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ottobre 1962: l’aereo India Alfa Papa è diretto da Catania a Milano. Il pilota
sembra tranquillo, nonostante il maltempo. Siamo in fase di atterraggio. La
torre di controllo ha già indicato la pista e dato l'autorizzazione
all'atterraggio: 9 gradi pista 36. “Ricevuto”, sono le ultime parole, poi
India Alfa Papa non risponde più. Qualche minuto dopo, il bireattore precipita nella
campagna di Bascapé. Muore l'intero equipaggio: Enrico Mattei, il giornalista
inglese William Mchal e il pilota Irnerio Bertuzzi.
Un
incidente tuttaltro che inspiegabile sul quale dubbi, più che ragionevoli – per
usare una formula giudiziaria- gettano il ruolo e il carattere della vittima di
esso: il presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi, Enrico Mattei, l’uomo più
potente d’Italia.
Dopo
la guerra, alla quale aveva partecipato attivamente nella Resistenza Cattolica,
la commissione economica del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia
lo aveva nominato commissario straordinario dell'AGIP, con il compito di
liquidare la grande industria italiana e cedere tutto ai privati.
Ma Mattei si era rivelato da subito contrario al progetto
assegnatogli ritenendo che l’Agip fosse una delle più interessanti eredità del
Fascismo. Così si oppose, mettendo addirittura in discussione, con forte
imbarazzo dell’amico e ministro Ferruccio Parri, le clausole dei trattati di
pace con gli USA che prevedevano pesanti vincoli per l'Italia nella delicata
fase della Ricostruzione. E’ allora che nasce il suo grande progetto, che
porterà in qualche anno alla nascita dell’ENI. Mattei non
ha dubbi, per la Ricostruzione italiana le fonti energetiche sono strategiche.
Richiama i tecnici dell'Agip fascista e riprende ricerche e perforazioni.
Per raggiungere l'obiettivo che si è prefisso trasgredisce a 8000 ordinanze, i
suoi operai lavorano di notte, ed egli garantisce con le sue stesse
proprietà gli investimenti. All'inizio del 1946 l'Agip trova il metano in
Val Padana.
Le azioni dell'azienda petrolifera salgono e il gas arriva in tutte
le case italiane. Il miracolo italiano ha a che fare con la grande intuizione
di Mattei sulle potenzialità del metano che l'Agip trovò nella cosiddetta
cassaforte padana e che letteralmente strappò alle varie compagnie private che
se ne volevano impossessare con una certa rapidità. Mattei ha avuto un'idea
geniale. Cercando il petrolio nella pianura Padana ha trovato il gas. Sono in
molti a contrastare apertamente la sua iniziativa: lo scontro
sull'Agip è politico, tra chi difende la legittimità dell'intervento
pubblico nei settori produttivi strategici e chi difende invece il primato del
libero mercato e dell'iniziativa privata. Tutto il mondo della finanza, guidato
da Giorgio Valerio, presidente del più grande monopolio italiano, è
contro Mattei, in alleanza con l'industria petrolifera americana sostenuta
dalla politica energetica del dipartimento di Stato.
Tuttavia
è proprio nella contesa che Mattei rivela, accanto alla genialità, quella vena
autoritaria del proprio carattere che contribuisce a procurargli nemici. Vuole
e finanzia la nascita di un organo di stampa che lo sostenga, Il Giorno, la
cui direzione viene affidata al giornalista Gaetano Baldacci. Mentre la
produzione dell'ENI si intensifica e si sta costruendo la prima centrale
nucleare italiana, si moltiplicano gli attacchi rivolti verso la sua persona.
Mattei corrompe, compra i suoi amici, paga i partiti, dicono i suoi oppositori.
Indro Montanelli firma una serie di articoli durissimi contro Mattei sul Corriere della Sera denunciano le commistioni tra politica e affari e i metodi corrotti del presidente dell'ENI. Molti anni dopo, in un'intervista,
Indro Montanelli firma una serie di articoli durissimi contro Mattei sul Corriere della Sera denunciano le commistioni tra politica e affari e i metodi corrotti del presidente dell'ENI. Molti anni dopo, in un'intervista,
Mattei e il cane a sei zampe, emblema della ENI |
l'editorialista
ricordava così la sua inchiesta su Mattei: “Non è che Mattei pagava delle
tangenti per avere questo o quell'appalto, Mattei pagava i partiti perché facessero
una scelta politica, si imponeva era lui il padrone. Mattei era un uomo che
agiva in grande, non paragonabile ai corrotti e i corruttori di oggi.”
La grandezza di questo personaggio, tuttavia, non è tanto nella machiavellica predisposizione per il potere e gli intrighi ad esso connesso o nella geniale intuizione nel metano, quanto nello straordinario modo in cui, novello Prometeo sfida l’Olimpo delle Sette Sorelle, e, per il bene dell’Italia e degli Italiani, si industria nello stringere accordi con paesi estranei all’orbita statunitense: i paesi ex coloniali, quei paesi ricchi di risorse che vogliono affrancarsi dal dominio del cartello del petrolio per i quali Mattei si occupa addirittura della formazione dei tecnici. Per le grandi compagnie ormai Mattei è un problema serio, parlano di un uomo che va in giro per il mondo come un guerrigliero. E lo scontro assume effettivamente i caratteri di una guerra. Riferendosi ad uno dei suoi viaggi, in Tunisia, Mattei racconta di aver visto “una lotta terribile, senza esclusione di colpi, di aver visto insieme società americane inglesi francesi olandesi, tutti uniti contro di noi. Di aver perso, in qualche occasione, ma poi di aver vinto, perché l'Italia offriva ai paesi una collaborazione vera, vantaggiosa per entrambi, ponendo condizioni molto più umane, e non arrivava nei paesi come un colonizzatore”. Giorgio La Pira, allora sindaco di Firenze, racconta in un'intervista come in quegli anni (dopo la conferenza di Bandung del 1955) “il fatto storico fondamentale fosse l'emergenza dei popoli del terzo mondo e come tale emergenza significasse proprio dare a quei paesi la possibilità politica ed economica perché divenissero delle forze storiche nuove. Mattei capì questa cosa semplice, elementare, quindi capì che se un'economia si sviluppa in quel senso quello è il senso della storia e lui fu uno che più degli altri ebbe il senso della storia presente”.
La grandezza di questo personaggio, tuttavia, non è tanto nella machiavellica predisposizione per il potere e gli intrighi ad esso connesso o nella geniale intuizione nel metano, quanto nello straordinario modo in cui, novello Prometeo sfida l’Olimpo delle Sette Sorelle, e, per il bene dell’Italia e degli Italiani, si industria nello stringere accordi con paesi estranei all’orbita statunitense: i paesi ex coloniali, quei paesi ricchi di risorse che vogliono affrancarsi dal dominio del cartello del petrolio per i quali Mattei si occupa addirittura della formazione dei tecnici. Per le grandi compagnie ormai Mattei è un problema serio, parlano di un uomo che va in giro per il mondo come un guerrigliero. E lo scontro assume effettivamente i caratteri di una guerra. Riferendosi ad uno dei suoi viaggi, in Tunisia, Mattei racconta di aver visto “una lotta terribile, senza esclusione di colpi, di aver visto insieme società americane inglesi francesi olandesi, tutti uniti contro di noi. Di aver perso, in qualche occasione, ma poi di aver vinto, perché l'Italia offriva ai paesi una collaborazione vera, vantaggiosa per entrambi, ponendo condizioni molto più umane, e non arrivava nei paesi come un colonizzatore”. Giorgio La Pira, allora sindaco di Firenze, racconta in un'intervista come in quegli anni (dopo la conferenza di Bandung del 1955) “il fatto storico fondamentale fosse l'emergenza dei popoli del terzo mondo e come tale emergenza significasse proprio dare a quei paesi la possibilità politica ed economica perché divenissero delle forze storiche nuove. Mattei capì questa cosa semplice, elementare, quindi capì che se un'economia si sviluppa in quel senso quello è il senso della storia e lui fu uno che più degli altri ebbe il senso della storia presente”.
Mattei con il presidente egiziano Nasser |
Sul
nome di Enrico Mattei cominciano a sprecarsi inchieste e dossier, soprattutto
quelli dei servizi segreti statunitensi, preoccupati del suo ruolo nella
politica estera e sulla sua crescente influenza sui paese del Mediterraneo. In
un documento del National Security Council del 1961 si legge: La politica
petrolifera italiana, dominata da Mattei, ha sferrato attacchi alle maggiori
compagnie petrolifere occidentali,e alla loro struttura internazionale dei
prezzicon un impatto distruttivo nei rapporti tra le stesse compagnie e i
governi del Medioriente. Le tattiche di Mattei hanno alimentato, specialmente
in Africa, sentimenti anticolonialisti.
Rileggendo questo rapporto ben si scorgono motivi che avrebbero potuto indurre i servizi segreti a liberarsi di un soggetto così scomodo oltre che per la propria politica per ciò che essa rappresenta.
Rileggendo questo rapporto ben si scorgono motivi che avrebbero potuto indurre i servizi segreti a liberarsi di un soggetto così scomodo oltre che per la propria politica per ciò che essa rappresenta.
Analizzando
i frammenti di metalli dell’aereo su cui morì Mattei vi sono inequivocabili
segnali che a provocare l’incidente è stata una bomba. Il 20 febbraio 2003 il
procuratore di Pavia Vincenzo Calia ha chiuso l'inchiesta sulla morte di
Mattei, chiedendo l'archiviazione per quanto riguarda esecutori e mandanti.
L'aereo fu dolosamente abbattuto. Non si sono trovati i colpevoli. Nelle
conclusioni del magistrato si legge anche che “la programmazione e l'esecuzione
dell'attentato furono complesse e comportarono il coinvolgimento di uomini
inseriti nello stesso ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato
con responsabilità non di secondo piano”.
Uno
dei tanti misteri d’Italia di cui, mai, avremo una risposta univoca, dovendo
accontentarci della crepuscolare luce d’un sospetto, dettato da tutt'altro che malizia…