La Juve è tornata quella squadra tritasassi che rende noioso
il campionato a tutti i tifosi di squadre diverse da quella torinese a strisce,
ma purtroppo non è ancora tornata la Vecchia Signora, perché, di questa
Juventus, tutto si può dire tranne che sia una squadra signorile, elegante e
rispettosa. Sarà il ricambio generazionale, sarà che il calcio non è più quello
dei tempi dell’Avvocato Agnelli, sarà che la dirigenza del dopo-Calciopoli ha
voluto cambiare radicalmente, ma la Vecchia Signora non c’è più, né in campo,
né dietro alle scrivanie né davanti ai microfoni.
L’episodio di Antonio Conte di sabato sera è solo l’ultimo
di una serie di episodi che ci stanno facendo purtroppo dimenticare la semplice
correttezza ed eleganza della squadra degli Agnelli, e - temiamo - ce ne
saranno ancora altri: dopo ogni polemica sollevata dall’atteggiamento poco
Juventus-style del tecnico pugliese la sua società si è sempre erta a difesa
del proprio tecnico, incitandolo così a superarsi ogni volta, facendo di
interviste e partite un’occasione per attrarre telecamere e fotografi.
Ieri sera Pioli, innervosito per l’esultanza spropositata
del tecnico bianconero sotto la tribuna felsinea, ha fatto notare, con garbo ma
con una certa schiettezza, di non aver apprezzato tali gesti: “viene voglia
di andare all’estero” risponde stizzito il tecnico juventino, dimostrando
di essere in verità un cattivo conoscitore del calcio al di fuori dell’Italia,
dove il massimo dell’esultanza di allenatori del calibro di Sir Alex Ferguson e
Pep Guardiola è una pacca sulla spalla ai propri collaboratori.
Basta poco per migliorare il nostro calcio, ma questi
piccoli passi devono essere fatti da tutti, da chi gioca e da chi allena, da
chi arbitra e da chi dirige, dalla Federazione quanto dalle società: e per fare
della partita di sabato un esempio di bel calcio basterebbe molto poco, una
semplicissima presa di posizione della Società di corso Galileo Ferraris, per
chiedere scusa tanto ai tifosi del Bologna quanto ai propri. Ma, considerate le
precedenti scelte della società di difendere a spada tratta il proprio
allenatore anche di fronte ad una sentenza definitiva di condanna da parte
degli organi federali, appare quantomeno utopistico sperare in un improvviso
cambio di rotta per un episodio simile: e allora rimarrebbe solo la stampa e
l’opinione pubblica a processare Conte, come fece con un certo Mazzone quella
domenica di fine settembre del 2001, quando a Bergamo passò alla storia del
calcio per un’esultanza sotto la curva dell’Atalanta dopo il gol di Baggio che
regalava al Brescia un pareggio in pieno recupero. E se la stampa fu allora
durissima con il tecnico romano - uno che non ha vinto nulla ma ha plasmato un
ruolo di regista a centrocampo per un certo Andrea Pirlo ed ha fatto esordire
in prima squadra un 17enne Francesco Totti... -, dovrebbe riservare un pari
trattamento ad Antonio Conte, considerata anche la colpevole recidività del
tecnico, che da quando allena a Vinovo non fa altro che scatenare polemiche su
polemiche. Sempre spernado che almeno l’opinione pubblica riesca a far
rinascere la Vecchia Signore, perché la Juve di oggi, per quello che dimostra
fuori dal campo, sta facendo rivoltare nella tomba anche l’Avvocato, del quale
- oggi più che mai - il calcio italiano soffre maledettamente la mancanza.
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