Google si apre al mondo, Nel cuore di Google e altri
titoli simili sono comparsi nei giorni scorsi sui nostri giornali e
telegiornali per commentare la scelta del colosso di Mountain View di rendere
visibili al pubblico alcune delle sue sedi tramite Google Maps, mostrando i
suoi immensi database. Sicuramente una bella iniziativa, quantomeno dal punto
di vista pubblicitario. O forse, solo dal punto di vista pubblicitario. La
trasparenza è tutto per un'azienda moderna, e mostrare alcuni dei propri
database è stata sicuramente una scelta azzeccata.
Peccato che, proprio negli stessi giorni, l'UE abbia comunicato che
"le nuove regole privacy di Google non rispettino le ultime direttive
europee", cosicché da Bruxelles è stato chiesto di rivederle entro pochi
mesi. La questione, sollevata dalla Commissione Nazionale Francese sulla Libertà nell'Informatica, mira a chiarire una serie di
controlli incrociati dei dati di cui entra in possesso Google - cronologia di
ricerca del motore di ricerca, di YouTube, posta elettronica, Maps,... - che
sembra rappresenti una violazione della normativa vigente in Europa. La Privacy
Policy di cui Google si dice ancora orgogliosissima è - a parer loro - indice
del continuo impegno di Google nel proteggere i dati dei propri utenti
aggiornando continuamente le proprie informative a riguardo, sebbene -
osservano ancora una volta da Bruxelles - tali informative non rendono l'utente
veramente a conoscenza della legislazione che lo tutela in rete.
E allora, Google si è aperto su Maps o si è chiuso a riccio per
accaparrarsi sempre più i dati delle nostre ricerche? Ai posteri l'ardua sentenza.