La 'ricetta anticrisi': la partecipazione politica

Il videomessaggio di Berlusconi è finalmente arrivato: dopo giorni di attesa - si era detto che sarebbe arrivato domenica, poi lunedì, alla fine solo mercoledì - gli italiani hanno potuto riascoltare la voce dell'ex premier, che non appariva dal 1° agosto scorso. Un messaggio molto forte, che conferma il Presidente nelle sue posizioni, un messaggio chiaro, a tratti molto sentimentale ma caratterizzato da un filo conduttore che, estrapolato dal contesto, può sicuramente essere comunemente accettato: anzi, se alcuni passi del messaggio in questione fossero serenamente accolti da tutti gli italiani, il futuro - quantomeno politico - del nostro Paese sarebbe più roseo.


Dopo aver brevemente ripercorso le proprie vicende personali dal '94 ad oggi, Berlusconi proclama la propria innocenza ed afferma:

"Non vogliamo e non possiamo permettere che l’Italia resti rinchiusa nella gabbia di una giustizia malata, che lascia tutti i giorni i suoi segni sulla carne viva dei milioni di italiani che sono coinvolti in un processo civile o penale. È come per una brutta malattia: uno dice “a me non capiterà”, ma poi, se ti arriva addosso, entri in un girone infernale da cui è difficile uscire. 

Per questo dico a tutti voi, agli italiani onesti, per bene, di buon senso: reagite, protestate, fatevi sentire. Avete il dovere di fare qualcosa di forte e di grande per uscire dalla situazione in cui ci hanno precipitati".

Il passo in questione si basa su una verità innegabile: la giustizia italiana è malata. Alcuni si limitano a suffragare questa tesi considerando i suoi tempi biblici, altri parlando di uso politico della magistratura: tutti comunque converranno sul fatto che nella giustizia del nostro Paese vi siano non pochi motivi di profonda riforma. Dato per assodato il punto di partenza, il discorso di Berlusconi ne è la più logica conseguenza: tuttavia il nerbo del discorso è ancora più facilmente condivisibile. Definendo la politica 'sporca' Berlusconi condivide il punto di vista di una grande maggioranza degli italiani, e delinea la migliore strada per 'pulire' la politica: esserne partecipi.

So bene, quanto sia forte e motivata la vostra sfiducia, la vostra nausea verso la politica, verso “questa” politica fatta di scandali, di liti in tv, di una inconcludenza e di un qualunquismo senza contenuti: una politica che sembra un mondo a parte, di profittatori e di mestieranti drammaticamente lontani dalla vita reale.
Ma nonostante questo, ed anzi proprio per questo, occorre che noi tutti ci occupiamo della politica. È sporca? Ma se la lasci a chi la sta sporcando, sarà sempre più sporca… Non te ne vuoi occupare? Ma è la politica stessa che si occuperà comunque di te, della tua vita, della tua famiglia, del tuo lavoro, del tuo futuro.
È arrivato quindi davvero il momento di svegliarci, di preoccuparci, di ribellarci, di indignarci, di reagire, di farci sentire.
È arrivato il momento in cui tutti gli italiani responsabili, gli italiani che amano l’Italia e che amano la libertà, devono sentire il dovere di impegnarsi personalmente".
Appare inoltre interessante notare come a poche ore di distanza lo stesso messaggio sia stato inviato, seppure con modalità ovviamente differenti, da una personalità completamente diversa rispetto al Presidente Berlusconi: si tratta di Papa Francesco, che in una delle ultime celebrazioni a Santa Marta si è soffermato sulla partecipazione politica del cristiano.
"C'è l'abitudine di dire solo male dei governanti e fare chiacchiere sulle 'cose che non vanno bene': tu senti il servizio della Tv e bastonano, bastonano; tu leggi il giornale e bastonano…. sempre il male, sempre contro! Forse il governante è un peccatore, come lo era Davide, ma io devo collaborare con la mia opinione, con la mia parola, anche con la mia correzione perché tutti dobbiamo partecipare al bene comune! Se tante volte abbiamo sentito 'un buon cattolico non si immischia in politica' questo non è vero, quella non è una buona strada. Un buon cattolico si immischia in politica, offrendo il meglio di sé, perché il governante possa governare. Ma qual è la cosa migliore che noi possiamo offrire ai governanti? La preghiera".
Senza voler azzardare un confronto che mancherebbe del benché minimo buon senso, riteniamo opportuno invitare a riflettere sul comune appello che, provenendo da parti così diverse, può essere veramente accolto come universale: la politica ha bisogno della partecipazione di ogni singolo cittadino onesto che, nauseato dall'attuale stato delle cose, è sicuro che l'operato dei singoli sia non solo utile per cambiare lo status quo, ma assolutamente necessario per garantire un futuro all'Italia.

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