Il cancro dell'informazione

L’informazione italiana è basata esclusivamente sulla televisione: bisogna difatti prendere atto che siti e blog non riescono neanche a sfiorare l’efficacia comunicativa - e disinformativa - delle televisioni. Il motivo è molto semplice ed è rappresentato dall’invasività della televisione, dove le voci di poche opinioni formano l’opinione comune, sovrastando in importanza carta stampata e “virtuale”. E dunque, constatata un’innegabile e gravissima carenza di oggettività e trasparenza nell’informazione nostrana, sul banco degli imputati siede primariamente il mezzo televisivo, e nella settimana scorsa abbiamo avuto tristemente le prove necessarie per una condanna incontestabile.

Il 25 gennaio a Washington oltre mezzo milione di persone sono scese per le strade per marciare a difesa della vita: la capitale degli States paralizzata da un corteo tanto numeroso potrebbe essere per molti una ghiotta occasione per fare informazione, ma non in Italia, dove di questa manifestazione non ne ha parlato nessuno. E se poi in Francia 800 000 persone - cattolici e non, musulmani ed omosessuali - manifestano per difendere il vero ed unico matrimonio, quello fra un uomo ed una donna, in Italia ancora non è abbastanza per darne notizia.

Si potrebbe forse affrettatamente concludere che il Monti-pensiero ha fatto scuola, e di famiglia e matrimonio non ne interessa più niente a nessuno. Ma a dire il vero anche qualche aspetto della vita politica italiana è stata rappresentata a dir poco nebulosamente dall’informazione nazionale: ne è un esempio il servizio del TG la7 dell’edizione serale di domenica 27 gennaio; la giornalista quantifica in “una ventina di persone in tutto, non di più” la folla in protesta contro Monti, ma le immagini mostrano candidamente che la folla aveva una consistenza numerica ben maggiore.

Ma - a dire il vero - il motivo è anche qui molto semplice. Basta tornare indietro di una settimana e riflettere su che cosa dominasse sui nostri telegiornali: le dichiarazioni di Berlusconi sulla Shoah erano sulla cresta dell’onda e le inutili - ed ipocrite - critiche sollevate dalla frase monopolizzavano le voci (dis)informative, facendo dimenticare il fine divulgativo, trascurando di fatto notizie ben più importanti di considerazioni politicizzate ed ideologizzate che lasciano il tempo che trovano.

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