Calcio e tecnologia: perchè no



Nella discussione aperta ieri su questo stesso blog circa il rapporto fra calcio e tecnologia è possibile individuare le svariate posizioni sull'utilizzo di tecnologie ausiliarie al direttore di gara in due diverse correnti di pensiero: alcuni ritengono necessario, per garantire alla direzione di gara la serenità necessaria per svolgere al meglio il proprio compito decisionale, deresponsabilizzare la terna, svilendone forse il ruolo, ma alleggerendola da compiti gravosi - come le decisioni in caso di gol-non gol o fuorigiochi millimetrici - tramite l’utilizzo di moviola, occhio di falco, pallone con microchip o simili. L’altra corrente di pensiero vede invece nella responsabilizzazione della classe arbitrale un importante stimolo per esprimere sempre il meglio e garantire dunque il regolare svolgimento del gioco: gli arbitri d’altronde sono prima di tutto uomini, e sapere che alcune decisioni non sono più di loro competenza ne diminuisce sicuramente la sicurezza ed il prestigio sul rettangolo verde. Queste idee sono state chiaramente alla base della decisione del Presidente UEFA Michelle Platini di introdurre la figura degli arbitri addizionali di porta: con l’appoggio di Pierluigi Collina - e l’aiuto della sua decennale esperienza - la sperimentazione degli arbitri di porta è stata proposta agli Europei della scorsa estate, e dai risultati è possibile difendere a spada tratta la decisione della UEFA e della FIGC, unica federazione al mondo ad aver imposto tale figura nella massima categoria scegliendo gli arbitri addizionali esclusivamente fra gli arbitri e non fra gli assistenti.
Questa nuova figura rappresenta prima di tutto un paio di occhi in più per area di rigore: prima ancora di dover segnalare le situazioni di gol-non gol, l’arbitro addizionale è chiamato a controllare ogni contatto ed ogni movimento nella zona di sua competenza. Un importante esempio a tal riguardo è stato offerto dalla partita Italia-Croazia degli ultimi europei: in occasione del contatto Chiellini-Jelavic, l’arbitro Webb ha fischiato fallo contro la formazione di Bilic, suscitandone così le più veementi proteste. Dalla posizione dell’arbitro - che pure era posizionato a norma di regolamento - sembrava effettivamente che il centrale azzurro avesse commesso fallo sull’attaccante dell’Everton, ma la vicinanza dell’arbitro addizionale inglese ha consentito a Webb di scegliere con tempismo eccellente nella maniera corretta, senza peraltro far notare il contatto con l’addizionale, avvenuto tramite auricolare. Questo è difatti il motivo più ricorrente di critiche a queste nuove figure arbitrali: quando l’errore è palese, viene immediatamente attribuita loro la responsabilità, ma quando la scelta è corretta, spesso nessuno si accorge dell’aiuto dato dall’addizionale. Euro 2012 ha offerto anche in questo senso un chiaro esempio. In Germania-Portogallo Pepe calcia il pallone che prima colpisce la traversa, poi la linea di porta: l’addizionale non fa altro che sussurrare all’arbitro “rien, rien”, in francese “niente, niente”, facendo così correre l’azione senza che nessuna telecamera si soffermasse né su di lui né sull’arbitro Lannoy.
Un altro grande merito degli arbitri addizionali è quello di sgravare di compiti l’assistente: non si tratta di una deresponsabilizzazione della classe arbitrale, perché gli stessi compiti vengono svolti da un altro membro di quella che un giorni si chiamava terna e che ormai si è allaragata a 5 uomini. Gli assistenti possono difatti concentrarsi esclusivamente sui fuorigiochi, evitando di dover tenere d’occhi anche aree di rigore e linee di porta: nei campionati continentali polacchi si è raggiunta l’altissima percentuale del 96% di decisioni corrette su fuorigiochi di meno di un metro, e tale sorprendente risultato non può che essere addebitato alla presenza degli addizionali.
Un altro ottimo traguardo tagliato dalla classe arbitrale grazie all’innovazione degli addizionali è rappresentato dalla funzione “deterrente” degli stessi arbitri d’area: nelle 31 partite disputate fra Polonia ed Ucraina, con una media di 20 calci piazzati in zona offensiva ogni partita, è stata fischiata solamente una trattenuta. È innegabile che per i calciatori sapere di avere addosso non solo gli occhi di un arbitro a 20 metri ma anche quelli di un addizionale a 5 metri è un deterrente, e ne risente indubbiamente soprattutto il bel gioco.
Il futuro dunque è già oggi, perché tanto la UEFA quanto la FIGC hanno deciso di intraprendere la strada più vicina alla cultura arbitrale europea, quella di arbitri del calibro di Frisk e Mikkelsen, ma anche dei nostri Collina e Agnolin, per insegnare al mondo del calcio che l’occhio umano è sempre meglio di quello elettronico.

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