Margherita Hack: quando la scienza sostituisce l'etica

La morte di Margherita Hack ci impone due considerazioni. La prima - che speriamo abbiano fatto in molti: pace all'anima sua. La seconda - che temiamo facciano in pochi - è più articolata e si basa sull'immagine stessa resa dall'informazione italiana dell'astrofisica toscana. I presupposti di tale riflessione sono sostanzialmente due: la professoressa difatti è stata sempre considerata una voce autorevole qualunque cosa dicesse, sia circa l'ambito della sua preparazione - ovvero la fisica e l'astronomia - sia circa ambiti che lei stessa ha con forza dichiarato estranei non solo alle sue competenze, ma anche alla sua steaa esistenza.
Per quanto riguarda il primo ambito è necessaria un'ulteriore precisazione: la statura scientifica della Hack appare nelle giuste dimensioni solo alla luce di un'intervista in occasione della sua candidatura alla presidenza di Palazzo Madama: "io non ho scoperto nulla" affermò schiettamente. Rimane dunque un mistero da dove gli sia dunque venuta per oltre mezzo secolo questa capacità di convincere milioni di persone, convinte peraltro di dare retta ad un'illustre personalità della scienza... Ma, a ben vedere, la dichiarata incapacità come ricercatrice della Hack è evidente anche alla luce di altre dichiarazioni. "L'universo è infinito nel tempo e nello spazio, cioè è sempre esistito e sempre esisterà" scriveva infatti la professoressa i uno dei 27 libri scritti negli ultimi 27 mesi di vita - che Il Foglio ha definito uno più vuoto dell'altro: difficile dargli torto quando alle stelle si sostituiscono i gatti e alla fisica la massaia... La validità scientifica di tesi come quella appena citata è quantomeno dubbia: se pur si volesse ignorare che nel 1964 è stata scoperta la radiazione cosmica di fondo, che data il Big Bang 13,7 miliardi di anni fa, appare quantomai difficile convincersi che si trattò di una "scorreggia" - si perdoni il francesismo ma la citazione è testuale.
Quanto invece agli ambiti a lei estranei è opportuno fare una distinzione: finché la Hack si è cimentata in campi in cui la totale mancanza di autorevolezza non desta particolari problemi - la passione per i gatti, per la bicicletta, la cucina vegetariana - di difficoltà non ne sono sorte. Quando però la Hack è stata considerata la "voce della scienza" da tutti i media nazionali e dall'opinione pubblica per le sue affermazioni in ambito etico si è fatto prima di tutto un torto all'informazione: i suoi studi scientifici la autorizzano davvero a esprimersi con più autorevolezza quanto ad aborto ed eutanasia? Non era forse un esimio scienziato il dottor Mengele, responsabile degli esperimenti sugli internati nei campi di concentramento di Aushwitz? Si tratta forse di una persona eticamente autorevole?
Uno dei 27 libri pubblicati dalla Hack negli ultimi 27 mesi,
emblema dello spessore culturale e scientifico del suo pensiero.
Quel che è certo è che margherita Hack è stata una grandissima divulgatrice, capace di utilizzare la fama ottenuta con "una vita controcorrente" - come la ha voluta ricordare Nichi Vendola - per tante battaglie ed impegni che hanno dimostrato una volta di più quanto la sola scienza rischi di allontanare dalla stessa ragione: come può una persona difendere strenuamente i diritti degli animali, affermando la necessità di non cibarsene, piangendo per i dolori patiti durante la loro macellazione per poi rimanere  indifferente davanti ad una vita brutalmente interrotta con un aborto, ad un patrimonio genetico unico ed irripetibile cui viene negata per sempre la possibilità di esprimersi?
Davanti alla notizia della morte di Margherita Hack tornano alla memoria le parole di Pasteur: "poca scienza allontana da Dio, molta avvicina a Dio". E se Pasteur - che qualcosa in più della Hack lo ha scoperto - aveva ragione, allora forse la scienza della Hack era poca, quasi nulla: inutile ricordare il suo ateismo attivo ed attivista e la sua presidenza onoraria dell'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti). Può invece ritornare utile ricordare la via dove è nata, nel lontano 1920: si tratta di via Ximenes, a Firenze. Leonardo Ximenes (1716-1786) era un sacerdote gesuita, astronomo, geografo, matematico e ingegnere idraulico della Toscana dei Lorena: speriamo che la Hack, dopo essersene dimenticata per 91 anni, se ne sia ricordata almeno negli ultimi giorni.

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