Giovanni Buridano: un maestro delle Arti del XIV secolo

Giovanni Buridano, originario della Piccardia, è uno dei più importanti protagonisti della filosofia del XIV secolo.

Egli, contrariamente all’uso dell’epoca, spese l’intera carriera all’interno della Facoltà delle Arti di Parigi, senza insegnare mai la Teologia. Questo aspetto del tutto misterioso della sua biografia lo rende un autore assai affascinante e lo presenta come genuina figura di logico, metafisico, filosofo naturale del Basso Medioevo.

Le opere di Buridano sono per la maggior parte commenti a testi aristotelici o pseudo-aristotelici. La grandezza del maestro piccardo si misura nella spiccata capacità di leggere i trattati dello Stagirita, reinterpretarli ed emendarli dalle impurità che la lunga tradizione dei commentari ad Aristotele aveva prodotto nei secoli precedenti. Ne risulta un corpus di opere davvero originale in cui si mostra tutta la vivacità intellettuale del maestro parigino e a partire dal quale si spiega la grande influenza che ilmagister piccardo ebbe nei confronti dei suoi contemporanei.

La figura di Buridano, seppur approfondita da più di un secolo dagli studiosi di filosofia medievale, non è presente, se non marginalmente, all’interno delle rassegne sulla storia della filosofia medievale e nei manuali universitari di settore. La ragione di questa mancata divulgazione degli studi specialistici sul maestro piccardo risiede nel fatto che le sue opere sono per la maggior parte ancora inedite. I testi buridaniani giacciono custoditi nei manoscritti delle biblioteche del Vecchio Continente e sono consultati dagli studiosi del settore senza che ne venga approntata una trascrizione o un’edizione. La difficoltà che sorge nel curare edizioni critiche dei trattati buridaniani è comprensibile: la maggior parte delle opere del maestro piccardo, infatti, si presenta in più versioni, è spesso divisa in expositiones equaestiones ed è conservata in una molteplicità di manoscritti la cui attribuzione non è sempre facile. Nonostante queste difficoltà, si rende necessario, per il futuro, un completamento delle edizioni dei testi buridaniani: solo così, infatti, si potrà dare lustro ad una delle più influenti figure del medioevo occidentale.

Per quanto riguarda i tipi di studi che nel corso degli anni sono sorti attorno agli scritti del maestro parigino, va detto che il primo concetto buridaniano ad attrarre l’attenzione degli storici della filosofia fu quello di impetus. Nei suoi commenti alla Fisica e al De caelo, Buridano criticò la teoria aristotelica del moto violento proponendo un nuovo principio meccanico, quello di impetus, appunto, che potesse sostituire la contro-intuitiva teoria dello Stagirita. Per lungo tempo, gli studiosi hanno approfondito le tematiche della meccanica buridaniana e hanno notato, con una certa credibilità, la possibilità di leggere la categoria buridaniana di impetus come l’antesignana della teoria inerziale galileiana.

La seconda ondata di studi ha riguardato le opere logiche di Buridano. Il maestro parigino è autore di una vasta mole di trattati logici raccolti sotto il titolo di Summulae de dialectica. Quest’opera è considerata, non a torto, il grande lascito del maestro parigino alla posterità. Gli insegnamenti logici che Buridano impartì alla Facoltà delle Arti di Parigi sono quelli che contribuirono maggiormente a rendere noto il maestro parigino e a favorire la diffusione e la conoscenza delle sue opere in vita e in morte. Nonostante i recenti studi abbiano aperto le porte ad altri settori della filosofia buridaniana, le opere di logica del maestro parigino continuano ad essere oggetto dell’interesse degli storici della filosofia. A titolo d’esempio, si consideri il fatto che la più recente monografia sulla figura del magister artiumparigino (il volume John Buridan, scritto da G. Klima e pubblicato nel 2009) presenta un insieme di studi relativi, per la quasi totalità, alla logica di Buridano.

Solo di recente gli studiosi hanno cominciato ad approfondire altri settori della filosofia buridaniana: l’etica, la metafisica e la filosofia naturale. È in particolare a quest’ultima branca che sono dedicati molti degli articoli su Buridano risalenti all’ultimo decennio. L’approfondimento della philosophia naturalisdel maestro parigino è senz’altro doverosa: chi meglio di Buridano, con la sua peculiare carriera di maestro delle arti usque ad finem, potrebbe incarnare più adeguatamente la figura del filosofo naturale medievale (quello che oggi, insomma, chiameremmo scienziato)? Il maestro parigino, oltre ai già citatiFisica e De caelo, commentò il De anima, i Parva Naturalia, il De generatione et corruptione, ilLiber Meteororum, il De physiognomia, il De motu animalium e il De secretis mulierum. Questo cospicuo insieme di trattatati, come già accennato, costituisce oggi l’oggetto dell’interesse di molti studiosi buridaniani. Il più importante tra questi commenti è certamente il De anima, opera che il maestro parigino ha redatto in diverse versioni ed il cui tentativo di edizione completa è oggi in corso, ad opera di un team di studiosi europei, statunitensi e canadesi.

Giovanni Buridano è un autore della cui biografia non sappiamo pressoché nulla ma di cui ci è pervenuta una notevole messe di opere attraverso le quali siamo in grado di addentrarci a fondo nelle tematiche e nei modi di fare filosofia tipici del Basso Medioevo.

Indicazione bibliografica:Per un’ottima e recente rassegna del pensiero buridaniano nel suo insieme si legga la monografia di J., Zupko, John Buridan: portrait of a fourteenth-century arts master, University of Notre Dame Press, Notre Dame, Indiana, 2003.

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