Processo Mediaset: rinvio per salvare anche il PD?

Finalmente è arrivato il 30 luglio. Generazioni di anti-berlusconiani si sono ritrovate nel preparare l’evento odierno in un’attesa quasi religiosa, generazioni di onesti cittadini attendono col fiato sospeso una sentenza che, vada come vada, segnerà il nostro Paese. Le considerazioni scontate sono all’ordine del giorno, e le conseguenza di una sentenza di condanna sono sicuramente le più facilmente immaginabili: sicuramente il primo ad essere terrorizzato da un’ipotesi del genere è il premier Letta, che non dubita della veridicità dell’equazione Berlusconi condannato=Letta a casa. Se infatti da una parte il Cavaliere continua a sostenere che le sue vicende giudiziarie hanno poco a che fare con il governo, appare realisticamente difficile immaginare un PdL privo di Berlusconi capace di mantenere l’alleanza di governo col PD: il rischio più grave è rappresentato dall’interdizione dai pubblici uffici, che renderebbe di fatto acefalo il movimento politico rappresentante milioni di elettori.


Il vero problema del governo però si chiama PD: qualunque sia la sentenza di oggi i democratici si troverebbero a doversi confrontare con l’acuirsi di una crisi interna datata ormai diversi mesi. L’ineleggibilità di Berlusconi e il voto sospensivo dei lavori in aula sono stati solo gli ultimi due sintomi di un caos regnante nel partito di Renzi: già, Matteo Renzi. Chissà che cosa si augura lui, che ha sempre sostenuto di voler mandare in pensione Berlusconi dopo averlo battuto alle urne e non in carcere per la sentenza di un qualche tribunale… Il PD oggi esploderà: se il Cavaliere viene condannato, si ritroverà probabilmente con un governo sfiduciato, un congresso da fissare e nuove elezioni da preparare, senza sapere nemmeno se il segretario sarà candidato premier o meno. Pochi giorni fa il senatore democratico Ugo Sposetti ha confidato al Fatto Quotidiano: “Se condannano Berlusconi per il PD sarà la fine: il partito non reggerà l’urto e salterà in aria come un birillo. Siamo politicamente annientati, nessuno ha ragionato di questa vicenda sul piano politico, non la reggeremo: per noi sarà una botta tremenda e il partito imploderà”. Se invece il governo Letta continuerà a vivere, il PD, “pur volendolo mandare a casa, dovrebbe sostenerlo. Comincerà allora una fase ancora più fessa di quella attuale”. L’equazione di Sposetti non fa una piega: chissà in quanti, a sinistra, hanno la sua stessa consapevolezza. Se il Cavaliere sarà assolto, chi terrà a bada la frangia del PD che si sente rappresentata dai 70 senatori firmatari della lettera “Basta autogol” di inizio luglio?

Appare probabile, a questo punto, che la difesa del Cavaliere oggi riesca ad ottenere un rinvio: una mezza vittoria del PdL, che sostiene che fissare la sentenza in tempi così rapidi sia stata l’ennesima dimostrazione dell’accanimento giudiziario nei confronti del proprio leader, e un sospiro di sollievo per il PD, che avrebbe quantomeno il tempo per preparare un congresso, sedare il caos interno e buttare giù due idee su una campagna elettorale che adesso lo troverebbe incredibilmente impreparato. Insomma, niente di più facile che la Cassazione oggi se ne esca con l’ennesima soluzione all’italiana, che accontenta tutti e nessuno.

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