Il Mundial '82. L'epopea azzurra

11 luglio 1982. Madrid, Stadio Santiago Bernabeu. «Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!» La voce rotta dall’emozione di Nando Martellini risuona, come venisse dal lontano Olimpo, nelle case degli Italiani. È il 68° dell’epica finale Italia - Germania Ovest, valida per l’assegnazione del titolo mondiale. Il centrocampista azzurro Marco Tardelli, con un micidiale diagonale dai 16 metri, ha infilato la il portierone teutonico Schumacher. Delirio Italia con il 2-0 poco dopo la prima rete del solito Pablito Rossi, capocannoniere di quei Mondiali in cui si sbloccò solo alla 5° gara contro il Brasile, per segnare poi ben 6 reti in 3 partite (3 al Brasile, 2 alla Polonia e una proprio alla Germania Ovest). È l’epilogo di una delle più grandi imprese calcistiche della nazionale italiana e, sicuramente, la più bella, la più emozionante: il “Mundial” di Spagna 1982.
È la 12° volta che si disputano i campionati del mondo, e la FIFA ha assegnato la competizione alla Spagna già nel 1966 quando, per svariate ragioni, erano stati selezionati i paesi ospitanti delle edizioni successive, fino al 1982. La grande novità di questi Mondiali è senza dubbio l'incremento del numero delle formazioni partecipanti: da 16 a 24 squadre. Ciò permette a ben 14 Paesi europei di prender parte alla competizione e per la prima volta scendono in campo le rappresentanti di tutti i 5 Continenti e delle 6 Confederazioni. Ai blocchi di partenza si presentano come teste di serie l’Argentina, fresca vincitrice nel 1978, i paesi già vincitori quali Brasile, Italia, Germania Ovest e Inghilterra e la Spagna, nazione organizzatrice. 
Grazie all'incremento del numero di squadre partecipanti, che consentì a tutte le formazioni più forti del momento di prender parte al torneo, i Mondiali in Spagna furono teatro di un calcio di alto livello e di una ricca parata di stelle internazionali. Tra tutte: il francese Michel Platini, l'ex Pallone d'oro Oleg Blochin, i tedeschi Kalle Rummenigge, Hansi Müller e Pierre Littbarski. La Polonia (alla fine 3°) schierava, oltre ai collaudati Grzegorz Lato e Wladyslaw Zmuda, anche la stella internazionale Zbigniew Boniek, fresco di ingaggio da parte della Juventus insieme al citato Platini. Fece il suo esordio nella competizione mondiale anche uno dei giocatori più forti della storia del calcio: Diego Armando Maradona, il cui talento esplose nell'edizione successiva in Messico.
L'incremento del numero delle formazioni partecipanti comportò anche uno stravolgimento nella formula del torneo. La fase dei gironi, infatti, prevedeva 6 gironi composti di quattro squadre ciascuno (sorteggiate in modo tale da evitare scontri tra squadre sudamericane). Le prime due squadre classificate di ciacun girone, contando la vittoria 2 punti, venivano inserite in ulteriori quattro gironi, composti, a loro volta, di 3 squadre ciascuno. Le vincitrici di questa seconda fase, avrebbero dato vita alla due seminifinali che definivano le partecipanti alla finalissima.
La squadra azzurra era ancora sotto la guida del CT Enzo Bearzot, fortemente contestato dalla stampa per aver escluso dalla rosa dei convocati giocatori di livello come l'interista Beccalossi e il romanista Pruzzo (capocannoniere della Serie A) e per aver invece deciso di portare ai mondiali in Spagna Paolo Rossi, reduce da due anni di squalifica in quanto coinvolto nello scaldalo del calcio scommesse.
Questi gli azzurri: 1 Zoff, 2 Baresi, 3 Bergomi, 4 Cabrini, 5 Collovati, 6 Gentile, 7 Scirea, 8 Vierchowod, 9 Antognoni, 10 Dossena, 11 Marini, 12 Bordon, 13 Oriali, 14 Tardelli, 15 Causio, 16 Conti, 17 Massaro, 18 Altobelli, 19 Graziani, 20 Rossi, 21 Selvaggi, 22 Galli.
Il CT Enzo Bearzot decide quindi di rimanere fedele al suo blocco Juve come nel Mondiale in Argentina del 1978, rinforzato da giocatori di altissimo livello come il romanista Bruno Conti (poi miglior giocatore del Mondiale), l'attaccante Altobelli e difensori come Baresi e Begomi. Nonostante il valore granitico della formazione italiana, la prima fase dei gironi fu alquanto deludente. Gli Azzurri vennero inseriti in un girone abbastanza ostico, insieme a Polonia, Perù e Camerun. La Nazionale fece il suo esordio in questi Mondiali proprio contro la squadra polacca, portando a casa una brutta partita terminata col risultato finale di 0-0. Nella partita contro il Perù, l'Italia mostrò un buon gioco e nel primo tempo passò in vantaggio grazie alla rete di Conti. Nel secondo tempo Causio sostiuì Paolo Rossi, decisamente non in perfetta forma, ma il Perù riuscì a rimontare siglando la rete del pareggio.Contro il Camerun era sufficiente un pareggio per passare alla fase successiva. 1-1 fu proprio il risultato finale con i gol, rispettivamente per l'Italia, di Graziani e per il Camerun di M'Bida. 
La Nazionale passò alla seconda fase dei gironi, come seconda alle spalle della Polonia, con il deludente risultato di tre pareggi su tre partite disputate e le polemiche da parte della stampa nostrana si fecero ancora più pesanti. Proprio per questo motivo Bearzot inaugurò il cosiddetto "silenzio stampa", d'ora in poi solo il capitano Zoff continuò a rilasciare interviste. Nella seconda fase dei gironi gli Azzurri dovettero affrontare due squadre di tutto rispetto: il Brasile e l'Argentina, campione in carica. E proprio nella partita contro gli albiceleste, l'Italia trovò la carica giusta per proseguire il torneo in maniera vittoriosa. Nel primo tempo la partita non ebbe particolari colpi di scena, in campo si notava soprattutto l'asfissiante marcatura di Gentile ai danni di Diego Armando Maradona. Nel secondo tempo la Nazionale ritrovò il giusto vigore, efficace soprattutto nelle azioni di contropiede e si portò in vantaggio grazie alla rete di Tardelli. Maradona sfiorò il pareggio colpendo il palo su un calcio di punizione, ma solo 3 minuti dopo Cabrini, con un tiro precisissimo alla sinistra del portire, segnò il secondo gol azzurro. Passarella, a pochi minuti dalla fine, segnò il gol del 2-1, che non fu sufficiente a cambiare le sorti del match.
Contro il Brasile era necessaria una vittoria. I verdeoro, infatti, avevano battuto la squadra campione in carica col risultato di 3-1 e, quindi, in caso di pareggio, avrebbero passato il turno a scapito dell'Italia, per differenza reti. La partita fu piena di emozioni, con la selecao in attacco e l' Italia abile a sfruttare i contropiedi. Dopo solo 5 minuti del primo tempo ci fu il vantaggio per gli azzurri ad opera di Paolo Rossi, seguito sette minuti dal pareggio di Sócrates. L'Italia si riportò in vantaggio grazie alla seconda rete di Rossi, che sfruttò un incredibile errore di Júnior al 25'. Gentile intanto fu costretto a marcare costantemente Zico, il più pericoloso fra i verdeoro, ottenendo una ammonizione che gli avrebbe poi fatto saltare la semifinale. Nel secondo tempo, il Brasile pareggiò al 69' con Falcao, ma al 74' minuto Rossi, sull’unico calcio d’angolo guadagnato dagli Azzurri, siglò la sua terza rete. Gli ultimi minuti della partita furono contraddistinti dalla parata sulla linea di porta di Dino Zoff, su colpo di testa di Leandro, con i Brasiliani che già festeggiavano il pareggio. Il risultato finale fu di 3-2 per l'Italia ed il Brasile venne eliminato. Fu un'autentica disfatta per i giocatori verdeoro, che fino a quel momento erano così sicuri di passare il turno al punto di aver già prenotato l'albergo a Madrid: questa partita, infatti, sarà ricordata dai brasiliani come "la tragedia del Sarrià", la quale richiama il c.d. “Dramma del Maracanà” quando i verdeoro persero il mondiale casalingo del ’50 contro l’Urugay di Schiaffino e Ghiggia.
La semifinale prevedeva un nuovo scontro contro la forte Polonia con cui un'Italia bruttina aveva già disputato la partita inaugurale. Ma la Nazionale aveva cambiato volto. Gli Azzurri dominarono la partita contro i polacchi, vincendo con un classico 2-0.Entrambi i gol furono segnati da Paolo Rossi, che assieme alla tripletta contro il Brasile, riuscì a portare a casa ben 5 gol in soli due match. Nell'altra seminifinale la Germania Ovest, la quale si era fatta notare per un biscotto con l’Austria ai danni dell’Algeria, riuscì a vincere, all’ultimo rigore, la partita contro la Francia guidata dal campione Platini.
L'11 Luglio 1982, alle 20:00, si disputò la finalissima Italia-Germania, allo stadio Santiago Bernabeu. L'incontro iniziò senza troppi colpi di scena, entrambe le squadre erano timorose di spingersi in avanti e di compiere errori. L'Italia si presentava nervosa e compatta, e Cabrini al 24' sbagliò, per la prima volta in una finale mondiale, un calcio di rigore. Il primo tempo terminò in parità. L'Italia però aveva la grinta giusta per dominare il secondo tempo del match, la Nazionale era una squadra compatta e determinata alla vittoria, nonostante le pesanti polemiche subite durante tutto il torneo. Al 56' Paolo Rossi, forse il più contestato di tutti, riuscì a mettere a segno il gol del vantaggio italiano. Il sogno era vicino e solo 10 minuti dopo, Conti servì Marco Tardelli, che con un tiro sinistro al volo, mise in rete il secondo gol Azzurro. L'urlo di gioia di Tardelli, per lo splendido gol segnato, divenne poi un' icona di quei Campionati del Mondo e delle successive avventure della nazionale italiana.
Come per lungo tempo fece emozionare l'esultanza, dalla tribuna d'onore, del Presidente Pertini. Ma l'incontro non era ancora terminato. Altobelli, dopo l’ennesima galoppata di Conti, siglò il terzo gol azzurro che mise fine all'incontro. Pochi minuti dopo il tedesco Breitner segnò, su un’incertezza del 40enne Zoff, l'unico gol tedesco, ma le sorti dell'incontro erano ormai segnate: l'Italia riuscì a raggiungere, per la terza volta, la vetta del mondo.
Nella incredulità di tutti, sopratutto dei giornalisti, che poco avevano creduto nella caparbietà e abilità di questo fantastico gruppo, l'Italia di Enzo Bearzot venne coronata CAMPIONE DEL MONDO!
Rimangono nella storia e nel cuore di tutti gli italiani, le immagini dell'esultanza del capitano Zoff alla consegna della Coppa e l'immagine della stesso capitano che gioca a scopa contro il Presidente Pertini con la coppa lì sul tavolo, emblema del trionfo di un allenatore, di una squadra, dell'intera Nazione.

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