Nel lontano 1889 in un giorno come oggi si spegneva in una
sperduta isoletta di New York l’uomo al quale dobbiamo ogni forma di
comunicazione moderna - compresa quella telematica grazie alla quale abbiamo la
possibilità di essere letti - Abbiamo l’onore di ricordare in questa settimana
un’altra grande figura che ha reso celebre l’Italia nel mondo, con il suo genio
e le sue invenzioni: dopo il recente anniversario degli esperimenti di
Guglielmo Marconi, ricorre oggi l’anniversario della morte di Antonio Santi
Giuseppe Meucci, noto semplicemente come Antonio Meucci.
Meucci è stato universalmente riconosciuto come inventore
del telefono e tuttavia tale riconoscimento non è giunto che l’11 giugno 2002,
quando il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto che se Meucci nel 1874avesse
avuto i soldi per pagare il brevetto, Alexander Graham Bell non avrebbe potuto
depositare il proprio brevetto e che dunque il contributo di Antonio Meucci
nell'invenzione del telefono doveva essere riconosciuto.
L’invenzione del telefono fu difatti attribuita per secoli allo
scozzese Bell che, grazie alle sua maggiori disponibilità economiche, riuscì a
brevettare la propria invenzione: le varie produzioni televisive hanno in parte
diffuso la verità per tanti secoli celata, rappresentando la vita stentata che
condusse l’inventore sino alla morte, sopraggiunta dopo che lo scienziato fiorentino
aveva dovuto sperimentare la dura vita in fabbrica per guadagnarsi da vivere.
La vita di Meucci è sicuramente intensa e piena di aspetti più
o meno interessanti e più o meno encomiabili (basti citare il rapporto con Garibaldi
e la massoneria...) e tuttavia nessun giudizio critico - anche i più fondati - potranno
mai cancellare il genio di quest’uomo.