Domenica scorsa - 7 settembre - ricorreva il 441°
anniversario della Battaglia di Lepanto (1571), che non segnò un grande
cambiamento negli equilibri europei, ma ciò nonostante è sempre rimaste nella storia
del Vecchio Continente come una battaglia di primaria importanza per la
sopravvivenza della nostra stessa cultura. Ricorre oggi invece il 1280° anniversario
della Battaglia di Poitiers (732), una battaglia lontana quasi un millennio
dalla precedente, e che tuttavia è spesso avvicinata nell’ideale collettivo a
quest’ultima: insieme all’assedio di Vienna del 1529 rappresentano senza dubbio
i momenti cruciali dello scontro fra Cristianesimo ed Islam che ha
caratterizzato molti secoli della nostra storia.
La bellicosità e l’aggressività dei musulmani - che ha
spesso messo a repentaglio anche le più solide istituzioni europee - trae
inevitabilmente origine dall’originaria organizzazione della società araba, un’organizzazione
tribale: le necessità di prevalere sulle vicine tribù era un necessario istinto
di sopravvivenza, dal momento che soccombere ad un’altra tribù poteva
significare perdere ogni potere e ricchezza. Quando Maometto morì nel 632,
lasciò nel Corano una serie di precetti sulla vita sociale, politica e civile
che invitava caldamente ogni musulmano ad adoperarsi affinchè il mondo intero
professasse la religione isalmica.
L’espansione islamica dei primi secoli ebbe ben pochi
avversari, complice una grande partecipazione popolare a tali azioni, la
debolezza militare - non culturale!- delle civiltà insediatasi nelle zone
conquistate ed un intelligente sistema di amministrazione che esentava da
alcune tasse tutti coloro si dicessero credenti in Allah. Il nord-Africa in
pochi decenni cadde completamente in mano araba: la terra che fu di Tertulliano
e Sant’Agostino divenne nel 709 sotto il controllo completo degli arabi, grazie
alla conquista da parte della dinastia omayyade.
Le battaglie di Poitiers e Lepanto dunque non ebbero grande
rilievo a livello storico - in particolare la seconda, che ripresentò dopo
pochi mesi un ritorno allo status quo - ma hanno rappresentato a livello
culturale la vittoria della tradizione cattolica sugli infedeli islamici, a
rassicurare l’Europa intera che Roma avrebbe avuto sorte migliore di Bisanzio.