Berlusconi ed il suicidio perfetto

Alcune settimane fa Sallusti dalle pagine del suo Giornale tuonava contro gli artefici di un 'omicidio perfetto', ovvero dell'eliminazione di Silvio Berlusconi tramite una triplice azione: limitazione della libertà personale con la condanna in Cassazione, inagibilità politica grazie alla legge Severino e annientamento economico con la condanna a risarcire profumatamente De Benedetti. Ebbene, noi non eravamo d'accordo perché - a nostro modesto avviso - l'omicidio perfetto non esiste: lo spettacolo al quale stiamo assistendo in queste ore sembra rappresentare invece un suicidio perfetto.
Dopo settimane di estenuante incertezza politica - a destra come a sinistra, senza alcuna distinzione - il Cavaliere ha fugato ogni dubbio e preparato prima le dimissioni dei parlamentari azzurri, poi ha ordinato ai ministri del PdL di abbandonare la nave sulla quale lui stessi li aveva fatti imbarcare: le motivazioni che ci portano a considerare in maniera così negativa l'operato dell'ex-premier sono diverse, ma tutte piuttosto semplici.


  1. I sondaggi. Berlusconi è sempre stato attento ai sondaggi, ha sempre voluto comprendere appieno l'umore degli italiani perché - da buon imprenditore qual è - considera fondamentale rispondere prima di tutto alle necessità dell'elettorato, la cui soddisfazione è obiettivo primario della sua azione di governo. Ebbene, gli ultimi sondaggi prima della 'sparata' del Cav davano per la prima volta dopo le elezioni il PD primo partito d'Italia: le indagini demoscopica di Ixè rivelano che Epifani ha ricacciato il PdL un punto percentuale sotto al Partito Democratico. Inoltre la popolarità di Berlusconi è crollata al 21%, addirittura meno di Nichi Vendola. Insomma, continuare ad indossare la maschera di statista perfetto ed attento alle necessità del Paese forse non gli avrebbe garantito una grande rimonta, ma quantomeno gli avrebbe evitato un ulteriore disinnamoramento degli italiani alla nascente Forza Italia ed alla sua immagine. Eventuali elezioni nel prossimo inverno dunque difficilmente premieranno Berlusconi e Forza Italia, ma apriranno scenari piuttosto inquietanti: o un governo di centrosinistra, o un'ulteriore pareggio.
  2. Le tempistiche. Berlusconi ha scelto di prolungare per settimane il triste spettacolo del tira e molla con il centrosinistra e Letta sulle sue questioni giuridiche, sull'aumento IVA, sull'IMU sulla permanenza del governo, sulle responsabilità di un eventuale caduta: ora ne paga le conseguenze. Provate a tornare indietro di appena un mese: le televisioni erano piene di dibattiti fra esponenti PdL e democratici circa il futuro del Cavaliere. Se Berlusconi avesse optato per delle stoiche dimissioni da senatore - per guidare il partito anche da fuori dal Parlamento - e, se proprio lo riteneva necessario, togliere la delegazione di centrodestra al governo Letta con la semplice - e giustificabile - motivazione di non essere in grado di collaborare con una parte politica il cui unico impegno era la sua eliminazione politica: il popolo del centrodestra lo avrebbe compreso, si sarebbe defilato con grande dignità e ne avrebbero guadagnato sia la sua immagine che la nuova Forza Italia.
  3. La legge elettorale. Andare alle urne ancora una volta con il porcellum è un suicidio, non solo per Berlusconi, ma per tutta l'Italia: consegnare il Paese ad una maggioranza stabile sembra davvero utopistico, e si aggraverebbero ulteriormente le casse pubbliche con le spese di nuove elezioni, le seconde nell'arco di un anno, probabilmente un altro pareggio.
  4. La scissione interna. Decidere le dimissioni dei ministri PdL in una cena con pochi intimi invece che in una riunione di partito è stato il vero errore di Berlusconi: il PdL si spaccherà, Forza Italia non potrà contare sull'intero elettorato del Popolo della Libertà. Probabilmente nascerà un nuovo partito, con gravi conseguenze per il centrodestra italiano: la conseguente frammentazione e dispersione dei voti metterà di nuovo il Paese nelle mani di chi - appena sei mesi fa - lo ha lasciato 60 giorni allo sbaraglio. Se non peggio.

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