All’interno
di questo lungo excursus sulla Prima Repubblica, da noi dedicato al periodo di
campagna elettorale, vogliamo commemorarlo riportando le toccanti parole pronunciate
dal Santo Padre Paolo VI il 13 maggio 1978, in occasione della commemorazione
funebre dello statista pugliese, il quale – come è ben noto – non ebbe funerali
di Stato, dato il rifiuto categorico da parte dei propri familiari. Di seguito il
testo integrale della preghiera levata dal 261° successore di Pietro, il quale aveva anche indirizzato una lettera
pubblica ai brigatisti[1]:
«Ed
ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa
pietra rotolata all'ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per
esprimere il «De profundis», il grido cioè ed il pianto dell'ineffabile dolore
con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce.
Signore, ascoltaci!
E chi può ascoltare il nostro
lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito
la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite,
saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo
spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la
vita. Per lui, per lui.
Signore, ascoltaci!
Fa', o Dio, Padre di
misericordia, che non sia interrotta la comunione che, pur nelle tenebre della
morte, ancora intercede tra i Defunti da questa esistenza temporale e noi
tuttora viventi in questa giornata di un sole che inesorabilmente tramonta. Non
è vano il programma del nostro essere di redenti: la nostra carne risorgerà, la
nostra vita sarà eterna ! Oh! che la nostra fede pareggi fin d'ora questa
promessa realtà. Aldo e tutti i viventi in Cristo, beati nell'infinito Iddio,
noi li rivedremo!
Signore, ascoltaci!
E intanto, o Signore, fa' che,
placato dalla virtù della tua Croce, il nostro cuore sappia perdonare
l'oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo Uomo carissimo e a quelli che
hanno subito la medesima sorte crudele; fa' che noi tutti raccogliamo nel puro
sudario della sua nobile memoria l'eredità superstite della sua diritta
coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione alla
redenzione civile e spirituale della diletta Nazione italiana!
Signore, ascoltaci!
Al termine della
preghiera, ascoltata dall'Assemblea in silenzioso raccoglimento, Paolo VI
sottolinea ancora la sua paterna partecipazione al dolore di tutti con le
seguenti espressioni rivolte ai presenti in Basilica e a quanti altri seguono
la celebrazione dalla piazza antistante o attraverso la radio e la televisione.
Prima che termini il rito di suffragio,
nel quale abbiamo pregato per la pace eterna di questo nostro fratello, noi
leviamo le braccia a benedire quanti sono presenti in questo Tempio o, non
avendo potuto trovar posto entro le sue mura, sono restati nella piazza, ed
ancora tutti quelli che, pur lontani, sono a noi uniti spiritualmente: in
particolare intendiamo abbracciare con questo nostro gesto paterno anche quanti
portano nel cuore strazio e dolore per qualche loro congiunto, vittima di
simile efferata violenza. Anche per queste vittime si estende la nostra
afflitta preghiera. Su tutti invochiamo, apportatrice di serenità e di
speranza, la confortatrice assistenza del Signore.»
[1] «Io scrivo a voi, uomini delle Brigate
Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l'onorevole
Aldo Moro. Io non vi conosco, e non ho modo d'avere alcun contatto con voi. Per
questo vi scrivo pubblicamente, profittando del margine di tempo, che rimane
alla scadenza della minaccia di morte, che voi avete annunciata contro di lui,
Uomo buono ed onesto, che nessuno può incolpare di qualsiasi reato, o accusare
di scarso senso sociale e di mancato servizio alla giustizia e alla pacifica
convivenza civile. Io non ho alcun mandato nei suoi confronti, né sono legato
da alcun interesse privato verso di lui. Ma lo amo come membro della grande
famiglia umana, come amico di studi, e a titolo del tutto particolare, come
fratello di fede e come figlio della Chiesa di Cristo.Ed è in questo nome
supremo di Cristo, che io mi rivolgo a voi, che certamente non lo ignorate, a
voi, ignoti e implacabili avversari di questo uomo degno e innocente; e vi
prego in ginocchio, liberate l'onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza
condizioni, non tanto per motivo della mia umile e affettuosa intercessione, ma
in virtù della sua dignità di comune fratello in umanità, e per causa, che io
voglio sperare avere forza nella vostra coscienza, d'un vero progresso sociale,
che non deve essere macchiato di sangue innocente, né tormentato da superfluo
dolore. Già troppe vittime dobbiamo piangere e deprecare per la morte di
persone impegnate nel compimento d'un proprio dovere. Tutti noi dobbiamo avere
timore dell'odio che degenera in vendetta, o si piega a sentimenti di avvilita
disperazione. E tutti dobbiamo temere Iddio vindice dei morti senza causa e
senza colpa. Uomini delle Brigate Rosse, lasciate a me, interprete di tanti
vostri concittadini, la speranza che ancora nei vostri animi alberghi un vittorioso
sentimento di umanità. Io ne aspetto pregando, e pur sempre amandovi, la prova.»
Dal Vaticano, 21 aprile 1978
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