Che cosa è la filosofia?

“Nel tempo reale, nella storia, ogni volta che un uomo si trova di fronte a più alternative opta per una di esse ed elimina e perde le altre; non è così nell’ambiguo tempo dell’arte, che assomiglia a quello della speranza o a quello dell’oblio”.

(Jorge Louis Borges, Nove saggi danteschi)

L’ambiguo tempo dell’arte di cui parla Borges, grande maestro della parola, è lo stesso ambiguo tempo della filosofia. Come l’artista, infatti, il filosofo può permettersi il raro lusso di non aver paura della scelta.

Nel mondo del pensiero, così irreale eppure così umano, le alternative si pongono ma non si escludono vicendevolmente. Esse si ripresentano sempre, si scartano e si ricompongono, senza che la scure del tempo si possa mai abbattere una volta per tutte su di loro.

La scelta è per essenza discernimento, divisione, esclusione ma nella filosofia essa diventa pluralità, contemporaneità, riproposizione. La filosofia pone domande, cerca risposte e, inevitabilmente, discerne. Ma nel suo discernimento c’è sempre una possibilità di revisione, di ritorno, di ripensamento, di riabilitazione, privilegi che raramente il “tempo reale” è in grado di concedere all’uomo.

Possibilità di ri-fare, di ri-pensare, di ri-agire e di reagire. Ecco cosa l’artista ed il filosofo trovano entusiasmante e profondamente consolatorio nelle loro vite: l’opportunità di non perdere mai nulla, la possibilità costante della ripresa.

Il tempo della filosofia è ambiguo proprio perché non coincide con il tempo della scelta. La scelta porta inevitabilmente verso l’unicità senza ritorno; l’ambiguità, invece, conduce sempre verso il doppio, il plurale, l’infinitamente possibile.

Il tempo della filosofia è quello della speranza; il tempo in cui con la sola forza della ragione si possono creare mondi ed in un attimo accade di vederli distrutti senza per questo smarrire l’impulso a ricostruirli, mai del tutto diversi.

Il tempo della filosofia è quello dell’oblio perché tutto si ripresenta, perché tutti i corni del dilemma possono sempre, di punto in bianco, tornare ad interrogare. Anche i più grandi sistemi di pensiero, le più ardite e sottili architetture della Scolastica, sottendono la cifra del ritorno, del ripensamento, del riciclo concettuale.

La filosofia, dunque, non elimina nulla definitivamente e, in fondo, non perde mai.

Il privilegio di essere immuni dalla crudeltà della scelta, però, non toglie al filosofo l’onere e la vocazione alla ricerca costante della verità. La speranza, il tempo filosofico per eccellenza, è sempre speranza di soluzione, di risoluzione. E l’oblio, volto più oscuro ed inquietante del binomio filosofico, rappresenta in realtà quell’infinito covo di idee senza le quali la ricerca non potrebbe andare avanti perché sarebbe ogni volta costretta ad iniziare daccapo.

Ripensamento, ambiguità, speranza, oblio, verità… un timido tentativo di definire la Filosofia.

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