Rai, TV di Stato: ma quale?

Era il 22 novembre dell'anno scorso quando Brunetta, ospite di Servizio Pubblico su La7, chiese a Michele Santoro quanto guadagnasse: "Al massimo le posso dire quanto ho guadagnato l'anno scorso!" rispose piccato il conduttore, per poi ritirarsi ancora "Avrò guadagnato 250 mila euro, ma che ne so...".

L'altra sera su Rai3 la storia sembrava ripetersi: sempre l'indomito Brunetta all'attacco di Fazio, chiedendo delucidazioni circa le voci dl contratto da 5 milioni euro stipulato con il conduttore di Che Tempo Che Fa. Anche stavolta Brunetta è riuscito ad evidenziare tutte le lacune della Tv di stato, sempre più succube della sinistra: alla richiesta di trasparenza da parte di Brunetta, Fazio si è trincerato dietro ad un fragile muro fatto di "non parlo per il bene dell'azienda", "io faccio guadagnare la mia azienda" e - dulcis in fundo - "non ho condanne per frode fiscale".


I soldi danno alla testa, e anche Fazio si è lasciato inebriare dal profumo del guadagno facile: ciononostante la dignità non lo ha ancora abbandonato del tutto, ed il conduttore di Sanremo non ha voluto divulgare in prima serata le cifre del suo contratto. Sono due gli aspetti che scandalizzano il cittadino medio, contribuente abituato al pagamento del canone: in primis la consistenza degli stipendi di chi, in tempi di crisi, non ha remore a nascondere cifre astronomiche guadagnate in cambio di prestazioni lavorative che - considerato lo spessore medio dei programmi TV italiani - non avrebbero nemmeno motivo di infestare i palinsesti.

Il secondo aspetto vergognoso della questione riguarda il risvolto politico della vicenda: il Pdl - con Brunetta - si batte da tempo non solo per la trasparenza e la chiarezza dei conti della televisione di stato, ma anche per la qualità dei programmi finanziati dai contribuenti. Proprio l'ex-ministro ha aperto a settembre Raiwatch.it, un sito riservato alle opinioni dei telespettatori: se quindi il centrodestra ha sempre riservato particolare attenzione alla Rai, a sinistra sembrano non essere d'accordo. "Le polemiche di Brunetta indeboliscono l'azienda, la sua capacità di competere, di raccogliere pubblicità e di creare programmazione di qualità anziché migliorare e rafforzare il servizio pubblico" tuona Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Vigilanza: sarà pure, ma se la salvaguardia dell'azienda passa attraverso stipendi esorbitanti pagati dagli italiani e taciuti della RAI, noi non ci stiamo. Così come la Codacons e l'associazione utenti radiotelevisivi, che hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti contro la RAI, ed un'istanza di accesso all'Agenzia delle entrate per avere copia delle denunce dei redditi di Fazio, Littizzetto e Benigni. Sarà forse un caso che il PD si sia mosso contro Brunetta proprio quando quest'ultimo ha sollevato un polverone contro uno dei paladini dell'informazione sinistra?

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