pace, con la partecipazione di Francia, Germania, Austria-Ungheria e di diversi altri Stati; impegnato alla Triplice Alleanza, manifestò amicizia nei confronti della Gran Bretagna, tese la mano alla Francia malgrado i ripetuti scontri. Il problema sorgeva quando si parlava di politica interna. I troppi impegni per colonizzare-che conseguentemente risultavano un grosso sforzo militare ed economico-allontanavano dai pensieri di Umberto I la difesa interna dei cittadini, che si sentivano insicuri e scontenti. Subì, anche per questo, tre attentati, i primi due falliti: il primo venne tentato da Giovanni Passannante, a Napoli, nel 1878; il secondo da Pietro Acciarito, a Roma, nel 1897. Umberto I venne ucciso a Monza il 29 luglio 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci, il quale voleva vendicare la repressione dei moti popolari del 1898. Fu comunque uno dei più amati-e al contempo discussi- sovrani italiani. Purtroppo però alcune scelte preparavano la strada al disastro di Vittorio Emanuele III.

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