La Presa della Bastiglia dopo 224 anni: due secoli di menzogne

Oggi, 14 luglio, ricorre il 224° anniversario della presa della Bastiglia, episodio simbolicamente considerato l'inizio della Rivoluzione Francese: è possibile che dopo oltre due secoli sopravviva la volontà di ignorare i fatti di quegli anni e mitizzare la Révolution asservendo la storiografia ad ideologie che dovrebbero rimanerle estranee? Proponiamo a riguardo due articoli pubblicati l'estate scorsa.

La Rivoluzione Francese, questa sconosciuta

Il 1789 è considerato da molti l’anno discriminante che separa la storia moderna da quella contemporanea: l’evento che conferisce a questo anno tale importanza è la Rivoluzione Francese, il cui studio ha inizio sin dai primi anni di scuola. E tuttavia, nonostante la grande importanza conferitagli dalla storiografia moderna, pochi di noi possono affermare con sicurezza di conoscere tale evento, non tanto per proprie colpe, ma per via delle scelte di un sistema d’istruzione che, in Italia come in Francia, presenta la Révolution ignorando gran parte della storia di quegli anni.
L’episodio che storicamente dà inizio alla Rivoluzione è datato 14 luglio 1789, quando viene assaltata la Bastiglia, la tanto temuta prigione per i prigionieri politici, all’interno della quale vennero trovati i più atroci strumenti di tortura: appare curioso contrapporre i dati reali a quelli appena proposti, presenti nella maggior parte dei nostri libri scolastici. Il 14 luglio 1789 vennero liberati dalla Bastiglia solamente quattro falsari, due pazzi ed un maniaco sessuale, difficilmente definibili “prigionieri politici”. Le numerose ossa che vennero ritrovate in una cella, che avrebbero testimoniato le frequenti esecuzioni avvenute fra quelle mura, non erano altro che i resti dei morti suicidi a Parigi, che non potevano trovare riposo in terra consacrata perché - appunto - suicidi. Le diverse temibili macchine da tortura presenti in un’altra stanza della Bastiglia erano in verità solo due: un “corsetto di ferro per stritolare le articolazioni”, che in verità era un’antica armatura conservata come pezzo di antiquariato, ed una macchina “non meno infernale e diabolica” che si rivelò essere nient’altro che una pressa sequestrata ad un editore accusato di pubblicazioni oscene. La gloriosa presa della Bastiglia inoltre costò la vita a molti ufficiali della guarnigione, chi massacrato, chi torturato e chi impiccato mentre compiva il proprio dovere.

Alla luce di questa breve delucidazione sul solo episodio iniziale della Rivoluzione, risultano illuminanti le parole dello storico francese Pierre Chaunu (1923-2009), luminare della storiografia dell’America Latina e dell’Ancien Régime: “La scuola di Stato insegna solo stupidaggini sulla Rivoluzione Francese”. Il professor Chaunu è stato da molti definito il Guastafeste della Commemorazione del Bicentenario della Rivoluzione Francese, per la sua tanto feroce quanto documentata ed incontestabile critica, basata su anni di studi di documenti e dossier fino ad allora rimossi dalla storiografia ufficiale, i cui contenuti si sono rivelati sconvolgenti. La prima denuncia del genocidio della Vandea proviene dai suoi studi, che lo hanno portato ad affermare con schiettezza che “senza la Rivoluzione Francese il mondo sarebbe stato sicuramente migliore".

Nell’anno del Bicentenario il professore si è concesso a diverse interviste e, in una di queste, esordisce paragonando la Rivoluzione Francese alla Peste Nera del 1348, chiedendo poi al proprio interlocutore perché nessuno la festeggia. Chaunu è stato uno dei fondatori della storia economica quantitativa: i suoi studi hanno portato all’elaborazione di grafici e dati che evidenziano inequivocabilmente come tutte le curve di crescita della Francia si fermino al 1789, sebbene fossero state fino ad allora estremamente positive, al pari di quelle di quell’Inghilterra che nell’arco di 30 anni sarebbe arrivata a doppiare in produttività i transalpini. Oltre ad un’immensa perdita a livello economico, che conduce la Francia sul lastrico, la Rivoluzione comporta anche un’inestimabile perdita a livello culturale e scientifico: l’alfabetizzazione diminuì, il numero delle scuole - non più affidate alla Chiesa - ebbe una cospicua contrazione, gli ospedali non potevano più contare sul finanziamento proveniente dalla decima alla Chiesa, buona parte dell’elite scientifica ed intellettuale fu costretta all’esilio per evitare di essere ghigliottinato come Lavoisier, il fondatore della chimica moderna, condotto sul patibolo a soli 37 anni.

La Rivoluzione Francese fu solo una gran ruberia a vantaggio della classe dirigente, da commemorare non come esempio di libertà, uguaglianza, fraternità, ma di menzogna, furto e crimine”. A partire dalla Costituzione Civile del clero la Rivoluzione si è posta come obiettivo la scristianizzazione della Francia, attuando una feroce persecuzione contro la Chiesa, alla cui base non vi era alcuna motivazione metafisica, ma solo interessi finanziari.

Il campo dove forse più di ogni altro la Rivoluzione ha portato notevoli progressi - o almeno così ci insegnano a scuola - è stato quello delle libertà personali: e tuttavia, se nel 1787 i protestanti avevano ottenuto la libertà religiosa con l’editto di tolleranza, nel 1793 la persero, al pari dei cattolici, con la chiusura di tutti i luoghi di culto. Chaunu inoltre sottolinea come tutti i principi della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo fossero già stati formulati da Jefferson nel 1783 e, addirittura, appartenessero alla tradizione giudeo-cristiana, riprendendo la tesi del suo connazionale Fustelle de Coulange (1830-1889), che datava tali principi oltre mille anni. Il professore conclude infine che “le due Costituzioni più democratiche che siano mai state fatte sono state quella sovietica del 1936 e quella dei ghigliottinatori del 1793: i loro orrendi frutti ci sono tristemente noti”.


“Come sarebbe stato il mondo senza la Rivoluzione Francese? Semplice. Molto migliore.”

Pierre Chaunu
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 Vandea: la vera faccia della rivoluzione
La Vandea è un piccolo e tranquillo dipartimento contadino dell'Ovest francese: i libri di geografia di norma non ne parlano - al massimo la citano dell'elenco dei dipartimenti della Loira -, i libri di storia ne trattano solamente per un episodio, le rivolte che, a partire dal 1793, misero a repentaglio la Francia Rivoluzionaria.

Henri de la Rochejaquelin,
primo generale vandeano
Lo storico francese Pierre Chaunu ha affermato che l'unica cosa buona della Rivoluzione Francese è stato ciò che non è riuscita a cambiare: è stata difatti la storiografia successiva a presentare l'avvento del mostro biblico del Leviatano, sotto le sembianze dello Stato Etico, come il prevalere della luce della ragione sull'oscurità dell'ignoranza.

I Rivoluzionari non si accontentano di "ciò che é di Cesare", ma avanzarono pretese su "ciò che é di Dio": nel 1790 si data la Costituzione Civile del Clero, con la quale lo Stato chiedeva ai sacerdoti di prestare giuramento sulla Costituzione; chi si rifiutò - ribattezzato "refrattario" - fu costretto ad adempiere clandestinamente ai propri doveri sacerdotali, compresa la celebrazione della Messa.

L'unica coraggiosa risposta all'oppressione della coatta modernizzazione illuminista fu, oltre a quella dei preti refrattari, quella delle genti di Vandea, che non si mosse in difesa di un Ancièn Regime che oramai apparteneva al passato, ma nella speranza di un futuro libero da oppressioni ideologiche. Il 13 marzo 1793 un gruppo di contadini e tessitori prese a sassate la Guardia Nazionale uccidendone il comandante: la goccia che aveva fatto traboccare il vaso della sopportazione vandeana era stata la leva militare obbligatoria, con la quale si chiedeva loro di combattere e rischiare la vita per ideali che non solo non condividevano, ma che erano contrari ai propri valori.

Battaglia di Cholet, 17/X/1793
La settimana successiva, il 13 marzo, un contadino di nome Jacques Cathelineau riunì nella propria fattoria i 27 giovani del paese che avevano rifiutato l'arruolamento e giurarono di essere pronti alla morte piuttosto che servire la Repubblica: nel giro di pochi giorni questo esercito contadino poteva contare 1 200 uomini.

I Vandenani dunque, intuendo quanto fosse falsa la libertà dei giacobini, divennero rei di mettere in dubbio l'utilità di Libertà-Uguaglianza-Fraternità giacobine, meritandosi la soluzione finale ordinata dal generale Carnot: "uccidere le donne, il solco generatore, e i bambini, i realisti del domani". Il condottiero Carrier si impegnò a portare a termine questa valorosa impresa, deciso a "fare un cimitero di tutta la Francia, piuttosto che non rigenerarsi secondo il nostro modo di volere".

Si tratta del primo genocidio della storia, con oltre 600 000 vittime in soli tre anni: la Parigi libertina e rivoluzionaria non poteva tollerare quella che il deputato giacobino Barère aveva definito l'"inspiegabile Vandea", una provincia fedele e cattolica.

"La nostra patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re... Ma la loro patria che cosa è per loro? Voi lo capite? Loro l'hanno nel cervello, noi la sentiamo sotto i piedi".


Monsieur de Carrette, Beato Martite di Vandea

1 commento:

  1. Possibile che mi scopra ogni giorno più ignorante? l'amara constatazione che ne segue è che ormai è assodato come la verità non esista e comunque non sia alla portata degli
    uomini qualunque, noi carneadi, nio nowhere men.
    Altre due tragedie storiche sulle quali non ce l'hanno contata giusta sono sicuramente la rivoluzione russa e la guerra di secessione americana.
    La rivoluzione cultuale cinese sembra avere invece contorni più delineati.
    Comunque, se volete ridere davvero, andate a leggervi la ricostruzione effettuata dallo FBI USA della traiettoria e dei rimbalzi delle due fucilate che uccisero J.F. Kennedy.
    Chiunque abbia un minimo di domestichezza con le armi ed le munizioni non potrà che trovarla irrealistica ed impossibile.
    Ma è stata accettata e depositata, con conseguente chiusura dell'inchiesta!
    Cordiali Saluti Massimo Giuliano

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