Il Caso Mattei


27 ottobre 1962: l’aereo India Alfa Papa è diretto da Catania a Milano. Il pilota sembra tranquillo, nonostante il maltempo. Siamo in fase di atterraggio. La torre di controllo ha già indicato la pista e dato l'autorizzazione all'atterraggio: 9 gradi pista 36. “Ricevuto”, sono le ultime parole, poi India Alfa Papa non risponde più. Qualche minuto dopo, il bireattore precipita nella campagna di Bascapé. Muore l'intero equipaggio: Enrico Mattei, il giornalista inglese William Mchal e il pilota Irnerio Bertuzzi.
Un incidente tuttaltro che inspiegabile sul quale dubbi, più che ragionevoli – per usare una formula giudiziaria- gettano il ruolo e il carattere della vittima di esso: il presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi, Enrico Mattei, l’uomo più potente d’Italia.
Dopo la guerra, alla quale aveva partecipato attivamente nella Resistenza Cattolica, la commissione economica del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia lo aveva nominato commissario straordinario dell'AGIP, con il compito di liquidare la grande industria italiana e cedere tutto ai privati. Ma Mattei si era rivelato da subito contrario al progetto assegnatogli ritenendo che l’Agip fosse una delle più interessanti eredità del Fascismo. Così si oppose, mettendo addirittura in discussione, con forte imbarazzo dell’amico e ministro Ferruccio Parri, le clausole dei trattati di pace con gli USA che prevedevano pesanti vincoli per l'Italia nella delicata fase della Ricostruzione. E’ allora che nasce il suo grande progetto, che porterà in qualche anno alla nascita dell’ENI. Mattei non ha dubbi, per la Ricostruzione italiana le fonti energetiche sono strategiche. Richiama i tecnici dell'Agip fascista e riprende ricerche e perforazioni. Per raggiungere l'obiettivo che si è prefisso trasgredisce a 8000 ordinanze, i suoi operai lavorano di notte, ed egli garantisce con le sue stesse proprietà gli investimenti. All'inizio del 1946 l'Agip trova il metano in Val Padana. 
Le azioni dell'azienda petrolifera salgono e il gas arriva in tutte le case italiane. Il miracolo italiano ha a che fare con la grande intuizione di Mattei sulle potenzialità del metano che l'Agip trovò nella cosiddetta cassaforte padana e che letteralmente strappò alle varie compagnie private che se ne volevano impossessare con una certa rapidità. Mattei ha avuto un'idea geniale. Cercando il petrolio nella pianura Padana ha trovato il gas. Sono in molti a contrastare apertamente la sua iniziativa: lo scontro sull'Agip è politico, tra chi difende la legittimità dell'intervento pubblico nei settori produttivi strategici e chi difende invece il primato del libero mercato e dell'iniziativa privata. Tutto il mondo della finanza, guidato da Giorgio Valerio, presidente del più grande monopolio italiano, è contro Mattei, in alleanza con l'industria petrolifera americana sostenuta dalla politica energetica del dipartimento di Stato.
Tuttavia è proprio nella contesa che Mattei rivela, accanto alla genialità, quella vena autoritaria del proprio carattere che contribuisce a procurargli nemici. Vuole e finanzia la nascita di un organo di stampa che lo sostenga, Il Giorno, la cui direzione viene affidata al giornalista Gaetano Baldacci. Mentre la produzione dell'ENI si intensifica e si sta costruendo la prima centrale nucleare italiana, si moltiplicano gli attacchi rivolti verso la sua persona. Mattei corrompe, compra i suoi amici, paga i partiti, dicono i suoi oppositori.
Indro Montanelli firma una serie di articoli durissimi contro Mattei sul Corriere della Sera denunciano le commistioni tra politica e affari e i metodi corrotti del presidente dell'ENI. Molti anni dopo, in un'intervista,
Mattei e il cane a sei zampe, emblema della ENI
l'editorialista ricordava così la sua inchiesta su Mattei: “Non è che Mattei pagava delle tangenti per avere questo o quell'appalto, Mattei pagava i partiti perché facessero una scelta politica, si imponeva era lui il padrone. Mattei era un uomo che agiva in grande, non paragonabile ai corrotti e i corruttori di oggi.”
La grandezza di questo personaggio, tuttavia, non è tanto nella machiavellica predisposizione per il potere e gli intrighi ad esso connesso o nella geniale intuizione nel metano, quanto nello straordinario modo in cui, novello Prometeo sfida l’Olimpo delle Sette Sorelle, e, per il bene dell’Italia e degli Italiani, si industria nello stringere accordi con paesi estranei all’orbita statunitense: i paesi ex coloniali, quei paesi ricchi di risorse che vogliono affrancarsi dal dominio del cartello del petrolio per i quali Mattei si occupa addirittura della formazione dei tecnici. Per le grandi compagnie ormai Mattei è un problema serio, parlano di un uomo che va in giro per il mondo come un guerrigliero. E lo scontro assume effettivamente i caratteri di una guerra. Riferendosi ad uno dei suoi viaggi, in Tunisia, Mattei racconta di aver visto “una lotta terribile, senza esclusione di colpi, di aver visto insieme società americane inglesi francesi olandesi, tutti uniti contro di noi. Di aver perso, in qualche occasione, ma poi di aver vinto, perché l'Italia offriva ai paesi una collaborazione vera, vantaggiosa per entrambi, ponendo condizioni molto più umane, e non arrivava nei paesi come un colonizzatore”. Giorgio La Pira, allora sindaco di Firenze, racconta in un'intervista come in quegli anni (dopo la conferenza di Bandung del 1955) “il fatto storico fondamentale fosse l'emergenza dei popoli del terzo mondo e come tale emergenza significasse proprio dare a quei paesi la possibilità politica ed economica perché divenissero delle forze storiche nuove. Mattei capì questa cosa semplice, elementare, quindi capì che se un'economia si sviluppa in quel senso quello è il senso della storia e lui fu uno che più degli altri ebbe il senso della storia presente”.
Mattei con il presidente egiziano Nasser
Sul nome di Enrico Mattei cominciano a sprecarsi inchieste e dossier, soprattutto quelli dei servizi segreti statunitensi, preoccupati del suo ruolo nella politica estera e sulla sua crescente influenza sui paese del Mediterraneo. In un documento del National Security Council del 1961 si legge: La politica petrolifera italiana, dominata da Mattei, ha sferrato attacchi alle maggiori compagnie petrolifere occidentali,e alla loro struttura internazionale dei prezzicon un impatto distruttivo nei rapporti tra le stesse compagnie e i governi del Medioriente. Le tattiche di Mattei hanno alimentato, specialmente in Africa, sentimenti anticolonialisti.
Rileggendo questo rapporto ben si scorgono motivi che avrebbero potuto indurre i servizi segreti a liberarsi di un soggetto così scomodo oltre che per la propria politica per ciò che essa rappresenta.
Analizzando i frammenti di metalli dell’aereo su cui morì Mattei vi sono inequivocabili segnali che a provocare l’incidente è stata una bomba. Il 20 febbraio 2003 il procuratore di Pavia Vincenzo Calia ha chiuso l'inchiesta sulla morte di Mattei, chiedendo l'archiviazione per quanto riguarda esecutori e mandanti. L'aereo fu dolosamente abbattuto. Non si sono trovati i colpevoli. Nelle conclusioni del magistrato si legge anche che “la programmazione e l'esecuzione dell'attentato furono complesse e comportarono il coinvolgimento di uomini inseriti nello stesso ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato con responsabilità non di secondo piano”.
Uno dei tanti misteri d’Italia di cui, mai, avremo una risposta univoca, dovendo accontentarci della crepuscolare luce d’un sospetto, dettato da tutt'altro che malizia…