Londra 2012 fra razzismo e memoria


Pochi giorni fa le agenzie battevano la notizia della decisione del Comitato Olimpico greco di escludere dagli imminenti Giochi Olimpici la propria atleta Voula Papachristou, due volte campionessa Under 23 nel salto tripli e detentrice della seconda miglior misura di categoria. La causa di tale esclusione è un semplice tweet, a dire di molti a sfondo razzista: "Con tutti gli africani che ci sono in Grecia, le zanzare che arrivano dal Nilo occidentale almeno mangiano cibo come a casa". Tralasciando la stupidità e la futilità di questo commento e considerato come dato di fatto il razzismo di fondo in esso presente - considerazione sulla quale ci prendiamo la licenza di non esprimerci -, si sposa in pieno la decisione del Comitato Olimpico Greco, che ha anteposto lo spirito olimpico ai propri interessi ed alle proprie ambizioni di medaglia.
Sulle stesse pagine di sport su cui abbiamo letto questa notizia veniva riservata una misera colonnina ad un altro episodio che ha catalizzato - pur non avendo avuto la necessaria attenzione - i riflettori di Londra 2012 prima ancora che si accettassero. Ci stiamo riferendo alla polemica circa la commemorazione delle vittime di Monaco 72, undici atleti israeliani ed un poliziotto tedesco morti insieme a cinque dei loro sequestratori. Le vedove delle vittime sono ormai ai loro noni Giochi Olimpici dopo il massacro- nel 1980 Israele boicottò le Olimpiadi a Mosca -, ad ognuna delle quali hanno tenuto in vita la memoria dei mariti, nella speranza di una commemorazione pubblica. Commemorazione che il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge ha vivamente caldeggiato ed alla quale prenderà parte, ma che tuttavia ha voluto assolutamente escludere dalla cerimonia di inaugurazione "per non mischiare la politica allo sport".
Il nostro presidente Gianni Petrucci ha voluto che nella Messa celebrata a Londra per gli atleti azzurri fosse ricordato il brutale attentato, "fieri di ricordare Monaco '72 [...] era logico che lo facessimo perché non si può dimenticare quell'Olimpiade".
Ci si augura dunque, nel giorno dell'apertura dei Giochi della XXX Olimpiade, che, abbandonata ogni inutile polemica, si vivano 17 giorni all'insegna di quello spirito olimpico di cui - per fortuna - abbiamo ancora evidenti esempi, e che tuttavia questi non vengano anteposti a valori e principi ben superiori, come la memoria di undici uomini giunti a Monaco in pace e tornati in una bara.

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