Il falso mito della cavalleria polacca



Ci siamo soffermati diverse volte sulla storia della Polonia negli ultimi decenni, sulle mistificazioni che hanno infangato la sua storia e sulle ingiustizie che hanno martoriato la sua popolazione. E tuttavia di tristi spunti per continuare a parlare della terra di Wojtyla ce ne sono purtroppo in abbondanza, e noi non ci esentiamo dall’onere di trattarli a dovere.
La corrispondenza di guerra della Seconda Guerra Mondiale che ha seguito le prime fasi della guerra e gli sviluppi del fronte fra tedeschi e polacchi ha consegnato alla storia un’immagine dei Polacchi e del loro esercito che, canonizzato dalla propaganda nazista, domina su tutti i testi di storia: la risposta all’invasione nazista viene rappresentata nella forma di uno “stupido e sterile” attacco con la cavalleria ai Panzer tedeschi. Furono proposti addirittura falsi filmati in cui comparse tedesche simulavano un improbabile attacco della cavalleria polacca contro i carri armati tedeschi: la superiorità razziale dei tedeschi sui polacchi era la logica e scontata conclusione di questa propaganda.
Dopo i primi scontri del 1° settembre 1939 nei pressi di Krojanty le perdite polacche ammontavano a circa 30 uomini su 250: nella zona giunse la corrispondenza di guerra italiana, nella persona di Indro Montanelli, che testimoniò l’incoscienza della cavalleria polacca che aveva caricato i carri armati con sciabole e lance. La verità tuttavia dista notevolmente da tutto ciò: le cariche della cavalleria polacca contro i tedeschi furono 16, di cui molte raggiunsero lo scopo prefisso di disperdere i tedeschi.
Quella del 1° settembre non fu contro i carri armati, in quanto questi ultimi giunsero molto dopo la fine degli scontri: gli ulani - i cavalieri polacchi - si allontanarono proprio al fine di evitare l’impari confronto. Nemmeno le successive 15 cariche furono rivolte contro i Panzer: russi e tedeschi, durante e dopo il conflitto, pubblicizzarono una diversa versione dei fatti per i propri interessi, chi per stigmatizzare l’incompetenza della classe dirigente polacca che aveva tento di annientare, chi per dimostrare al mondo la propria superiorità tecnologica.

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