Marito e marito. Tanto paga l'UE...


Che la questione circa i diritti degli omosessuali stia catalizzando l’attenzione mediatica e politica non siamo certo i primi a dirlo. E tuttavia dovrebbero essere un po’ di più i comunicatori che dicano che oltre ad intasare gli ordini del giorno di dibattiti politici e a rallentare la già farraginosa macchina legiferatrice del nostro Paese, assorbe una notevole somma dei tributi di noi tutti contribuenti. Ha avuto difatti inizio il primo gennaio un progetto internazionale unanimemente definito “ambizioso”: “Rights on the move-Rainbow families in Europe”. Come si può leggere dal sito dell’Arcigay, il progetto avrà al centro del proprio studio le cosiddette “famiglie arcobaleno”, ovvero “unità familiari composte da due genitori omosessuali, realtà presenti in Italia nonostante la legislazione vieti ai gay matrimoni, procreazione medicalmente assistita e adozioni”. E proprio per sanare questo vuoto legislativo, l’UE ha dato mandato all’Università di Trento di gestire il progetto fino alla sua conclusione, prevista per l’ottobre 2014: l’obiettivo - si legge ancora sul sito dell’associazione - è garantire alle “famiglie arcobaleno” la mobilità entro i confini comunitari, grazie ad un’uniformità legislativa in materia ancora ben lungi anche solo dall’essere pensata.
E tuttavia ciò che colpisce dell’iniziativa non è la mole di lavoro con la quale di troverà immediatamente a che fare - si dovrà confrontare con le legislazioni di 27 paesi (l’Italia da sé negli ultimi anni ha prodotto oltre 5000 leggi l’anno...) - né l’utilità pratica di una tale operazione, né tantomeno i suoi fondamenti etici - sempre che ne abbia -, ma la folle cifra stanziata per il progetto: 500 000 €. L’Europa sta attraversando una crisi economica di dimensioni inaudite, Spagna e Grecia sono sull’orlo della bancarotta e l’Italia non ne è poi così lontana e l’Unione Europea che cosa decide di fare con mezzo milione di euro? Finanziare un progetto utopicamente realizzabile nel 2014 assolutamente inutile tanto per la ripresa economica tanto attesa quanto per avviare una indispensabile politica di riforme sociali. Non converrebbe forse preoccuparsi di un tasso di natalità pari all’1.36 in Germania, Spagna e Portogallo, all’1.46 in Italia contro il 2.1 necessario a mantenere l’equilibrio della popolazione? Non ci si dovrebbe preoccupare che fra 50 anni in Europa ci saranno più ottantenni che bambini? Non sarebbe poi una preoccupazione così lontana dagli attuali problemi di ordine economico: un così repentino invecchiamento della popolazione comporterebbe un gravoso aumento della spesa pubblica, e preoccuparsene sarebbe solamente un atto di buon senso che autorizzi le nuove generazioni a guardare con fiducia al futuro.

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