Abituati a vergognarci



C’è chi - volente o nolente - fa l’abitudine a certe cose e chi invece fa di tutto per non abituarsene; c’è chi per esempio fa l’abitudine a vedere movimenti di protesta più o meno spontanei che si trasformano in pericolose manifestazioni dagli aspetti spesso violenti e chi invece ne rimane indignato ogni volta di più. Chi scrive si classifica in quest’ultima categoria.
Tutti i telegiornali a partire da ieri pomeriggio hanno trasmesso a più non posso le immagini delle manifestazioni “studentesche” che hanno caratterizzato la giornata di ieri, soffermandosi - chi più, chi meno - sulla deriva violenta che ha assunto ben presto la protesta, senza alcun senso di sgomento per l’ennesimo autogol che le proteste di piazza hanno prodotto da anni a questa parte, proprio come chi si è abituato a vedere le strade delle proprie città trasformate in un campo di battaglia. Sembra che nessuno ostenti il minimo stupore, né la minima indignazione per un evento che tutti dicono aver fatto di tutto per evitare ma che in verità nessuno riteneva evitabile.
Noi non vogliamo fare l’abitudine a certi scempi e per questo motivo vogliamo dire la nostra sulle ultime manifestazioni, sebbene siano considerazioni universalmente valide per tutte la stragrande maggioranza delle manifestazioni degli ultimi anni, proprio perché - non ci stancheremo mai di dirlo - non vogliamo fare l’abitudine a vergognarci di essere italiani.
Al termine di ogni manifestazione ci riduciamo a contare i danni, i feriti fra le forze dell’ordine, i fermati, gli arresti: non sarà forse il caso di pensarci prima ai danni che fanno sistematicamente i cortei e i feriti che causano gli scontri? Ah giusto, “a non è colpa dei manifestanti, ma della minoranza dei violenti, che si è infiltrata fra i pacifici manifestanti” come è stato detto sin troppe volte. E allora non sarà forse ora di prendere coscienza che ogni manifestazione diventa una potenziale guerriglia urbana che tutti devono impegnarsi ad evitare, per esempio controllando scrupolosamente i manifestanti?
Quasi tutte le manifestazioni si concludono con il garbatissimo grido “chi non salta cellerino è” (se non peggio...), perché - si sa - chi prende 1 200 € al mese per rischiare la vita tutti i giorni è sicuramente servo di qualunque sistema contro il quale si protesta... Non sarà forse ora che vengano concessi più poteri alle forze dell’ordine perché possano finalmente fare il proprio dovere senza dover temere di essere linciati mediaticamente da stampa e televisioni?

Domande retoriche - speriamo -, ma che da troppo tempo nessuno vuole più porsi, o per motivi ideologici, o per convenienza o - semplicemente - perché male abituato.