Idem, Boldrini e il Gay Pride di Stato

Serve un forte impegno a livello nazionale e europeo per contrastare ogni tipo di discriminazione”. Firmato Josefa Idem.

Ecco le parole con cui il ministro ex canoista ha voluto motivare la propria decisione di partecipare al Gay Pride di venerdì prossimo, 14 giugno, a Palermo, mostrando un perfetto esempio di vuota retorica di quella stessa parte politica che aveva il coraggio di tacciare come demagogica la realista proposta di abolizione dell’IMU portata avanti dal PdL: una retorica che non pecca di populismo, bensì di ignoranza, se non addirittura volontà di ignorare una realtà ben chiara. Si tratta dei mulini a vento contro cui combatte l’onorevole Boldrini con al fianco la fedele scudiera Idem, si tratta di quelle discriminazioni che non esistono, si tratta di quella “realtà” creata da un’informazione indegna di questo nome ben lontana dalle nostre vite, si tratta di una tale distorsione dei fatti da descrivere l’Italia esattamente al contrario di come è veramente: si tratta, insomma, del mito dell’omofobia.

Un attendibilissimo centro di ricerche statunitense, il Pew Research Center, ha condotto uno studio il cui esito pone l’Italia nella top 10 dei paesi nei quali negli ultimi anni l’accettazione dell’omosessualità ha visto un notevole aumento, precedendo paesi come la Germania e la Spagna, che hanno da anni legalizzato unioni civili e gay (Italia +9%, Germania e Spagna +6%). Ma, a ben vedere, il dato non era poi così inattendibile per chi conosce – se non addirittura per chi non vuole disconoscere – la storia e la cultura del nostro Paese: il cattolico Regno d’Italia ha depenalizzato l'omosessualità nel lontanissimo 1866, ben prima dell’anglicana Inghilterra (1967) e della Germania comunista (1968).

Quello che invece tacciono tanto la Boldrini quanto la Idem è la realtà che si sta creando nei paesi che hanno intrapreso la strada che le ministre si auspicano per il nostro Paese: la Francia, fresca di approvazione della legge sulle unioni gay, vive non solo una situazione incandescente dal punto di vista dell’ordine pubblico, ma anche una serie di palesi violazioni dei più elementari diritti personali, calpestati in nome di una superiore vocazione alla libertà. Jean-Michel Colo, sindaco di Arcangues, in Aquitania, rischia la sospensione e la revoca dal proprio incarico, un’ammenda fino a 45 000 € e fino a tre anni di reclusione per essersi rifiutato di sposare una coppia di omosessuali: “io ho una coscienza e un cuore, non posso sposare due persone omosessuali. La legge Taubira è illegittima, usurpa il termine matrimonio, e io non posso applicarla”. Una chiara obiezione di coscienza, che sottolinea come l’inerzia liberale del socialista Hollande abbia incredibilmente dimenticato le dichiarazioni rilasciate dal Presidente durante l’incontro con i sindaci nel 2012, in cui garantiva che la legge sulle unioni gay avrebbe contenuto la possibilità dell’obiezione di coscienza: promessa puntualmente sconfessata.

Non sarà forse che nella foga di far riconoscere i presunti diritti innegabili alle coppie gay ci si dimentica del diritto di una persona ad avere una coscienza? O forse di quello di un bambino ad avere una madre ed un padre? Ma la cieca volontà di vedere ovunque diritti negati porta anche alla negazione di diritti ben più importanti, come il diritto di manifestare e il diritto di opinione: il Centro europeo per la Legge e la Giustizia si è rivolto al Consiglio dei Diritti Umani per denunciare la repressione in corso da parte della polizia francese contro i manifestanti pacifici della Manif Pour Tous.

Ma allora, cara onorevole Boldrini e cara ministro Idem, perché non pensarci ancora un po’ se andare al Gay Pride venerdì prossimo? Magari considerando anche che si tratta di un gravissimo assalto alle stesse istituzioni che rappresentate: che cosa è in fondo il Gay Pride se non un'occasione per fare pressione sul Parlamento perché legiferi a favore delle unioni omosessuali? E magari vi rendereste finalmente conto di chi e che cosa rappresentate.

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