26 luglio 1953: la rivoluzione rossa a Cuba.

In un giorno d'estate di 60 anni fa, ebbe luogo l'assalto alla caserma MOncada. Fu l'inizio di una nuova era per Cuba, perché l’attacco, seppure infruttuoso, diede il via alla Rivoluzione cubana che portò al rovesciamento del regime dittatoriale di Fulgencio Batista. Il fatto ispirò il nome del movimento di rivolta, che si chiamo “Movimiento 26 de julio” (Movimento del 26 di luglio), l'organizzazione creata da Fidel Castro nel 1955 con l’intento, appunto, di rovesciare la dittatura di Batista, ma non solo. Infatti i piani di Castro erano anche quelli di sovvertire l'ordine economico del paese, e garantire diritti e autorità alle forze comuniste. Al movimento si unirono poi molti militanti del “Movimiento nacionalista revolucionario”. Le adesioni più significative furono quelle di Ernesto Guevara (detto “Che”) e di Camilo Cienfuegos. L’organizzazione si ispirava alla tradizione socialista rivoluzionaria e al pensiero umanista, libertario e antimperialista di José Martí.

Durante l’assalto alla base militare Moncada di Santiago di Cuba molti rimasero uccisi. Fidel Castro e suo fratello Raúl furono arrestati e subirono un processo, che per alcuni versi si può definire politico, per molti altri più che giusto, visto che vennero uccisi molti civili, per il semplice motivo di sostenere il governo di Batista. Durante il processo Fidel Castro pronunciò la famosa frase. “La historia me absolverá”(La storia mi assolverà). Alla fine fu condannato a scontare una pena di 16 anni nel carcere di massima sicurezza dell’Isola dei Pini. 

Quando, nel 1955, Batista liberò tutti i prigionieri politici, Fidel e Raúl furono mandati in esilio in Messico, dove cercarono di radunare altri esuli cubani per riorganizzare il movimento rivoluzionario. Fu durante l’esilio che Fidel Castro incontrò ilmedico argentino Ernesto Guevara, che si unì al gruppo.

Nel novembre del 1956 una squadra di 82 ribelli si imbarcò sulla nave Granma diretta a Cuba. Appena giunti sull’isola furono attaccati: solo 12 persone riuscirono a salvarsi, fra essi Fidel, Raúl, Ernesto Guevara e l’italiano Gino Donè Paro. Gli altri furono catturati e condannati a morte.

Questo primo gruppetto di persone si nascose sulle montagne della Sierra Maestra e si fece crescere la barba (nessuno aveva a disposizione rasoi e lamette). Furono perciò soprannominati “barbudos”, ottennero il sostegno della popolazione locale, riuscirono a crescere numericamente e a organizzare rapide incursioni diventando un vero pericolo per Batista.Quando l’offensiva di Batista (operazione Verano) si schiantò contro Castro, il morale dell’esercito cadde a picco: le truppe ribelli iniziarono l’offensiva avanzando in due gruppi (columnas), due fronti mobili guidati da Che Guevara e da Camilo Cienfuegos che procedettero verso ovest e verso la capitale.I fratelli Castro e Juan Almeida diressero i quattro fronti nella Provincia di Oriente. Dopo la vittoria di Cienfuegos nella battaglia di Yaguajay e la vittoria di Guevara nella storica battaglia di Santa Clara, le due colonne arrivarono a l’Avana. Batista preferì mettersi in salvo con il suo tesoro fuggendo nella Repubblica Dominicana nella notte del 31 dicembre 1958.Il primo gennaio del 1959 l’Avana venne occupata dalle truppe ribelli e il 2 gennaio fu la volta di Santiago. L’8 gennaio 1959, Fidel Castro scese dalla Sierra Maestra ed entrò a l’Avana insieme al resto dei guerriglieri. La rivoluzione era compiuta. Ma per molti anni molti particolari brutali di tale rivoluzione vennero nascosti: le figure di Guevara, Castro e suo fratello vengono ancora oggi descritte come degli eroi senza macchia, ma non può essere così: Cuba passò da uno stato di assenza di libertò, ad una situazione migliore, ma molto simile: non c'era libertà religiosa(una timida apertura c'è da qualche anno, lo dimostra la visita col papa che ha avuto Castro, che ha portato ad un accordo tra S.Sede e l'Havana per il 15 agosto, ora festa nazionale), scarseggiava, e scarseggia ancor'oggi, la libertà d'espressione e di stampa.

Grave fu anche l'uso incondizionato delle armi che porta ancora oggi Cuba ad essere considerata una delle nazioni più pericolose al mondo.
Non dimentichiamoci anche che Cuba non ha regolari elezioni da molto tempo. O meglio, su questo punto è meglio fermarsi un attimo. Le elezioni per l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare si svolgono in due fasi: in un primo momento i candidati vengono scelti in una sorta di elezioni primarie e l'accettazione della candidatura è subordinata al vaglio del comitato elettorale. Successivamente i candidati sono sottoposti al vaglio del corpo elettorale provinciale e devono conquistare la metà più uno dei consensi per essere eletti. Hanno diritto di voto i cittadini cubani incensurati e maggiorenni (l'età prevista per il raggiungimento della maggiore età a Cuba è 16 anni). Ma, attenzione, notiamo che, nessun partito politico è autorizzato a nominare candidati o fare campagna elettorale. La Costituzione riconosce il diritto di parola di ognuno ma l'articolo 62 limita l'esercizio delle libertà personali affermando che queste non possono essere esercitate in contrasto con lo Stato socialista e con la volontà popolare di edificare il comunismo. Gli oppositori del sistema politico vigente sostengono che queste condizioni implichino la non libertà dei processi elettorali. Fidel Castro ha ricoperto ininterrottamente la carica di Presidente, venendo sempre eletto all'unanimità dall'Assemblea, fin dall'adozione della Costituzione del 1976, quando sostituì Osvaldo Dorticós Torrado. Il 18 febbraio 2008, dopo 49 anni di presidenza, Fidel Castro ha dichiarato che non avrebbe accettato una nuova elezione alla Presidenza del Consiglio di Stato e del consiglio dei Ministri. L'incarico è adesso ricoperto da Raul Castro Ruz, fratello minore di Fidel nonché Generale Rivoluzionario dal 1958. 

Ma allora, siamo sicuri che Cuba sia davvero libera?

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