Tutta la nostra vita si
basa su un computo di minuti, ore, giorni, mesi e anni che sembra essere la
cosa più naturale della nostra esistenza; eppure c'è stato un periodo in cui
tale ripartizione non esisteva e se oggi esiste bisogna renderne merito ad una persona,
il Papa Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni, 226o successore di Pietro. E
tuttavia sarebbe ingiusto - a dire il vero anche difficile a credersi - che una
riforma di tale portata vada riconosciuta al volere di una sola persona,
seppure di indiscutibili doti intellettuali e innegabili potere.
Se ci fu un giorno in
cui il domani era 16 ottobre e ieri appena 5 ottobre - questo accadde nel 1582
con l'introduzione del Calendario Gregoriano - bisogna rendere merito alle
attenzioni rivolte dal Pontefice all'astronomia ed alle sue considerazioni
sull'inesattezza del oramai obsoleto calendario Giuliano: per una serie di
imprecisioni di tale calendario il 21 aprile cadeva addirittura 10 giorni dopo
l'equinozio primaverile, calcolando che la Pasqua sarebbe dunque caduta in
estate.
Riuniti intorno a sé i
più rinomati esperti in ambito astronomico, Gregorio XIII tramutò in fatti quel
dibattito che si trascinava stancamente dal lontano Concilio di Nicea (325):
con la bolla papale Inter Gravissimas del 24 febbraio 1582, i lavori del medico
calabrese Giuseppe Lillio, del matematico ed astronomo siciliano Giuseppe Scala
e del matematico perugino Ignazio Danti, coordinati dal Pontefice stesso,
trovarono la propria conclusione con l'esortazione a tutti i paesi di adottare
il nuovo calendario.
Si
tratta indubbiamente di uno dei contributi maggiori che la Chiesa Cattolica
abbia dato al mondo intero, considerato che Italia, Francia, Portpgallo,
Polonia, Lituania, Olanda, Belgio e Lussemburgo adottarono il muovo calendario
il 15 ottobre 1582, seguite a ruota da tutti gli altri paesi del mondo; l'unico
tentativo di abbandonare questo calendario fu quello bolscevico del 1923, ma
già nel 1940 l'URSS tornò al calendario di papa Boncompagni.