Libertà di Parola e Formazione dell'Opinione

9. Oggi - Opinione Pubblica e Democrazia di Massa

L’opinione di massa ha carattere prevalentemente passivo e può dunque essere plasmata, come ci hanno insegnato più o meno felicemente gli eventi del secolo scorso: i fenomeni che hanno portato alla civiltà della tecnica e alla società di massa, storicamente paralleli, hanno reso possibile lo sviluppo della tecnica applicata alle comunicazioni, fornendo così le basi per edificare la società di massa. Lo sviluppo della tecnica contribuisce dunque ad un progressivo abbattimento dei presupposti culturali e psicologici in cui trovavano terreno fertile fedi religiose e ideologiche: le masse dunque tendono a colmare il vuoto causato da una tale perdita, provando quasi un’ 'ansia di salvezza'.


Oggi possiamo forse ritenere che l’opinione pubblica intesa in senso tradizionale non esiste più: quella con cui ci confrontiamo quotidianamente sembra essere infatti opinione di massa, nata non dal confronto fra idee e posizioni, ma dall’incontro fra quel bisogno di “senso” che abbiamo definito “ansia di salvezza” e le rappresentazioni che sono in grado di intercettarlo. Ne consegue che non esiste quindi alcuna corrispondenza necessaria fra l’opinione di massa e la qualità dei suoi contenuti; inoltre in una società frutto della massificazione di cui sopra esistono i presupposti per la democrazia solo se e fintantoché permane un ‘mercato ideologico’ (M.Visentin, cfr. Bibliografia e Sitografia): si tratta diremmo che di un’evoluzione moderna del pensiero tacitiano, secondo il quale libera oratoria e forma di governo ‘liberale’ sono strettamente e indissolubilmente connesse fra loro. Appare dunque difficile immaginare odiernamente una democrazia senza un mercato ideologico, nel quale fra l’altro l’opinione di massa può oscillare per ragioni imponderabili, talvolta casuali, tanto nelle domande quanto nelle offerte.

L’analisi dell’odierna società di massa e del ruolo che in essa assume l’opinione pubblica non può non considerare criticamente quella che ad oggi sembra essere l’unica alternativa possibile a questo stato di cose, ovvero una diffusa libertà di opinione e di coscienza, che in verità ha avuto come principale conseguenza la degradazione della nostra informazione che si è fatta talvolta strumento di diffamazione e deformazioni ideologiche, aspetto chiaramente confermato dal sondaggio di RSF citato nell’introduzione. Ciò di cui ha veramente bisogno un sistema comunicativo è un controllo esteso, capillare, omogeneo ed estraneo ad ogni ideologia degli stessi canali comunicativi, l’eterna vigilanza che Antiseri considera il prezzo della libertà. La garanzia della libertà di parola si traduce infatti al giorno d’oggi nella garanzia del diritto all’informazione, inteso come diritto di ogni individuo ad accedere a fonti di informazioni oggettive ed affidabili.

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