Conte in un passaggio dell'ormai celebre conferenza stampa. |
Abbiamo assistito ieri all’ennesimo scempio dell’informazione
italiana, o meglio, è culminata nella giornata di ieri una delle pagine più
tristi del nostro calcio e dell’informazione sportiva. Palermo-Juventus giocata
ieri pomeriggio al Renzo Barbera è stata attesa, vista e letta solo ed
esclusivamente come la partita del ritorno in panchina di Antonio Conte, martire
della giustizia sportiva, osannato come uno dei migliori tecnici d’Italia e autodefinitosi
“speciale”. In campo c’era un certo Gianluigi Buffon - uno dei pochi italiani a
contendersi il pallone d’oro negli ultimi vent’anni -, “El Romario del Salento”
Miccoli - che pure qualcosa l’ha dimostrato in vent’anni di carriera -, Claudio
Marchisio - che a 26 anni è un pilastro del centrocampo della nazionale -, un
campione del Mondo come Andrea Pirlo, un talento indiscusso come Josip Ilicic.
Tralasciando l’indicibile torto fatto a tutti i tifosi - non solo bianconeri e
palermitani - e tutti gli amanti del gioco del calcio nel considerare zero le
questioni tecniche dell’incontro, ci vogliamo soffermare sul solo “caso Conte”
- consci che in tal modo fomentiamo noi stessi questa spiacevole situazione, ma
risoluti a dire la nostra modesta opinione, anche se controcorrente.
Conte al rientro al Barbera di Palermo. |
Antonio Conte siede - “saltuariamente” - sulla panchina
della Juventus dalla stagione scorsa, ha vinto il Campionato 2011/2012 -
statisticamente considerato uno dei più mediocri della storia del calcio
italiano - dopo aver portato in Serie A prima il Bari e poi il Siena. Proprio
alla sua esperienza con il Siena risalgono i fatti incriminati dalle Procure di
mezza Italia nell’ambito del cosiddetto Calcioscommesse. I fatti che seguono
sono oggetto di cronaca da diversi mesi oramai, e appare superfluo soffermarci
ancora. Ciò che grida vendetta è invece il comportamento tenuto non solo da
Conte ma soprattutto più dai media nel periodo immediatamente successivi:
abbiamo difatti assistito ad un vergognoso ed indiscriminato attacco alla
Giustizia, una messa in questione delle Leggi alla quale - è impossibile
negarlo - ha tuttavia avuto ruolo di coprotagonista il tecnico leccese (basti
ripensare alla sceneggiata organizzata nella conferenza stampa dopo la
sentenza...).
Ieri - infine - abbiamo assistito alla degna conclusione di
una vicenda che definire spiacevole è poca cosa: non c’era un giornale sportivo
che non presentasse la notizia del ritorno in panchina di Conte in prima
pagina, ma nessuno ha presentato il fatto come era realmente, ovvero come il
ritorno di un personaggio condannato in definitiva, che con le sue azioni ha
rovinato il gioco del calcio. Forse sarebbe interessante chiedersi come si
sarebbero comportati i tifosi dell’Atalanta se il loro storico capitano avesse
fatto ritorno in campo: forse non ne sarebbero stati così orgogliosi, e
probabilmente la stessa stampa gli avrebbe riservato un trattamento ben diverso
da quello di cui abbiamo avuto testimonianza nei giorni passati.
E - in conclusione - non possiamo esimerci da un commento -
sdegnato - delle parole del tecnico alla fine della partita: “Sono speciale”:
si sa, la celebrità dà alla testa, ma forse converrebbe suggerire all’ex
capitano bianconero una piccola riflessione. La Serie A è - ed è stata - piena
di ottimi allenatori, degni esponenti di una scuola, quella italiana, che
esporta tecnici in club e nazionali in tutto il mondo, fra cui sicuramente
personaggi più titolati, carismatici e con più esperienza di Conte: forse
qualcuno ha mai sentito Zeman dire che è speciale dopo aver infranto
ogni record con il suo Pescara? O magari Allegri dopo aver vinto la Panchina d’Oro
nel 2009? O magari Ancelotti dopo aver concluso uno dei periodi più vincenti
della storia del Milan? Ah giusto, nessuno di loro può vantare una condanna di
quattro mesi... E allora - se così va il mondo - onore a Conte, miglior tecnico
della Serie A.