Elementi di Antropologia Cristiana

Qualche tempo fa, in occasione di un convegno su temi di economia, politica e filosofia, sono stata incuriosita dal titolo di una delle conferenze in programma: “Christian Anthropology: an Introduction”. Il relatore, il Prof. Samuel Gregg, aveva a disposizione soltanto quarantacinque minuti per tentare la titanica impresa di riassumere i principi dell’antropologia cristiana davanti ad un pubblico vasto e vario.

Il fascino della sfida che il Prof. Gregg stava ingaggiando con la sua platea mi ha condotta a sedermi in prima fila e ad ascoltare con attenzione la coraggiosa lectura. 

La strategia adottata dal Prof. Gregg per portare a compimento la sua impresa è stata, per certi versi, prevedibile e criticabile. Lo studioso ha scelto di sottolineare gli aspetti salienti dell’antropologia cristiana usando come contraltare i loro “secolarizzati” opposti. Questa scelta ha raddoppiato la posta in gioco: spiegare in meno di un’ora l’antropologia cristiana e quella cartesiana e post-cartesiana! Il risultato è stato una sorta di grande riassunto schematico dalla difficile digeribilità ed inevitabilmente caratterizzato da uno scarso approfondimento critico.

La conferenza del Prof. Gregg, però, è stata anche sorprendentemente utile per chi, come me, ricerca brevi ma efficaci compendi in grado di riassumere aspetti filosofici rilevanti da trasmettere tramite un blog. In poche parole, l’introduzione del Prof. Gregg può essere felicemente utilizzata per introdurre i lettori agli aspetti più importanti dell’antropologia cristiana. Eccone dunque una riproposizione, riassuntiva ed apodittica quanto l’originale.

Secondo la visione cristiana dell’uomo, la persona è un insieme di qualità materiali e spirituali. Queste qualità formano un tutto unico (non separabile) dal momento del concepimento al momento della morte dell’individuo. La persona umana è dunque anembodied person: un soggetto spirituale incorporato in un organismo materiale. A questa visione cristiana dell’uomo si contrappongono sia la concezione dualista cartesiana (che vede l’anima opposta al corpo-macchina), sia le varie forme di materialismo (che considerano l’uomo un ente totalmente materiale, privo di ogni caratterizzazione spirituale).

Tutti gli uomini, in secondo luogo, sono dotati di ragione, intesa sia come ratio, sia come intellectus. La ratio, seguendo il compendio del Dott. Gregg, è la facoltà che consente all’uomo di sapere come agire opportunamente in determinati momenti; l’intellectus è, invece, la facoltà che l’uomo utilizza per contemplare il proprio stesso essere uomo e per effettuare le scelte morali.

L’empirismo e l’emotivismo sono entrambe considerate derive interpretative che misconoscono la natura razionale-intellettiva dell’uomo nel senso peculiarmente cristiano di cui si è parlato.

In terzo luogo, tutti gli uomini sono dotati di volontà. La natura della volontà è oggetto di accesa discussione all’interno dello stesso mondo cristiano, ma ciò che viene condiviso è una forte avversione al determinismo. L’uomo è libero di scegliere; le tradizioni e l’ambiente influenzano le sue azioni ma non determinano le sue scelte.

Inoltre, gli esseri umani sono creature creative. La creatività dell’essere umano risiede nella sua natura spirituale (nel suo essere, cioè, ente dotato di ragione e di volontà). L’uomo può essere doppiamente creativo: nel modellare se stesso (la propria anima) e nel trasformare il mondo materiale che lo circonda.

Come quinto punto, va detto che la natura umana è imperfetta e caratterizzata dal disordine. Tale imperfezione e tale disordine hanno una grande ricaduta sulla società che l’uomo costruisce. Di conseguenza, una visione cristiana della società deve essere profondamente realista e lasciare da parte le utopie: l’uomo non può perfezionarsi da solo (ovvero, senza l’aiuto di Dio). D’altra parte, l’uomo non va neppure considerato alla stregua di un animal bruto: l’assolutizzazione dell’imperfezione dell’uomo è altrettanto rischiosa della sua esaltazione utopistica.

Infine, l’uomo è un essere al contempo individuale e sociale: è individuale nel senso della sua irripetibilità (dell’ecceitas scotista, aggiungo io) ma è anche animale sociale (nel senso aristotelico-tomista dell’espressione). Il modo in cui l’uomo si unisce ai suoi simili è del tutto peculiare: nella società umana c’è una scelta individuale delle relazioni sociali; il consorzio umano, inoltre, è (o dovrebbe essere) tenuto insieme dal sentimento d’amore (che, in termini di relazioni umane, si traduce in un senso di responsabilità nei confronti degli altri). La mancanza di un’unità basata su amore e responsabilità conduce ai due estremi dell’individualismo e del collettivismo.

Le pillole antropologiche del Prof. Gregg possono risultare amare, ma sono utili per una rapida introduzione alla concezione cristiana dell’uomo.

Nota: per conoscere la biografia e le opere del Prof. Gregg si consulti la pagina web http://www.acton.org/about/staff/samuel-gregg.

1 commento:

  1. Egregi Sig.ri
    un Cristiano adulto, come me, sa di "essere stato creato" (ad immagine e somiglinza del suo Creatore Iddio).
    Ha quindi coscienza di NON essere qui per caso. HERGO: ha autostima, individualità, personalità ed istinto di conservazione.
    Inoltre, è conscio di essere stato dotato del "libero arbitrio". ERGO: ha raziocinio, senso di responsabilità, discerne il bene dal male ed ha il senso dell'etica.
    Venendo al Cartesio,come spesso avviene , gli estremi si toccano.
    Anche il Cartesio, avendo alla base della propria speculazione la fiducia nella ragione umana, finisce per identificare nell'autostima una delle condizioni della felicità e dell'etica.
    Cordiali Saluti Massimo Giuliano

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