Un anno di blog: l'immenso modesto potere dei media

"Oggi, 24 luglio 2012, alle ore 19.31 nasce il blog ufficiale de La Gazzetta del PAGO.

Con l'indispensabile aiuto di Voi lettori ci auspichiamo di poter festeggiare molti felici compleanni all'insegna dell'informazione vera e sincera."

Abbiamo aperto così il nostro blog nella serata del 24 luglio dell'anno scorso: il primo compleanno è arrivato, e non può che essere felice: 80 000 visite totali, 333 pubblicazioni, commenti ed interventi a dimostrazione della partecipazione del lettore. L'informazione che cerchiamo di offrire ogni giorno è - come promesso un anno fa - vera e sincera, lontana da qualsiasi distorsione ideologica o manipolazione di alcun senso. Un anno fa abbiamo aperto con questa vignetta di Luigi Alfieri, in cui il sarcasmo del vignettista faceva trapelare la triste rassegnazione dovuta alla presa di coscienza dell'assenza di libertà d'informazione in Italia: cogliamo l'occasione offertaci dalla ricorrenza di oggi per esporre in maniera più compiuta lo stimolo che ci ha portato ad intraprendere questa esperienza nel mondo dell'informazione, offrendo il pezzo stesso come sentito ringraziamento per tutti i lettori di questo primo anno di vita.

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Nel 1965 uno studio dell’università di Princeton ha ricercato tutte le possibili definizioni scientificamente fondate di “opinione pubblica”: il risultato, oltre 50 diverse definizioni, dimostra quanto sia difficile spiegare che cosa sia realmente l’opinione pubblica; ciò che invece è difficile negare è che ogni individuo di una società si confronta quotidianamente con tale nebulosa entità. Dato per certo che le sue origini risalgono alla nascita stessa della scienza politica, è innegabile che essa ha acquistato rilievo particolare con l’avvento delle idee democratiche, nate sulle indispensabili basi della stampa e dei moderni mezzi di comunicazione sociale.

Negli stessi anni in cui l’Università di Princeton si cimentava nella definizione di “opinione pubblica”, in Germania la professoressa Noelle-Neumann verificava sperimentalmente un dato di fatto che mette in luce l’aspetto più importante dell’odierna opinione pubblica, qualunque sia la sua definizione: in occasione delle elezioni tedesche del 1965 si verificò che le intenzioni di voto prospettavano un divario fra i primi due contendenti di appena 6 punti percentuali, mentre l’aspettativa su chi avrebbe vinto le elezioni presentava una differenza del 50%. Lo stesso fenomeno fu rilevato nelle elezioni del 1976.

A partire da queste verifiche sperimentali, Noelle-Neuman giunse alla definizione di “clima d’opinione”: si tratta della percezione che ha ognuno di noi sull’ambiente esterno circa le opinioni pubbliche. Tale teoria comprende anche la concezione secondo la quale le opinioni avvertite in recessione tendono a diventare come mute e quelle percepite come vincenti riempiono il vuoto lasciato e si ingigantiscono. La studiosa tedesca, approfondendo il campo, ha trovato conferma delle sue ipotesi nei precedenti studi sulla paura dell’isolamento degli individui rispetto al gruppo ed anche in un passo del filosofo ottocentesco Alexis de Tocqueville sulla Rivoluzione Francese: “gli uomini che serbavano l’antica fede temettero di essere soli, e temendo l’isolamento più che l’errore, si unirono alla folla senza pur pensare come essa. Per tal motivo quello che non era ancora se non il sentimento di una parte della nazione, parve l’opinione di tutti”.

La ‘spirale del silenzio’ – questo il termine con cui la Noelle-Neumann definisce la propria teoria – risponde dunque al semplice meccanismo della paura dell’isolamento.

Un’abbondante e documentata ricerca sociologica sugli effetti cognitivi dei media ha messo in rilievo la grande spaccatura fra il mondo reale ed il mondo rappresentato dai media, che possono intervenire sull’opinione pubblica e sul suo spostamento in modi diversi. Da una parte coloro che hanno un punto di vista percepito come minoritario sono maggiormente disposti a renderlo pubblico se sostenuti dai media anche se consapevoli della propria posizione di minoranza; dall’altra un determinato punto di vista nei media consente a coloro che sposano l’opinione espressa dai media di esprimerlo e difenderlo nelle interazioni sociali nel modo migliore, grazie ai mezzi forniti loro dagli stessi media. Infine i sostenitori di un’opinione maggioritaria sufficientemente diffusa diventeranno a lungo andare incapaci di argomentare pubblicamente a loro favore, non trovandosi quotidianamente in contrasto con un’opinione differente.

Circa il rapporto fra media ed opinione pubblica si cade sempre nella domanda se siano i media a creare l’opinione o l’opinione a influenzare i media: sicuramente i mezzi di comunicazione forniscono la pressione ambientale alla quale le perone rispondono con acquiescenza e silenzio e allo stesso tempo rappresentano una delle fonti di osservazione dell’opinione pubblica.

I media in conclusione sono detentori di un gran potere sull’opinione pubblica, ma allo stesso tempo hanno in sé un’insanabile fragilità: Walter Lippmann, giornalista statunitense vissuto a cavallo del ‘900, afferma che “essa difatti è ben più fragile di quanto la teoria democratica abbia finora ammesso, troppo fragile per portare il peso della sovranità popolare”.

Appare, infatti, difficile ignorare il fatto che i media hanno la facoltà di rendere visibile del mondo solo ciò che vogliono, e ciò finisce per costituire il mondo dei soggetti; ma allo stesso tempo non potrebbe esistere l’azione dei media senza un ordine di priorità nella massa: ecco dunque l’immenso, ma anche modesto, potere dei media.

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