Tacchini e filosofi: ovvero, che cos’è la filosofia della scienza

“Science is an unusually powerful tool for investigating what the world is like”

(P. Godfrey-Smith “Darwinian Populations and Natural Selection”, 2009)

In un allevamento viveva un tacchino. Dopo aver osservato che, giorno dopo giorno, veniva nutrito puntualmente alle 9 del mattino, il tacchino fece la seguente induzione: “mi danno da mangiare tutti i giorni alle 9”. L’inferenza induttiva fu smentita quando, all’alba del giorno di Natale, al tacchino fu tirato il collo.

Lungi dall’essere una storiella per bambini, tale aneddoto è famoso in filosofia per essere stato utilizzato da Bertrand Russell (1872-1970), prima, e da Karl Popper (1902-1994), poi, per criticare il ricorso al metodo dell’induzione. L’induzione è un metodo conoscitivo che inferisce da ciò che è stato osservato a ciò che non è stato ancora osservato, sulla base dell’idea dell’uniformità della natura e del fatto che il futuro somiglierà al passato. È un ragionamento induttivo quello che porta il tacchino a concludere che, essendo stato nutrito in passato sempre alle 9 del mattino, ciò avverrà anche in futuro. È altresì un ragionamento induttivo quello che ci porta a pensare che il sole sorgerà domani in virtù del fatto che è sorto fino ad oggi. Ma, come disse già David Hume (1711-1776), non abbiamo alcun motivo di credere che il futuro somiglierà al passato, dal momento che pensare diversamente non è contraddittorio.

Ma cosa hanno a che fare tra loro filosofi, tacchini e metodo dell’induzione? Il problema dell’induzione è uno dei quesiti principali di cui si occupa la filosofia della scienza. La scienza cerca di predire, spiegare e capire il mondo in cui viviamo; la filosofia si occupa anch’essa di rispondere alle domande sul mondo e sul posto che noi occupiamo in esso. La filosofia della scienza si chiede in che modo la scienza sia in grado di soddisfare le nostre domande sul mondo. Il principale scopo della filosofia della scienza è quello di analizzare il modo in cui la scienza procede; di chiedersi quale sia la sua natura e cosa la distingua dagli altri modi di produrre conoscenza; quali siano i suoi limiti e perché dobbiamo avere fiducia in ciò che essa ci dice. Lo sguardo del filosofo sulla scienza permette di scoprire delle assunzioni che sono implicite nel procedere della scienza ma che non sono discusse esplicitamente. In altre parole, il ruolo della filosofia della scienza è di interrogarsi su quelle assunzioni che lo scienziato dà per scontato: la filosofia della scienza analizza dunque i concetti di “conoscenza”, “teoria”, “legge scientifica”, “verità”, eccetera.

La filosofia della scienza nasce con la scienza, con la rivoluzione scientifica del 1600: i primi scienziati (quali Galilei e Newton) sono anche i primi filosofi della scienza.

Poiché lo scopo della scienza è quello di spiegare il mondo, primo obiettivo della filosofia della scienza è capire attraverso quale metodo essa giunga alla spiegazione dei fenomeni. Accanto all’induzione, abbiamo altri due tipi di inferenze possibili: la deduzione e l’inferenza alla migliore spiegazione. Se l’induzione è un ragionamento che va dal particolare al generale, la deduzione è il ragionamento che va dal generale al particolare. Tipica deduzione è il sillogismo della seguente forma: “Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è un uomo. Quindi Socrate è mortale”. La particolarità di questa inferenza è che se le premesse sono vere e il sillogismo è corretto, la conclusione è vera; esso non è tuttavia molto interessante, in quanto non ci fornisce nuove conoscenze sul mondo. Non è dunque questo il modo attraverso cui procede la scienza.

Un’altra ipotesi è che essa proceda attraverso l’inferenza alla migliore spiegazione, come proposto da Charles Peirce (1839-1914). L’inferenza alla migliore spiegazione è un’inferenza all’ipotesi che fornisce la migliore spiegazione possibile di un fenomeno osservato. Ad esempio, se il formaggio nella mia credenza è finito e sento provenire da essa degli squittii, inferirò che vi siano dei topi che hanno mangiato il formaggio: date le circostanze e le osservazioni fatte, questa è la migliore spiegazione. Certamente, ciò non vuol dire che essa sarà sempre corretta, in quanto può incorrere in errori: eppure è stata talvolta utilizzata dagli scienziati. Ad esempio, Darwin propose la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale come la migliore spiegazione possibile per la scoperta di fossili di creature viventi non più esistenti ma che presentano somiglianze con altre creature che attualmente popolano la terra.

L’ipotesi oggi più accettata, sebbene non esente da critiche, è che la scienza proceda attraverso il modello nomologico-deduttivo proposto da Hempel e Oppenheim. Si tratta di un modello che permette di sottomettere un fenomeno da spiegare (explanandum) ad una legge di natura (explanans): dalla legge generale, unita all’osservazione del fenomeno, si inferisce la spiegazione del fenomeno stesso. Si tratta dunque di un procedimento deduttivo, in quanto, se la spiegazione è corretta, l’explanans implica l’explanandum. Ad esempio, la legge di gravitazione universale, unita all’osservazione della caduta di un sasso, fornisce la spiegazione di tale fenomeno.

Tutti questi tipi di ragionamento sono stati sottoposti a vaglio critico allorché sono stati proposti come metodi propri della conoscenza scientifica. La critica di Popper al procedere per induzione della scienza è strettamente legata alla sua critica al neopositivismo logico. Sviluppatosi in Europa fra le due guerre per opporsi al fiorire di sistemi dogmatici post-kantiani (pensiamo alla filosofia di Hegel), esso è portato avanti dagli esponenti del circolo di Vienna. Rudolf Carnap, Moritz Schlik e Otto Neurath ne sono i fondatori e principali esponenti. Al fine di far prevalere la ragione sull’oscurità e la logica sull’intuizione, essi propongono un metodo conoscitivo basato sulla teoria della verificabilità: in base ad essa, è sensato solo ciò che è verificabile attraverso l’osservazione diretta. L’osservazione è dunque la fonte di tutte le verità. Questo è un metodo sicuro per distinguere la scienza da ciò che non è scienza: le verità scientifiche sono quelle passibili di essere verificate. Questa affermazione implica anche l’idea che tutto ciò che non è verificabile, e dunque non è scientifico, è insensato. Ciò porta a tacciare di insensatezza tutti gli ambiti della filosofia al di fuori della filosofia della scienza e a ridurre l’indagine filosofica ad un’analisi linguistica del significato degli enunciati e della loro possibile verificabilità.

La verificabilità pone tuttavia dei problemi allorché si tratta di fenomeni che non sono osservabili ad occhio nudo ma, ad esempio, attraverso un microscopio o un telescopio. Un altro problema è l’olismo della conoscenza: allorché lo scienziato fa un esperimento, è tutto il suo bagaglio di conoscenze sulla natura e sugli strumenti di misurazione che è messo alla prova e se l’esperimento si rivela falso non è sempre facile stabilire quale ipotesi fosse sbagliata. Questi e altri problemi filosofici – uniti al fatto che molti degli appartenenti al circolo di Vienna erano ebrei e furono dunque dispersi o uccisi sotto il nazismo – portarono al tramonto del Circolo di Vienna all’inizio degli anni ’60.

Bisogna comunque inserire la storia del tacchino e la critica di Popper all’induzione nel quadro storico della proliferazione del neopositivismo logico: nemico acerrimo delle tesi del circolo di Vienna, Popper propone come criterio di scientificità il criterio della falsificabilità. In base ad esso, un enunciato è scientifico se è sottoponibile a tentativi di falsificarlo ed è vero finché non viene falsificato. Pertanto, l’enunciato “Tutti i cigni sono bianchi” è un enunciato scientifico, poiché è possibile andare alla ricerca di un cigno nero. Anche il falsificazionismo di Popper non è tuttavia esente da problemi: nella pratica scientifica reale, uno scienziato non abbandona una teoria non appena si rivela falsa ma cerca di formulare delle ipotesi per renderla compatibile con la realtà. Un celebre esempio è la scoperta del pianeta Nettuno: la sua esistenza fu ipotizzata prima della sua osservazione per spiegare alcune perturbazioni dell’orbita di Urano che rischiavano altrimenti di mettere in questione la validità della legge di Newton. Inoltre, anche per Popper, l’obiettivo è tracciare una linea di demarcazione tra la scienza e la non scienza, obiettivo che rischia di cadere nell’errore neopositivista di considerare sensate solo le verità della scienza.

La scienza è, in effetti, uno dei modi di conoscere il mondo: questo non ci autorizza però ad affermare che esso sia l’unico in grado di stabilire la verità su di esso e che tutto ciò che non è scientifico sia insensato. La filosofia ha molto da dire in proposito.

Indicazioni bibliografiche: per un’introduzione alla filosofia della scienza si consiglia S. Okasha, Il mio primo libro di filosofia della scienza, Einaudi, Torino, trad.it. 2006 (ed. or. Philosophy of Science: A Very Short Introduction, Oxford, UK: Oxford University Press, 2002). Per chi volesse approfondire si consiglia (in inglese): P. Godfrey-Smith Theory and Reality: An Introduction to the Philosophy of Science. University of Chicago Press, 2003.

2 commenti:

  1. Si può ridurre all'assurdo il verificazionismo osservando che il suo stesso principio per il quale è sensato solo ciò che è direttamente osservabile non risponde a tale criterio (e se vi rispondesse si cadrebbe in una petitio principi). Un paio di appunti comunque all'articolo: l'inferenza "Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è uomo. Socrate è mortale." non è un'induzione, ma un sillogismo e dunque una deduzione (vi è un errore di stampa, probabilmente perchè appena prima si specifica la differenza tra deduzione ed induzione).
    Su Popper, invece, giusto sottolineare la sua onestà intellettuale, da poter usare anche contro il neopositivismo tuttavia è erroneo negare il valore dell'induzione perchè così la scienza diviene un insieme di palafitte (come afferma il titolo di un'opera sul filosofo della natura). L'esempio del tacchino non è conclusivo in quanto si induce da un accidente (stesso discorso per il bianco dei cigni), qualora si induca su un aspetto essenziale, quale l'azione degli enti sensibili ad esempio, l'induzione è invece legittima in base al principio di regolarità dell'azione (in quanto dipendente direttamente dall'essenza di un qualcosa la quale è immutabile).

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    1. Grazie dell'osservazione; in effetti, il sillogismo voleva essere proposto come esempio di deduzione, si trattava di un errore ed è stato prontamente corretto.
      La critica a Popper all'induzione è stata appunto illustrata (ovviamente brevemente) alla luce della critica al Circolo di Vienna, al di fuori della quale rischia di sembrare banale.
      Per quanto riguarda il valore dell'induzione, in effetti l'inferenza alla migliore spiegazione la mantiene; si tratta, però, di un'induzione "guidata". Detto altrimenti, lo scienziato formula prima un'ipotesi e poi procede a fare degli esperimenti di verifica: se molti esperimenti confermano l'ipotesi, allora ne induce che l'ipotesi è giusta. Se non vi fosse un'ipotesi di partenza, sarebbe impossibile giungere ad una spiegazione.

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