![]() |
Guardie sovietiche presidiano la costruzione il 13 agosto 1961 |
Cadevano
177 km di cemento armato, eretti dal regime comunista ad invalicabile confine
tra l’ideologia sovietica e l’Occidente, macchiati del sangue di oltre 200
fuggitivi, immolati per coagulare l’emigrazione di professionisti ed operai
specializzati che nel numero di 2 milioni e mezzo erano passati dalla parte
Orientale a quella Occidentale tra il 1952 e il 1961. Per diminuire questo
flusso, la notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, venne costruita una prima
barriera di filo spinato, poi rimpiazzata, nei giorni successivi, dalla prima
costruzione in muratura, migliorata, di volta in volta, nel corso dei 25 anni
successivi, da materiali sempre più resistenti (l’ultima versione, costruita
nel 1975, costò al governo della DDR oltre 16 milioni di marchi). La frontiera
era costituita da due muri paralleli, alti circa 3,5 metri, separati dalla
terrificante “striscia della morte” nella quale vennero uccise la maggior parte
delle vittime dai cecchini ai quali era stato ordinato: “Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada
via ma rimanga con noi ”. La
costruzione del Muro, nominalmente volta alla difesa contro improbabili
aggressioni “fasciste”, dal punto di vista mediatico, ebbe effetti devastanti per
l’immagine del Comunismo Sovietico (quasi quanto la repressione della rivolta
ungherese del 1956), ma permise di abbassare - non di eliminare del tutto - le “evasioni”
verso le libertà (e soprattutto il benessere) occidentali. Ben 5 mila persone
riuscirono ad oltrepassare la frontiera, con le più disparate ed ingegnose
tecniche volte ad eludere 105,5 km di fossato anticarro, 302 torri di guardia con cecchini armati, 20 bunker e una strada illuminata per il pattugliamento lunga 177 km.
![]() |
Il muro e la "striscia della morte" nel 1986 |
Nella prima fase
della costruzione, il muro, ancora molto approssimativo, venne superato o con
automobili sportive molto basse o tentando di saltare a Berlino Ovest dai
palazzi di Berlino Est dirimpetto la frontiera. In tal modo ad esempio provò a
fuggire Ida Seikmann, prima vittima del muro (22 agosto 1961), la quale, provò
a saltare dal terzo piano sul marciapiede di Berlino Ovest, per trovarvi la
morte. Se la prima vittima fu una donna – una delle otto totali –, l’ultima
risponde al nome di Winfried Freudenberg, schiantatosi l’8 marzo 1989 con un
pallone aerostatico improvvisato nel tentativo di arrivare alla parte
occidentale della capitale della DDR. Tra queste due vittime di tentativi
estremi, dettati dall’estremità stessa del muro (altri fuggiaschi escogitarono
gallerie sotterranee, velivoli ultraleggeri oppure passaggi attraverso i piloni
della corrente) molte altre ce ne furono, falciate dai colpi dei cecchini
sovietici.
Nel
ricordo di una giornata di memoria e memorie quale quella “della libertà”, come
predisposto per il 9 novembre di ogni anno dal Parlamento Italiano (legge n.61
del 15/04/2005), chiedono di essere commemorati, tra gli altri, Jörg Hartmann e Lothar Schleusener, di appena
10 e 13 anni, i quali vennero crivellati dai cecchini (in spregio ad una norma,
peraltro, che espressamente vietava di colpire i bambini) mentre tentavano di
raggiungere il papà, il quale abitava a Berlino Ovest. Altrettanto cruenta la
fine di Peter Fechter, morto dissanguato nella “striscia della morte”, dopo
essere stato lasciato in agonia, sotto lo sguardo dei media, dai soldati
orientali che lo avevano colpito (17 agosto 1962).
Croci commemorative poste laddove era ubicata la "striscia della morte" |
Dinanzi
il dramma di uomini, uccisi nel vano tentativo di riabbracciare i propri cari, mai
così toccanti e riflessive risuonano le parole pronunciate dal Presidente John
Fitzgerald Kennedy il 26 giugno 1963:
« Ci sono molte persone al
mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il
mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che
dicono che il comunismo è l'onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono
alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i
comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è
vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi
economici. Lasst sie nach Berlin kommen! Fateli venire a Berlino!
[...] Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese! nda). »