Egitto e Siria: le rivoluzioni-involuzioni in odium fidei

Una volta si chiamava Maloula, oggi si chiama "terra dei martiri". La città per secoli centro del cristianesimo siriano si appresta a non esistere più: la sua più grande colpa è, appunto, la fede cristiana. Gli islamici di al-Nusra hanno attaccato chiese, monasteri e conventi, distruggendo per sempre secoli di storia, di fede e di cultura. In Siria come in Egitto, le tensioni sociali si confondono con l'odio religioso, e allo scontro politico si sostituisce il terrorismo fondamentalista islamico.


In Egitto i Fratelli Musulmani portano avanti le idee di Sayyid Qutb (1906-1966), secondo il quale "l’Islam è chiamato per necessità al combattimento se vuole assumere la guida del genere umano; essere musulmano significa essere un guerriero, una comunità di credenti perennemente in armi". Il loro fine è una nuova islamizzazione del nordafrica e del mondo arabo: laddove ciò sia impedito dalla presenza di un'altra religione - o di un'Islam di tendenze più riformiste e moderate - l'uso della violenza non è più solamente giustificato, ma richiesto dal nome di Allah.

Anche la Siria sta drammaticamente dimostrando quale peso abbia la questione religiosa negli equilibri del paese: pochi giorni fa si è avuta notizia che proprio a Maloula una famiglia cristiana sia stata uccisa a causa della propria fede. Alla richiesta di convertirsi all'Islam, un uomo ha risposto: "Sono cristiano e se volete uccidermi perché sono cristiano, fatelo". Imitato da altri tre familiari, ha abbracciato la morte in odium fidei, aggiungendo i propri nomi alla sanguinolenta lista dei martiri del terzo millennio.

A due anni dalla Primavera Araba, il Nordafrica ed il Medioriente si apprestano a vivere un autunno drammatico, forse anticipazione di un futuro ancora più scuro: i partiti che fra il 2010 ed il 2011 erano riusciti a istituzionalizzare un malcontento sociale si sono trasformati ancora una volta in organizzazioni di radicalismo islamico antimoderno, il cui obiettivo è la restaurazione della shari’a, ovvero la legge del Corano come unica fonte legislativa. Quirico ha affermato che "la primavera araba è finita": quale futuro dunque si prospetta per l'Egitto, la Siria e tutto il mondo arabo attraversato da gravi venti rivoluzionari? Si riuscirà a sciogliere definitivamente il nodo finora indissolubile fra religione islamica e società civile? Lo studioso americano Bernard Lewis ha più volte sottolineato che la distinzione fra Stato e Religione non appartiene alla cultura islamica: se il politologo statunitense avesse ragione, allora per il medioriente non ci potrebbe essere futuro se non guerra e violenza.

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