Un popolo di scienziati: l'Italia di Guglielmo Marconi



Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori di trasmigratori”. A 60 metri dalla strada svetta fra i palazzi dell’EUR a Roma la celebre frase con la quale Mussolini volle definire gli italiani, a conclusione della costruzione del Palazzo della Civiltà Italiana, meglio noto come Colosseo Quadrato. Le 28 statue che ornano il monumento vogliono rappresentare l’Italia che lavora, rappresentando infatti i mestieri tipici del nostro Paese, compreso il genio inventivo. Quando nel 1938 il Duce approvò il progetto degli architetti Guerrini, Lapadula e Romano, la sua mente non poté non andare a quel 12 ottobre di otto anni prima, quando Guglielmo Marconi diede dimostrazione al mondo della genialità italiana illuminando il Cristo Redentore a Rio de Janeiro da una frazione in provincia di Pisa a migliaia di chilometri di distanza.
Guglielmo Marconi e Pio XI all'innaugurazione della Stazione Radio Vaticana.
La figura di Guglielmo Marconi ha rappresentato per decenni il genio italiano in un periodo storico - il Ventennio - in cui il regime necessitava di tali figure per la propria propaganda: Marconi si prestò ben volentieri a questo genere di azione, dichiarando fieramente la propria piena adesione agli ideali dell’Italia proletaria e fascista creata da Mussolini. In un intervento in Senato nel 1937 il Duce in persona ostentò con orgoglio patriottico: “Nessuna meraviglia che Marconi abbracciasse, sin dalla vigilia, la dottrina delle Camicie Nere, orgogliose di averlo nei loro ranghi”. Lo stesso Marconi non negò mai tale passato nei ranghi delle Camice Nere, avanzando un confronto del proprio operato con le azioni di Mussolini: difatti come quest’ultimo aveva avuto la geniale intuizione “di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d'Italia”, così allo stesso modo il fisico bolognese fu il primo a riunire in fascio i raggi elettrici.
Marconi incarna alla perfezione l’italiano fascista, eroe della Grande Guerra, dall’innegabile genialità, alimentato da sincero amor di patria, cattolico sincero servitore della Chiesa di Roma: Pio XI nel 1927 gli affidò la gestione della prima stazione radio in territorio vaticano, che nel 1931 darà origine a Radio Vaticana. Nel pomeriggio del 12 febbraio 1931 papa Ratti pronunciò il primo discorso radiofonico di un Pontefice, dopo una breve introduzione di Marconi stesso: “Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del suo divino magistero nel mondo, ma questa è la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra”.
Guglielmo Marconi morì il 20 luglio 1937 per una crisi cardiaca, in seguito alla quale, appena si riprese, chiese di confessarsi e comunicarsi. Senatore a vita sin dal 1914, fu Nobel per la fisica nel 1909.